Trump sospende i dazi sul Messico per un mese mentre si complica la partita internazionale sul gas
I dazi si sono trasformati da minaccia più volte annunciata a realtà concreta. Una realtà che ora l’Unione Europea starebbe cercando di arginare in qualche modo, non escluso con un possibile acquisto di gas e petrolio statunitensi. I primi a farne le spese sono stati i vicini di casa della federazione a stelle e strisce, Messico e Canada, con un aumento del 25% sulle merci in entrata (ma per gli energetici il Canada se la caverebbe solo con il 10% come confermato da funzionari della Casa Bianca) e la Cina che dovrebbe scontare tariffe commerciali non superiori al 10%. Una scelta che è stata presa, per Messico e Canada, a causa degli scarsi controlli sul commercio di Fenanty e sui flussi anti-immigrazione. Per quanto riguarda Pechino, invece, è lunga la lista dei motivi di attrito con Washitgton: si va dalla concorrenza sleale per le aziende fino alla produzione di Fenantyl (i precursori chimici per la produzione del potente analgesico sarebbero acquistati da industrie chimiche cinesi) che, proprio attraverso Messico e Canada, giungerebbe su territorio statunitense. Economia 3 Febbraio 2025 Le scorte di gas Ue in calo sotto al 55%. Aumentano i prezzi. Pichetto: “se continua così dovremo intervenire” “Serve integrare produzioni con nuovo nucleare" 3 Febbraio 2025 gas pichetto prezzi gas Guarda ora Una strategia, quindi, adottata più che altro come minaccia e che, come molte minacce, è riuscita nell’intento. Infatti la presidente messicana Claudia Sheinbaum ha accettato di inviare 10.000 soldati al confine e, parallelamente, Trump ha sospeso per un mese i dazi imposti. Ma gli strali del tycoon non risparmiano nemmeno l’Unione Europea che, adesso, potrebbe adottare misure cautelative comuni come sottolineato il commissario Ue all’Economia Valdis Dombrovskis. Misure che potrebbero prevedere un aumento degli acquisti di gas naturale liquefatto come contropartita per evitare i dazi. Una conferma arriverebbe anche dall’analisi dei traffici e delle importazioni marittime che, complici il conflitto in Ucraina, vedono la Russia cedere posizioni nella classifica dei fornitori, anche se Trump non ha escluso accordi con i singoli Stati del Vecchio Continente. Attualita' 3 Febbraio 2025 Urso su Trump: “una guerra commerciale sarebbe devastante per tutti” "Necessaria una politica di confronto con gli Stati Uniti per comprenderne le ragioni e trovare le soluzioni. Presto sarà finalizzata… 3 Febbraio 2025 dazi trump ex ilva urso Guarda ora
I dazi si sono trasformati da minaccia più volte annunciata a realtà concreta. Una realtà che ora l’Unione Europea starebbe cercando di arginare in qualche modo, non escluso con un possibile acquisto di gas e petrolio statunitensi.
I primi a farne le spese sono stati i vicini di casa della federazione a stelle e strisce, Messico e Canada, con un aumento del 25% sulle merci in entrata (ma per gli energetici il Canada se la caverebbe solo con il 10% come confermato da funzionari della Casa Bianca) e la Cina che dovrebbe scontare tariffe commerciali non superiori al 10%. Una scelta che è stata presa, per Messico e Canada, a causa degli scarsi controlli sul commercio di Fenanty e sui flussi anti-immigrazione. Per quanto riguarda Pechino, invece, è lunga la lista dei motivi di attrito con Washitgton: si va dalla concorrenza sleale per le aziende fino alla produzione di Fenantyl (i precursori chimici per la produzione del potente analgesico sarebbero acquistati da industrie chimiche cinesi) che, proprio attraverso Messico e Canada, giungerebbe su territorio statunitense.
Una strategia, quindi, adottata più che altro come minaccia e che, come molte minacce, è riuscita nell’intento. Infatti la presidente messicana Claudia Sheinbaum ha accettato di inviare 10.000 soldati al confine e, parallelamente, Trump ha sospeso per un mese i dazi imposti.
Ma gli strali del tycoon non risparmiano nemmeno l’Unione Europea che, adesso, potrebbe adottare misure cautelative comuni come sottolineato il commissario Ue all’Economia Valdis Dombrovskis. Misure che potrebbero prevedere un aumento degli acquisti di gas naturale liquefatto come contropartita per evitare i dazi. Una conferma arriverebbe anche dall’analisi dei traffici e delle importazioni marittime che, complici il conflitto in Ucraina, vedono la Russia cedere posizioni nella classifica dei fornitori, anche se Trump non ha escluso accordi con i singoli Stati del Vecchio Continente.
Stime di Wood McKenzie parlano di un potenziale aumento degli acquisti europei di gas naturale liquefatto americano che nel prossimo quinquennio potrebbero toccare il 30% nonostante risulti più costoso. Tra le voci che incidono maggiormente sul prezzo finale oltre ai trasporti, anche i costi di lavorazione che porta gli iniziali 13 € MWh ai 25 € Mwh finali.
Ma anche i consumatori statunitensi potrebbero trovarsi a dover pagare prezzi più alti alla pompa di benzina a causa della decisione di applicare tariffe sul petrolio canadese e messicano. A lanciare l’allarme sono i diretti interessati attraverso l’appello lanciato dall’associazione American Fuel and Petrochemical Manufacturers, che rappresenta le aziende di raffinazione statunitensi. L’ente, infatti, ha comunicato di sperare in una revoca dei dazi in tempo utile per evitare che i consumatori statunitensi possano risentire degli aumenti voluti dalla Casa Bianca.
Infatti il protezionismo di Trump con misure concepite per sostenere le imprese statunitensi, avranno conseguenze sulla lotta all’inflazione. Questo perché i circa 4 milioni di barili al giorno di petrolio canadese vengono lavorati per il 70% da raffinerie nel Midwest. Il tutto senza contare i 450.000 barili al giorno di petrolio messicano le cui raffinerie sono dislocate in maggioranza lungo il golfo del Messico (o d’America se si preferisce). Ma in questo caso, grazie alla possibilità di ottenere la materia prima via mare, si pensa ad una maggiore facilità di sostituzione del petrolio messicano cosa che, invece, le raffinerie che si occupano del petrolio canadese, potrebbero non essere in gradi di fare. In altre parole il Canada non sembra avere altre possibilità che collaborare con le raffinerie del Midwest USA e queste ultime con i rifornimenti dal Canada. Nelle stazioni di servizio del Midwest, invece, la speranza è che l’effetto dei dazi possa essere ritardato dai ritmi elevati di produzione passata e dagli alti livelli di scorte di petrolio accumulati.
Il risultato finale, però, non cambia. Che si tratti di petrolio canadese o messicano le tariffe su queste importazioni comportano costi più elevati per la produzione di carburanti finiti come la benzina, costi che molto probabilmente saranno trasferiti ai consumatori statunitensi. La conferma arriva direttamente dalle aziende coinvolte nel mercato all’ingrosso che hanno giustificato la decisione anche a causa del fatto che l’impennata dei margini del carburante post-Covid si è esaurita a causa dell’eccesso di offerta e dell’indebolimento della crescita della domanda.
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