Crotone, assolta l’attivista curda Maysoon Majidi accusata di essere una scafista: “Non ha commesso il fatto”
Prima la lettura della sentenza e poi un applauso e un lungo abbraccio: si chiude così l’incubo della regista e attivista costretta a lasciare l’Iran nel 2019 dopo aver partecipato alle proteste contro il regime dove sono morte oltre 1.500 persone L'articolo Crotone, assolta l’attivista curda Maysoon Majidi accusata di essere una scafista: “Non ha commesso il fatto” proviene da Il Fatto Quotidiano.
“Credevo di essere arrivata in un Paese di libertà e diritti, invece sono stata arrestata senza capire il perché”. Maysoon Majidi ha pronunciato questa frase il 4 novembre scorso quando, dopo essere stata scarcerata, l’europarlamentare di Alleanza Verdi Sinistra e sindaco di Riace Mimmo Lucano le ha conferito la cittadinanza onoraria nel paesino della Locride. A distanza di tre mesi da quella cerimonia, oggi il Tribunale di Crotone, presieduto dal giudice Edoardo D’Ambrosio, rimette le cose a posto e le dà ragione: è stata assolta “per non aver commesso il fatto” l’attivista curdo-iraniana di 28 anni arrestata a gennaio 2024 dalla Guardia di finanza con l’accusa di essere la scafista di una imbarcazione con 77 migranti sbarcati a Crotone il 31 dicembre 2023.
Dieci medi di carcere che nessuno restituirà mai a Maysoon, oggi in aula al fianco del suo avvocato Giancarlo Liberati per assistere alla discussione del processo. Prima la lettura della sentenza e poi un applauso e un lungo abbraccio: si chiude così l’incubo della regista e attivista costretta a lasciare l’Iran nel 2019 dopo aver partecipato alle proteste contro il regime dove sono morte oltre 1.500 persone. Era scappata nel Kurdistan iracheno continuando il suo attivismo per le donne curde e iraniane, ma ha dovuto lasciare anche l’Iraq perché pure lì perseguitata. Per questo motivo, nel dicembre 2023, Maysoon Majidi si era imbarcata per raggiungere l’Europa. Arrivata a Crotone è stata arrestata in seguito alle dichiarazioni di due migranti. Due testimoni che oggi vivono all’estero e che la polizia giudiziaria non è mai riuscita a rintracciare.
Se per la Procura di Crotone quei due testimoni sono stati sempre irreperibili, non lo sono stati per gli inviati della trasmissione televisiva “Le Iene” che li hanno facilmente contattati e intervistati. A loro i due migranti hanno riferito di non aver mai accusato Maysoon Majidi. Quest’ultima ha sempre respinto le accuse raccontando di essere rimasta sottocoperta durante il viaggio e di aver chiesto, per un malore, di salire sul ponte della barca dove ha litigato con un’altra donna che, prima di partire, aveva preso i cellulari ai migranti.
Versione confermata anche da alcuni testimoni della difesa, compreso il capitano turco della barca Akturk Ufuk, detenuto a Crotone perché condannato lo scorso novembre a 8 anni e 4 mesi di carcere. In aula ha testimoniato anche il fratello della giovane attivista Razhan Majidi e altri tre migranti. Tutti hanno affrontato la traversata con Maysoon e tutti hanno confermato che la giovane donna non ha svolto la mansione di scafista come, invece, ha sostenuto fino all’ultimo il pm della Procura di Crotone Rosaria Multari che ha chiesto la condanna dell’attivista curdo-iraniana a 2 anni e 4 mesi di reclusione.
Una richiesta contestata oggi dall’avvocato Giancarlo Liberati che, nella breve arringa, ha ripercorso la vicenda dimostrando l’insussistenza dell’accusa di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Il legale ha ribadito che la sua assistita “era stata vittima dei trafficanti di uomini, senza avere con loro alcun rapporto di complicità”.
Il legale si sarebbe aspettato “una presa d’atto dell’incongruenza dell’impianto accusatorio e una richiesta di assoluzione da parte della pubblica accusa che, invece, continuando a sostenere l’insostenibile, ha chiesto una condanna, pur mite, di due anni e quattro mesi che non faceva giustizia a Maysoon. La mia arringa oggi è stata breve, perché non avevo nulla da difendere”.
Maysoon, in sostanza, non è mai stata una scafista sulla rotta dalla Turchia all’Italia. Lo aveva ripetuto più volte quando era detenuta nel carcere di Castrovillari e in quello di Reggio Calabria dove l’attivista curdo-iraniana ha intrapreso pure uno sciopero della fame per protestare contro la sua reclusione. Da lì, Maysoon Majidi aveva scritto addirittura una lettera al presidente della Repubblica Sergio Mattarella: “Il mio arresto e la mia detenzione – erano state le sue parole al Capo dello Stato – credo siano non solo un’ingiustizia, ma un’ombra sulla tutela di quei diritti umani che l’Italia ha sempre affermato. Sono venuta in Europa con la speranza di trovare una nuova casa e una nuova vita in una Nazione in cui diritti umani, libertà e dignità dell’individuo hanno valore”.
La lettera fu spedita a luglio. Solo a ottobre il Tribunale di Crotone ha accolto l’istanza di scarcerazione presentata dal legale dell’imputata per la quale il pm oggi ha chiesto non solo la condanna detentiva, ma anche il pagamento di una multa di un milione e 125mila euro. Soldi che l’attivista curdo-iraniana non dovrà pagare. Anzi, se la sentenza dovesse diventare definitiva, Maysoon Majidi dovrà essere risarcita dallo Stato italiano per essere stata tenuta in carcere, da innocente, per 10 mesi. Ma di questo, nessuno si lamenterà mai dalle parti del governo guidato da Giorgia Meloni.
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