L’impatto del debito elevato sull’infanzia

Il mondo sta affrontando una nuova e sempre più intensa era di crisi per i bambini. Oltre al cambiamento climatico, i conflitti e l’instabilità economica, una piaga che persiste riguarda la questione del debito. Nel nuovo rapporto Global Outlook 2025, presentato dal Centro studi globale dell’UNICEF Innocenti emerge l’enorme impatto che questo ha sul mondo dell’infanzia. L’alto costo per il servizio del debito riduce infatti drasticamente gli investimenti in settori essenziali come istruzione, sanità e protezione sociale. A pagare il prezzo sono più di tutti i bambini: in primo luogo nel presente, poiché la mancanza di risorse compromette la capacità degli Stati di erogare servizi sociali di base alle famiglie, e nel lungo periodo, in quanto i bambini saranno domani gli adulti che dovranno sobbarcarsi il pesante onere del rimborso. Nel 2024 i Paesi a basso e medio reddito hanno destinato il 14% della propria spesa al rimborso dei soli interessi sul debito, il doppio rispetto a 15 anni fa. E nel 2025 il costo complessivo del servizio del debito arriverà ad assorbire il 47% dei bilanci. Tutto questo comporta che i governi sacrifichino sistemi pubblici essenziali per soddisfare le obbligazioni debitorie. Sul tema abbiamo interpellato Melvin Breton Guerrero, membro del team Foresight di UNICEF Innocenti – Global Office of Research and Foresight di Firenze, in occasione dell’uscita del Prospects for Children 2025: Building Resilient Systems for Children’s Futures, ultima edizione del Global Outlook. Guardiamo i numeri. A quanto ammonta il debito globale e dei Paesi in via di sviluppo? «Il debito pubblico globale ha raggiunto i 97 mila miliardi di dollari nel 2023, quasi raddoppiando dal 2010, il che è preoccupante, ma ancora più preoccupante è il fatto che anche la quota del debito dei Paesi in via di sviluppo è raddoppiata, passando da circa il 15% nel 2010 al 30% nel 2023.  I Paesi in via di sviluppo sono meno attrezzati per gestire un debito così elevato». Nel mondo, circa 400 milioni di bambini vivono in Paesi gravemente indebitati, ma da dove proviene il debito? «In generale, si tratta di un misto di prestiti multilaterali, bilaterali e commerciali. I governi contraggono prestiti da altri Governi e da organizzazioni internazionali ed emettono obbligazioni sovrane sui mercati finanziari internazionali che possono essere acquistate da enti pubblici e privati.  Per i Paesi in via di sviluppo, nel 2022 i creditori privati detenevano circa il 60% del loro debito». foto shutterstock Qual è l’impatto del debito sull’infanzia? «I gravi oneri del debito sottopongono i Paesi con risorse già limitate a un’ulteriore pressione fiscale. In molti casi, ciò significa dare priorità al rimborso del debito rispetto ad altre spese, come l’istruzione, la salute e la protezione sociale. La riduzione della spesa per la salute e l’istruzione si traduce in un minore accesso e/o in una minore qualità dei servizi per i bambini e non solo rappresenta una violazione dei loro diritti, ma compromette anche il loro sviluppo e le loro prospettive future. All’estremo, le situazioni di sofferenza del debito possono degenerare in crisi macroeconomiche, che danneggiano i bambini attraverso meccanismi come l’inflazione e la disoccupazione dei genitori, tra gli altri». Secondo la vostra relazione, il debito è una delle 5 dimensioni della crisi globale. Quali sono le altre? «È vero che l’instabilità e la crisi sono pervasive in molte parti del mondo e si manifestano in molteplici dimensioni interconnesse. In una precedente edizione delle nostre Global Outlook, abbiamo esplorato le interconnessioni tra sfide come il cambiamento climatico, i sistemi alimentari e l’inflazione. In questa edizione, ci concentriamo su quattro aree critiche per il 2025: economia, tecnologia, geopolitica e cambiamenti climatici, evidenziando le sfide principali e le potenziali soluzioni per i bambini in ciascuna di esse. È ancora molto vero che i problemi di queste aree sono profondamente interconnessi, il che sottolinea l’urgente necessità di una governance globale e di soluzioni sistemiche. Poiché queste crisi sono intrinsecamente sistemiche, i loro effetti sono raramente limitati a un singolo Paese o regione, rendendo essenziale un cambiamento coordinato e duraturo». Come si potrebbe rimediare al debito in generale e cosa chiedete ai governi centrali di fare al riguardo? «Non esiste una soluzione semplice al problema del debito, ma la comunità internazionale deve unirsi per affrontarlo, e ci sono diversi passi che possono essere fatti. Una chiara priorità è aumentare drasticamente la capacità di prestito delle organizzazioni multilaterali come la Banca Mondiale, in modo che i Paesi in via di sviluppo abbiano maggiore accesso ai finanziamenti agevolati (a tassi di interesse più bassi e scadenze più lunghe). Tuttavia, la situazione richiederà anche un certo livello di alleggerimento del debito per i Paesi più colpiti, sia attraverso il condono che la rinegoziazione. È fo

Feb 3, 2025 - 23:02
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L’impatto del debito elevato sull’infanzia

Il mondo sta affrontando una nuova e sempre più intensa era di crisi per i bambini. Oltre al cambiamento climatico, i conflitti e l’instabilità economica, una piaga che persiste riguarda la questione del debito. Nel nuovo rapporto Global Outlook 2025, presentato dal Centro studi globale dell’UNICEF Innocenti emerge l’enorme impatto che questo ha sul mondo dell’infanzia.

