Chi ha spento le Tv giapponesi?
I marchi di televisori presenti nei nostri salotti come Toshiba, Hitachi e Mitsubishi sono stati sostituiti da Lg, Samsung e impronunciabili nomi cinesi. Ora a traballare è Panasonic: dopo aver dominato il settore per decenni, le Tv giapponesi si stanno spegnendo.
I marchi di televisori presenti nei nostri salotti come Toshiba, Hitachi e Mitsubishi sono stati sostituiti da Lg, Samsung e impronunciabili nomi cinesi. Ora a traballare è Panasonic: dopo aver dominato il settore per decenni, le Tv giapponesi si stanno spegnendo
Era il marzo 2018, un’era fa – ante Covid – soprattutto se si parla di tecnologia. Eppure le prime avvisaglie di un terremoto che di lì a poco avrebbe risucchiato un intero settore, in una terra sismica come quella nipponica, già c’erano: la giapponese Toshiba Visual Solutions Corporation (Tvs) diventava ufficialmente parte della cinese Hisense Group che, sborsando “appena” 100 milioni di dollari, rilevava il 95 per cento del capitale dello storico marchio di tv giapponesi. Una notizia da prima pagina, data l’importanza mondiale del Giappone nel settore tecnologico.
UNA CRISI CHE VIENE DA LONTANO
Perché se si chiedesse, a chi oggi si invola verso i 40, di pensare alla tecnologia che viene dal Paese del Sol levante, le risposte sarebbero le solite tanto è radicato il mito di un Giappone hi-tech: le macchine fotografiche ultra compatte (oggi sostituite dagli smartphone, settore nelle mani di player cinesi, coreani e americani), i videoregistratori e i loro eredi (Sony ha annunciato che a febbraio 2025 cesserà la produzione di supporti Blu-ray), i primi orologini hi-tech (anche qui il comparto smartwatch è presidiato dalle Big dei cellulari) e ovviamente le TV giapponesi. Che in silenzio sono state spente, sostituite da modelli sudcoreani come Samsung e Lg o da innumerevoli marchi cinesi, come Hisense o Tcl.
CHE FINE HANNO FATTO LE TV GIAPPONESI?
Hitachi, altro marchio presente in milioni di salotti e cucine, aveva esternalizzato la produzione dei televisori fin dal 2011 (lo stesso anno in cui gettava la spugna l’olandese Philips cedendo il 70 percento della divisione TV a Tpv, un’azienda specializzata in monitor con sede a Hong Kong), in scia a un’altra nipponica che tutti conoscevano: Pioneer.
Chi ha resistito lo ha fatto come Mitsubishi Electric, ovvero provando ad arroccarsi su mercati di nicchia: nel caso di specie prima era cessata la produzione di pannelli Lcd per concentrarsi esclusivamente sulle tecnologie a retroproiezione Dlp e Laservue con diagonali dai 73 pollici in su (era il 2011, di lì a un anno ci sarebbe stato l’addio anche ai tv a retroproiezione, salutati con una laconica dichiarazione: “Non è più possibile sostenere il nostro business”), quindi focalizzando energie e attenzioni sul settore degli schermi commerciali.
GLI ULTIMI SAMURAI?
Oggi resistono Sony, Sharp e Panasonic, le sole tre grandi aziende nipponiche ancora in piedi nonostante lo tsunami che ha spazzato via tutti gli altri produttori del Sol Levante.
Ma Panasonic ha appena ammesso di non essere in salute, anzi. Il presidente Yuki Kusumi ha parlato della necessità di intraprendere “misure drastiche” per uscire da una situazione aziendale dominata dall’incertezza.
LA CRISI DI PANASONIC
Le previsioni relative agli utili per l’anno fiscale corrente che terminerà a marzo settano le vendite a 53,5 miliardi di dollari, in calo del 2% rispetto al 2023. Ma sono soprattutto le prospettive future ad allarmare il colosso delle tv giapponesi. Per questo procederà con il ritiro da alcuni mercati, il trasferimento degli asset ad altri proprietari, frenando al contempo la propria produzione. Inoltre, Panasonic Holdings ha annunciato che incoraggerà i dipendenti al pensionamento anticipato entro l’anno fiscale 2025.
Nello sviluppo dei televisori, Panasonic non si è forse mai ripresa del tutto dai forti investimenti effettuati anni fa sui modelli al plasma, tecnologia che si è rivelata soccombente rispetto agli Lcd. L’azienda nipponica vi aveva concentrato i propri sforzi fino al 2014. Recuperando gli articoli dell’epoca si scopre come la sua divisione tv avesse registrato una perdita operativa di 913 milioni di dollari nell’anno finanziario immediatamente precedente a questa decisione. E ora? Si cercano partner o compratori, o i giapponesi spegneranno un’altra tv.