Perché il vino italiano è a rischio a causa dei dazi di Trump
I dazi USA sul vino italiano potrebbero costare fino a 330 milioni di euro, riducendo l’export e mettendo a rischio produttori e mercato negli Stati Uniti.
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L’industria del vino italiana, uno dei pilastri del made in Italy, si trova nuovamente sotto minaccia: il presidente degli Stati Uniti Donald Trump si è detto pronto a introdurre nuovi dazi sui prodotti agroalimentari europei. Secondo l’Osservatorio Uiv, se il piano di tassazione sulla merce estera dovesse passare così come presentato, l’eventuale imposizione di dazi del 20% sui vini fermi e del 10% sugli spumanti potrebbe costare all’Italia fino a 330 milioni di euro di perdite nel solo mercato statunitense.
Il peso dei dazi sul vino e il rischio economico per l’Italia
Il mercato americano rappresenta il principale sbocco per l’export vinicolo italiano, con un valore che nel 2024 ha superato i 1,9 miliardi di euro. L’introduzione dei dazi abbatterebbe le vendite tra il 13% e il 17%, riportando il valore dell’export sotto 1,7 miliardi di euro, ovvero ai livelli pre-pandemia.
Come ha spiegato inoltre Lamberto Frescobaldi, presidente dell’Unione Italiana Vini (Uiv), l’impatto non sarà solo sulle aziende: “Il mercato non può sostenere questo extra-onere, quindi gran parte del costo ricadrà sui produttori. Inoltre, i consumatori finali dovranno fare i conti con un’inflazione crescente.”
Tutto questo, inoltre, avviene in uno scenario in cui le vendite di vino italiano negli Stati Uniti sono già in calo. Secondo i dati Sipsource, tra il 2023 e il 2024 il mercato ha registrato una flessione del 4,4% nei canali retail e horeca, con un andamento generale del settore ancora peggiore (-7,2%). I vini fermi, sia bianchi che rossi, segnano un -6,4%, mentre gli spumanti italiani resistono con un +1,5%, trainati dal successo del Prosecco.
Anche nella grande distribuzione, la performance è negativa: nel 2024 il volume delle vendite è sceso del 4,2%, mentre il valore complessivo è diminuito del 2,5%, fermandosi a 2,6 miliardi di euro. Tra le denominazioni in calo spiccano Pinot Grigio delle Venezie (-7%) e Lambrusco (-6%). Anche il Prosecco, che nel corso dell’anno non è crollato (registrando un +1%) nelle vendite, di fatto, nell’ultimo trimestre ha comunque perso il 4%. Trattandosi di uno dei prodotti di punta dell’export italiano, il suo andamento in negativo a chiusura dell’anno è di certo preoccupante.
Il ruolo di Giorgia Meloni
C’è chi ipotizza che Giorgia Meloni possa ottenere un trattamento di favore da Donald Trump, in virtù del buon rapporto tra i due (era l’unica leader dell’UE presente alla cerimonia di insediamento) Tuttavia, bisogna anche dire che la strategia commerciale del neo presidente USA sembra non fare distinzioni tra gli alleati.
Di fatto, l’industria vinicola italiana non può permettersi di perdere il mercato americano, che è uno dei Paesi di riferimento per l’Italia quando si parla di export. Per questo motivo, a prescindere dalle decisioni prese, gli operatori del settore dovranno valutare strategie per mitigare l’impatto dei dazi.
Nonostante i dati sull’export nei primi undici mesi del 2024 registrano una crescita del 7%, l’Uiv avverte che si tratta di un effetto temporaneo dovuto all’impennata delle vendite di novembre (+41% per gli spumanti). In previsione dell’introduzione dei dazi, infatti, anche se a dicembre si è segnato un nuovo record (con l’export totale che ha sfiorato i 1,9 miliardi di euro) questa crescita è destinata a svanire nel 2025 se le tariffe entreranno in vigore.