L’oro sempre più rifugio dai dazi di Trump
I timori di una guerra commerciale spingono gli investitori a rivolgersi al bene rifugio per eccellenza e diversi analisti prevedono il proseguimento del rally delle sue quotazioni.
L’oro continua a rafforzarsi a causa delle incertezze geopolitiche e le sue quotazioni continuano a viaggiare vicino ai massimi storici.
Oggi il prezzo spot della materia prima gialla supera i 2.814 dollari, oltre il record storico toccato venerdì, mentre il future con scadenza ad aprile 2025 viaggia sopra quota 2.853 dollari l’oncia, rispetto ai massimi di 2.860 dollari di fine settimana scorsa.
L’oro trova supporto nelle crescenti preoccupazioni per le politiche protezionistiche di Donald Trump che vedranno domani entrare in vigore i dazi del 25% sulle importazioni da Canada e Messico, limitando così l’appetito degli investitori per gli asset rischiosi che si rivolgono al bene rifugio d’eccellenza.
Attenzione alla forza del dollaro statunitense, in forte rialzo in queste ore e ai massimi di due anni nei confronti dell’euro, elemento che potrebbe spingere la Federal Reserve a mantenere la sua politica monetaria restrittiva a causa dell’aumento dei prezzi.
Il timore di una guerra tariffaria è uno dei grandi rischi per i titoli azionari segnalati dalle società di investimento Kutxabank da quando a novembre si è confermata la vittoria elettorale di Donald Trump. Al contrario, può essere uno stimolo per l'arrivo di nuovi investimenti in un asset rifugio come l'oro, come suggerisce Julius Baer quando indica la possibilità che i portafogli si orientino verso "asset meno suscettibili alle sanzioni degli USA".
“È chiaro che in una situazione di incertezza e tensioni commerciali, molti investitori si rivolgano all’oro, considerandolo il principale bene rifugio”, spiega Filippo Diodovich, analista di IG Italia, secondo il quale a incidere sono “non sono soltanto i dazi di Trump, ma anche i rapporti sempre più tesi tra vari paesi”.
Inoltre, molte banche centrali stanno diversificando e aumentando le proprie riserve auree, ricorda lo strategist. Oltre all’India, la Turchia e la Polonia, anche la Cina ha iniziato ad acquistare oro in maniera importante. “Tutto questo porta chiaramente il lingotto a salire notevolmente”, afferma Diodovich. “Mi aspetto tra l’altro anche una risalita dell’argento. I metalli preziosi potrebbero essere molto interessanti come tema di investimento nel corso del 2025”, aggiunge.
L'irruzione di DeepSeek, oltre a mettere in scacco il boom borsistico legato all'IA, ravviva una battaglia tecnologica tra Cina e Stati Uniti che può tradursi in nuove rappresaglie commerciali tra le due maggiori potenze mondiali. Con questo contesto di fondo, gli analisti di XTB sottolineano che "i timori del mercato sui dazi generalizzati stanno spingendo la domanda di oro come copertura contro l'instabilità economica".
Il rally dell’oro “potrebbe continuare finché persiste l’incertezza nei mercati”, prevede Nitesh Shah, strategist delle materie prime di WisdomTree: “gran parte dell’incertezza attuale deriva dal non sapere se e come verranno applicati i dazi”.
“Nonostante le dichiarazioni di Jerome Powell, che suggeriscono che i tassi potrebbero rimanere elevati più a lungo a causa dei rischi inflazionistici persistenti e di un mercato del lavoro robusto, secondo Ricardo Evangelista, Market Analyst di ActivTrades, l’attrattiva dell’oro come bene rifugio è più forte della minaccia di tassi d’interesse più alti. “Questo contesto è favorevole all’oro, che non genera rendimenti, ma continua ad attirare flussi di investimento da parte di coloro che cercano protezione in un periodo di incertezza economica”, ha aggiunto.
Per Goldman Sachs il metallo prezioso rimane la sua maggiore scommessa rialzista tra le materie prime, prevedendo un prezzo di 3.000 dollari l'oncia nel secondo trimestre del 2026. In poco più di un anno, se si avverassero le stime di Goldman, l'oro accumulerebbe un altro 7% aggiuntivo di rivalutazione.
Roberto Scholtes, di Singular Bank, non modifica la sua scommessa sul metallo prezioso e riporta che "continuiamo a raccomandare di avere strutturalmente oro, non tanto per proteggersi da questa inflazione moderata, ma perché beneficia del processo di de-dollarizzazione delle riserve valutarie dei paesi emergenti. Con questo contesto favorevole, resta da vedere se l'oro prolungherà i suoi rialzi e manterrà viva la sfida, in termini di redditività, a un asset meno difensivo come la Borsa”.