Prezzi alle stelle? In Croazia le persone rispondono boicottando i supermercati

Negli ultimi giorni la Croazia è stata il centro di una protesta senza precedenti: i cittadini hanno deciso di boicottare supermercati, negozi e stazioni di servizio per protestare contro l’aumento vertiginoso dei prezzi. Il 24 gennaio, il numero di scontrini emessi è crollato del 43% rispetto alla settimana precedente, mentre la spesa totale è diminuita...

Feb 7, 2025 - 13:14
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Prezzi alle stelle? In Croazia le persone rispondono boicottando i supermercati

Negli ultimi giorni la Croazia è stata il centro di una protesta senza precedenti: i cittadini hanno deciso di boicottare supermercati, negozi e stazioni di servizio per protestare contro l’aumento vertiginoso dei prezzi. Il 24 gennaio, il numero di scontrini emessi è crollato del 43% rispetto alla settimana precedente, mentre la spesa totale è diminuita del 53%.

L’iniziativa, promossa dall’associazione per i consumatori “Halo, Inspektore” e diffusa sui social, ha riscosso un enorme successo. L’aumento del costo della vita è un problema sentito in tutto lo Stato: negli ultimi tre anni, il prezzo degli alimenti in Croazia è aumentato del 34%, con alcuni prodotti di base che hanno addirittura raddoppiato il loro prezzo. A dicembre, il Paese registrava uno dei tassi di inflazione più alti dell’Unione Europea (4,5%), il più elevato tra quelli che adottano l’euro.

Il boicottaggio ha ricevuto sostegno trasversale, coinvolgendo sindacati, associazioni dei consumatori e persino il Ministro dell’Economia Marko Primorac, che ha dichiarato di non aver fatto la spesa quel giorno come segno di adesione alla protesta. L’impatto è stato immediato: il governo ha annunciato l’introduzione di nuovi tetti ai prezzi per una settantina di prodotti essenziali, tra cui pane, farina, pasta e biscotti secchi.

Il contagio nei Balcani

Sulla scia del successo croato, il movimento si è rapidamente diffuso nei Paesi vicini. Il 31 gennaio, Serbia, Bosnia-Erzegovina, Montenegro e Slovenia hanno organizzato proteste simili, con un’adesione significativa. In Montenegro, le principali catene di supermercati hanno registrato un calo del 56,1% degli incassi, mentre negli altri Paesi si è notato un netto calo del numero di clienti nei negozi. Anche in Romania, il politico di estrema destra Calin Georgescu ha invitato i cittadini a boicottare i supermercati il 10 febbraio, come forma di protesta contro il carovita.

Il boicottaggio continua

Ma in Croazia la protesta non si è fermata al 24 gennaio. Il movimento “Halo, Inspektore” ha lanciato un secondo boicottaggio, denominato “Veliki Bojkot”, che ha coinvolto alcune grandi catene di supermercati e prodotti specifici, tra cui Coca-Cola e detergenti. Questa volta, il boicottaggio è durato più giorni, fino al 5 febbraio, con l’obiettivo di aumentare la pressione sulle aziende e sul governo.

A supportare la protesta sono intervenute anche alcune cassiere, che hanno deciso di rallentare volontariamente le operazioni di pagamento in segno di solidarietà. Sui social, molti cittadini hanno condiviso messaggi di sostegno, sottolineando come il costo della vita sia diventato insostenibile per molte famiglie.

Prime conseguenze

Di fronte alla crescente mobilitazione, il governo croato ha deciso di intervenire. Dopo un incontro con i rappresentanti del settore commerciale, è stato annunciato un nuovo elenco di prodotti a prezzo calmierato, che si aggiunge a quello già introdotto nel 2023 per beni essenziali come latte, olio, yogurt e carne di maiale.

Nel frattempo, in Serbia, l’organizzazione Efektiva ha avviato una campagna simile, denunciando il fatto che molti prodotti serbi costano di più in patria che all’estero. Anche in Bosnia-Erzegovina, il ministro del Commercio Amir Hasičević ha sostenuto il diritto dei cittadini a prezzi equi, difendendo il boicottaggio come una forma di protesta legittima. Insomma, i Balcani si stanno mobilitando.

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Fonte: Dalmacija Danas

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