L’Arabia Saudita concede al Pakistan una dilazione di un anno ai pagamenti per 1,2 miliardi di dollari
L'Arabia Saudita concede un anno di dilazione di pagamento al Pakistan, paese in grave difficoltà finanziarie, che ha problemi nel rifinanziarsi. Così però anche afferma una certa influenza su una potenza nucleare con 240 milioni di abitanti L'articolo L’Arabia Saudita concede al Pakistan una dilazione di un anno ai pagamenti per 1,2 miliardi di dollari proviene da Scenari Economici.
Il Pakistan ha firmato un accordo con il Fondo saudita per lo sviluppo per differire di un anno il pagamento di 1,2 miliardi di dollari sulle importazioni di petrolio del Paese, ha dichiarato lunedì l’ufficio del primo ministro pakistano. “Questo progetto rafforzerà la resilienza economica del Pakistan assicurando una fornitura stabile di prodotti petroliferi e riducendo al contempo gli oneri fiscali immediati”, ha dichiarato l’ufficio del Primo Ministro Shehbaz Sharif nel salutare la firma del finanziamento delle importazioni di petrolio.
Nello stesso tempo però afferma anche il potere della monarchia saudita sul Pakistan, che ora deve moltissimo all’accondiscendenza finanziaria di Riad, che viene ad avere in mano la stabilità finanziaria di un paese con 240 milioni d’abitanti che è pure una potenzia nucleare.
Il Pakistan sta vivendo una crisi economica dal 2022, caratterizzata da un’inflazione elevata, un alto debito, tagli ai posti di lavoro e una posizione fiscale in difficoltà. A un certo punto il Paese ha dovuto affrontare una grave carenza di riserve di valuta estera e ha rischiato di non far fronte ai propri obblighi di debito.
Tre anni fa, il Pakistan ha fissato l’obiettivo che il greggio russo a basso costo costituisse i due terzi delle sue importazioni di petrolio, ma non è riuscito a raggiungerlo a causa della carenza di valuta estera e delle limitazioni alle raffinerie e ai porti. La nazione sud-asiatica, afflitta da problemi di liquidità, è diventata l’ultimo cliente della Russia dopo che quest’ultima ha iniziato a offrire urali a prezzi scontati in seguito alle sanzioni imposte dall’Occidente.
In precedenza, il ministro del Petrolio pakistano Musadik Malik aveva rivelato che il Paese aveva pagato le sue prime importazioni di greggio russo in valuta cinese. Secondo Malik, l’acquisto, il primo da governo a governo (G2G) tra Pakistan e Russia, consisteva in 100.000 tonnellate di greggio.
La decisione di pagare in valuta cinese invece che nel tradizionale dollaro statunitense arriva dopo che la Russia ha dichiarato che non accetterà più la valuta americana come pagamento per le sue materie prime energetiche, ma passerà alle valute cinesi ed emiratine. Inoltre, la Russia è stata tagliata fuori dai sistemi di pagamento globali dominati dal dollaro USA in seguito alle pesanti sanzioni imposte dalla guerra in Ucraina. La scelta di pagare in Yuan però pone il problema di una prograssiva svalutazione della valuta pachistana rispetto a quella cinese.
Oltre alle sfide, il Pakistan paga tariffe di trasporto significativamente più alte per il greggio russo, non solo a causa della maggiore distanza percorsa, ma anche perché i suoi porti non sono in grado di gestire le grandi navi che partono dalla Russia. Tuttavia, il Pakistan preferisce il greggio russo al petrolio dell’Arabia Saudita, perché il greggio Saudi Arab Light è più costoso di 10-11 dollari al barile per i raffinatori pakistani rispetto all’Urals.
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