Mining di Bitcoin: dati contrastanti a gennaio
Una casualità ha generato un periodo di apparente smarrimento, che ora però sembra essersi risolto.
A gennaio 2025, la difficulty del mining di Bitcoin ha raggiunto i massimi storici.
D’altro canto però la crescita dell’hashrate si è fermata. A febbraio però si sta riprendendo.
Tutto ciò rivela che gennaio è stato un mese dai dati contrastanti, per quanto riguarda il mining di Bitcoin, mentre febbraio è iniziato con una sorta di ritorno alla normalità.
Bitcoin mining: il livello di hashrate attuale
Le variazioni dell’hashrate sono quelle che generano come conseguenza le variazioni della difficulty. Pertanto occorre iniziare da qui.
Prendendo in considerazione la media mobile a sette giorni dell’hashrate quotidiano, si scopre che durante i primi giorni di gennaio erano stati toccati i nuovi massimi storici, sopra gli 820 Eh/s.
A partire però dal 7 gennaio c’è stato un netto calo.
Va ricordato che l’hashrate dipende in buona parte anche dal prezzo di Bitcoin sui mercati crypto, perchè tutti gli incassi dei miner avvengono in BTC.
Proprio il 7 gennaio, non a caso, il prezzo di BTC scese di colpo da 101.000$ a 97.000$, per poi proseguire il calo il giorno successivo fino a 91.000$.
Il 13 gennaio poi toccò il picco minimo di prezzo da quando a metà dicembre salì per la prima volta sopra i 108.000$, scendendo anche sotto i 90.000$ per un breve momento.
A quel punto, nel giro di soli sei giorni l’hashrate medio settimanale era sceso da più di 820 Eh/s a meno di 780.
Da notare che l’hashrate settimanale medio inferiore da metà dicembre in poi è stato di poco superiore a 770 Eh/s, e che il calo di metà gennaio è proseguito fino al 27 del mese, quando toccò per l’appunto i 770 Eh/s.
Tale dinamica però non è stata influenzata solo dalla discesa del prezzo di metà mese.
La difficulty del mining di Bitcoin
La difficoltà del mining di Bitcoin varia in automatico ogni circa due settimane. Serve per mantenere il block-time sempre più o meno attorno ai 10 minuti, ed aumenta quando aumenta l’hashrate, e viceversa.
Pertanto non c’è da stupirsi se da metà di ottobre fino a metà gennaio non abbia fatto altro che crescere, fino a toccare il nuovo massimo storico sopra i 110 T.
Tuttavia in particolare l’aumento del 12 gennaio è risultato essere eccessivo, alla luce di ciò che stava accadendo all’hashrate, ed è per questo che in seguito a quell’aumento l’hashrate è ulteriormente sceso.
Il fatto è che quando aumenta la difficulty aumentano anche i costi del mining, ed un aumento del costo del mining proprio dopo che il prezzo di BTC era sceso ha costretto diversi miner a spegnere le macchine meno efficienti.
Ciò ha causato un ulteriore calo dell’hashrate, fino al picco minimo di fine gennaio.
Ovviamente però, dopo due settimane, la difficulty poi è scesa, automaticamente, dato che era evidentemente troppo alta.
Questo calo della difficulty è avvenuto proprio il 27 gennaio, ed è stato abbastanza significativo, anche se non da record. Quindi non è un caso che proprio a partire dal 28 gennaio l’hashrate medio abbia iniziato a risalire.
I dati di Febbraio
Grazie alla discesa della difficulty di fine gennaio, ed a un prezzo di Bitcoin che in quei giorni si era riportato anche sopra i 105.000$, l’hashrate è tornato a crescere.
Infatti la media mobile a sette giorni ha finito per far registrare un nuovo massimo storico, ieri, oltre quota 840 Eh/s.
Nel frattempo però il prezzo di BTC è di nuovo sceso sotto i 100.000$, quindi oggi l’hashrate è in calo, e tale calo potrebbe continuare anche nei prossimi giorni.
Occorre precisare, qualora ve ne sia ancora bisogno, che le variazioni dell’hashrate del mining di Bitcoin non incidono sul prezzo di BTC, e che invece al contrario è il prezzo di BTC che incide sulla variazione dell’hashrate.
L’impatto sul prezzo di Bitcoin
Tali dinamiche però possono anche avere qualche impatto sul prezzo di BTC, di tanto in tanto.
In particolare il punto chiave da questo punto di vista sono le vendite di BTC da parte dei miner.
Ormai da quasi un anno i miner incassano 3,125 BTC per ogni blocco minato, e con un blocco minato ogni circa 10 minuti, l’incasso complessivo è di 450 BTC al giorno, pari a circa 44 milioni di dollari.
Visto che il volume giornaliero di Bitcoin spot scambiato complessivamente sui mercati crypto è superiore ai 60 miliardi di dollari, i 44 milioni derivanti dalle ipotetiche vendite dei miner non sono granchè.
Va però ricordato che spesso i miner cercano di non vendere tutti i Bitcoin che incassano, creandosi così degli accumuli per poter vendere i BTC quando il prezzo è più alto. Ciò di fatto incide pochissimo sul prezzo di Bitcoin.
Se però i miner attraversano un periodo di forte difficoltà, potrebbero essere costretti a vendere i BTC accumulati nel tempo anche a prezzi bassi, e questo potrebbe incidere negativamente sul mercato, soprattutto in momenti in cui l’andamento del prezzo di Bitcoin attraversa già per altri motivi un momento di difficoltà.
In questo periodo però non sembra che ciò stia avvenendo.