L’alto costo per il servizio del debito riduce infatti drasticamente gli investimenti in settori essenziali come istruzione, sanità e protezione sociale. A pagare il prezzo sono più di tutti i bambini: in primo luogo nel presente, poiché la mancanza di risorse compromette la capacità degli Stati di erogare servizi sociali di base alle famiglie, e nel lungo periodo, in quanto i bambini saranno domani gli adulti che dovranno sobbarcarsi il pesante onere del rimborso. Nel 2024 i Paesi a basso e medio reddito hanno destinato il 14% della propria spesa al rimborso dei soli interessi sul debito, il doppio rispetto a 15 anni fa. E nel 2025 il costo complessivo del servizio del debito arriverà ad assorbire il 47% dei bilanci.

Tutto questo comporta che i governi sacrifichino sistemi pubblici essenziali per soddisfare le obbligazioni debitorie.

Sul tema abbiamo interpellato Melvin Breton Guerrero, membro del team Foresight di UNICEF Innocenti – Global Office of Research and Foresight di Firenze, in occasione dell’uscita del Prospects for Children 2025: Building Resilient Systems for Children’s Futures, ultima edizione del Global Outlook.

Guardiamo i numeri. A quanto ammonta il debito globale e dei Paesi in via di sviluppo?

«Il debito pubblico globale ha raggiunto i 97 mila miliardi di dollari nel 2023, quasi raddoppiando dal 2010, il che è preoccupante, ma ancora più preoccupante è il fatto che anche la quota del debito dei Paesi in via di sviluppo è raddoppiata, passando da circa il 15% nel 2010 al 30% nel 2023.  I Paesi in via di sviluppo sono meno attrezzati per gestire un debito così elevato».

Nel mondo, circa 400 milioni di bambini vivono in Paesi gravemente indebitati, ma da dove proviene il debito?

«In generale, si tratta di un misto di prestiti multilaterali, bilaterali e commerciali. I governi contraggono prestiti da altri Governi e da organizzazioni internazionali ed emettono obbligazioni sovrane sui mercati finanziari internazionali che possono essere acquistate da enti pubblici e privati.  Per i Paesi in via di sviluppo, nel 2022 i creditori privati detenevano circa il 60% del loro debito».

foto shutterstock

Qual è l’impatto del debito sull’infanzia?

«I gravi oneri del debito sottopongono i Paesi con risorse già limitate a un’ulteriore pressione fiscale. In molti casi, ciò significa dare priorità al rimborso del debito rispetto ad altre spese, come l’istruzione, la salute e la protezione sociale. La riduzione della spesa per la salute e l’istruzione si traduce in un minore accesso e/o in una minore qualità dei servizi per i bambini e non solo rappresenta una violazione dei loro diritti, ma compromette anche il loro sviluppo e le loro prospettive future. All’estremo, le situazioni di sofferenza del debito possono degenerare in crisi macroeconomiche, che danneggiano i bambini attraverso meccanismi come l’inflazione e la disoccupazione dei genitori, tra gli altri».

Secondo la vostra relazione, il debito è una delle 5 dimensioni della crisi globale. Quali sono le altre?

«È vero che l’instabilità e la crisi sono pervasive in molte parti del mondo e si manifestano in molteplici dimensioni interconnesse. In una precedente edizione delle nostre Global Outlook, abbiamo esplorato le interconnessioni tra sfide come il cambiamento climatico, i sistemi alimentari e l’inflazione. In questa edizione, ci concentriamo su quattro aree critiche per il 2025: economia, tecnologia, geopolitica e cambiamenti climatici, evidenziando le sfide principali e le potenziali soluzioni per i bambini in ciascuna di esse. È ancora molto vero che i problemi di queste aree sono profondamente interconnessi, il che sottolinea l’urgente necessità di una governance globale e di soluzioni sistemiche. Poiché queste crisi sono intrinsecamente sistemiche, i loro effetti sono raramente limitati a un singolo Paese o regione, rendendo essenziale un cambiamento coordinato e duraturo».

Come si potrebbe rimediare al debito in generale e cosa chiedete ai governi centrali di fare al riguardo?

«Non esiste una soluzione semplice al problema del debito, ma la comunità internazionale deve unirsi per affrontarlo, e ci sono diversi passi che possono essere fatti. Una chiara priorità è aumentare drasticamente la capacità di prestito delle organizzazioni multilaterali come la Banca Mondiale, in modo che i Paesi in via di sviluppo abbiano maggiore accesso ai finanziamenti agevolati (a tassi di interesse più bassi e scadenze più lunghe). Tuttavia, la situazione richiederà anche un certo livello di alleggerimento del debito per i Paesi più colpiti, sia attraverso il condono che la rinegoziazione. È fondamentale coinvolgere i creditori privati e il settore privato in generale da una nuova prospettiva, evidenziando che la sostenibilità del debito promuove crescita, innovazione e benefici reciproci. Questo approccio non solo sostiene le economie e il benessere dei bambini, ma si allinea anche con gli interessi a lungo termine dei creditori, , rafforzando la capacità dei mutuatari di rimborsare in modo coerente».

Una proposta chiave che l’UNICEF fa propria è il “Children’s Debt Reset”, che prevede la cancellazione completa del debito per liberare risorse destinate ai servizi essenziali per i 400 milioni di bambini che vivono in Paesi in crisi debitoria. Come avviene con i mutui immobiliari in caso di momentanea difficoltà economica della famiglia, anche le rate del debito estero dovrebbero prevedere meccanismi di sospensione automatica in caso di disastri naturali o shock finanziari, per non privare i bambini più vulnerabili dei livelli minimi di assistenza. Dal punto di vista dei creditori dovrebbe essere incrementato l’accesso alle sovvenzioni, alle cosiddette “obbligazioni verdi” e ad altri strumenti finanziari innovativi.

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