Istat, inflazione in crescita. Impatto (indiretto) sul travel
L’accelerazione decisiva è quella dei beni energetici regolamentati. Sono cioè – indicano le stime preliminari Istat riportate dall’Ansa – le tariffe per l’energia elettrica e il gas di rete per uso domestico a far salire l’inflazione dell’1,5% a gennaio rispetto al +1,3% del mese precedente. L’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività (Nic) aumenta invece dello 0,6% su base mensile, al lordo dei tabacchi. Continue reading Istat, inflazione in crescita. Impatto (indiretto) sul travel at L'Agenzia di Viaggi Magazine.
L’accelerazione decisiva è quella dei beni energetici regolamentati. Sono cioè – indicano le stime preliminari Istat riportate dall’Ansa – le tariffe per l’energia elettrica e il gas di rete per uso domestico a far salire l’inflazione dell’1,5% a gennaio rispetto al +1,3% del mese precedente. L’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività (Nic) aumenta invece dello 0,6% su base mensile, al lordo dei tabacchi. Da non trascurare l’impatto indiretto sul travel.
Un andamento che secondo l’Istat riflette prevalentemente l’esaurirsi delle spinte deflazionistiche dei prezzi degli energetici (-0,7% da -2,8% di dicembre), a seguito della marcata impennata dei prezzi della componente regolamentata, ovvero le tariffe (+27,8% annuo da +12,7%), all’attenuarsi della flessione di quelli dei beni energetici non regolamentati – carburanti per autoveicoli, lubrificanti e combustibili per uso domestico – (da -4,2% a -3,0%) e, in misura minore, all’aumento del ritmo di crescita dei prezzi dei Beni alimentari lavorati (da +1,7% a +2,0%).
Effetti solo in parte compensati dalla decelerazione dei prezzi dei servizi che riguardano i trasporti (da +3,6% a +2,5%) e di quelli dei Servizi relativi alle comunicazioni (da +1,2% a +0,9%). Inoltre, a gennaio l’inflazione di fondo, al netto degli energetici e degli alimentari freschi, resta stabile a +1,8%, mentre quella al netto dei soli beni energetici sale lievemente da +1,7% a +1,8%. La dinamica tendenziale dei prezzi dei beni evidenzia un’accelerazione (da +0,2% a +0,7%), mentre quella dei servizi rimane stabile a +2,6%. Il differenziale inflazionistico tra il comparto dei Servizi e quello dei beni si riduce, portandosi a +1,9% dal +2,4 di dicembre 2024.
Su base mensile, l’aumento dell’indice generale è dovuto soprattutto ai prezzi degli Energetici regolamentati (+14,5%) e non regolamentati (+2,6%), degli alimentari lavorati (+1,2%) e non lavorati (+0,9%) e dei Beni durevoli (+0,5%). Effetti solo in parte attenuati dalla diminuzione dei prezzi dei Servizi relativi ai trasporti (-2,3%). L’inflazione acquisita per il 2025 è pari a +0,9% per l’indice generale e a +0,5% per la componente di fondo. Infine, in base alle stime preliminari, l’indice armonizzato dei prezzi al consumo (Ipca) registra su base mensile una variazione pari a -0,7%, per effetto dell’avvio dei saldi invernali di abbigliamento e calzature (non considerati per l’indice Nic), e su base annua una variazione di +1,7% (in accelerazione da +1,4% di dicembre 2024).
SOS TRAVEL
Anche il travel deve fare i conti con la lievitazione dell’inflazione, che ha un impatto significativo sul mercato turistico italiano, sia per i consumer che per le aziende del settore. La prima logica conseguenza, infatti, è l’aumento dei prezzi di trasporti – sempre più in voga la ricerca di mezzi alternativi a quelli classici – alloggi, ristoranti e attrazioni. C’è il rischio che l’Italia risulti “meno conveniente” soprattutto per i turisti provenienti da Paesi Extra Ue, con monete più forti rispetto all’euro. Inoltre, hotel, ristoranti, agenzie di viaggi e altre attività turistiche potrebbero alzare i prezzi per coprire l’incremento dei costi di forniture, salari, e energia.
Le conseguenze indirette potrebbero chiamare in causa una diminuzione del turismo di massa (male che vada saranno contenti i nemici dell’overtourism), perché l’inflazione può ridurre la capacità di spesa dei visitatori, portando a un calo del numero di viaggiatori, in particolare quelli che scelgono l’Italia per vacanze di lunga durata o di lusso, spostandosi verso destinazioni più economiche.
In questo modo, si anima la corsa al risparmio, con i consumer impegnati a cercare offerte speciali anche in periodi di bassa stagione. Così, potrebbero avere meno appeal le mete più costose (come Roma, Venezia e Firenze) a vantaggio di quelle più economiche. Possibili effetti anche sui lavoratori del comparto: se i salari non aumentano in linea con l’inflazione, questo potrebbe influire sul benessere dei lavoratori e, a lungo termine, sulla qualità del servizio offerto.
In questo modo verrebbe incentivato il turismo domestico e gli italiani viaggerebbero di meno all’estero, riducendo i costi legati ai voli internazionali e altre spese: peraltro, proprio ieri, il neo ceo di Ita, Jörg Eberhart, ha praticamente escluso un calo delle tariffe aere nel 2025.
L’APPELLO DI ASSOUTENTI: “GOVERNO, PENSACI TU”
Il governo adotti tutti gli strumenti necessari per limitare la crescita delle tariffe dell’energia e contrastare le speculazioni sui mercati. La diffusione delle stime preliminari Istat fa scattare l’appello di Assoutenti: «Brutte notizie per le famiglie italiane, con l’inflazione che a gennaio sale all’1,5% e i prezzi al dettaglio che rialzano la testa – spiega il presidente, Gabriele Melluso – Il caro-energia continua a tenere i consumatori in ostaggio con effetti negativi diretti sul tasso di inflazione. I beni energetici regolamentati rincarano infatti del 27,8% su base annua, mentre in un solo mese quelli non regolamentati aumentano del 12,7%. Il timore è che i recenti rialzi registrati sui mercati internazionali dell’energia possano portare a breve a nuovi rialzi delle bollette di luce e gas in tutti i mercati attualmente in vigore, con effetti a cascata non solo per le famiglie ma anche per le imprese.
CONFCOMMERCIO: “INFLAZIONE IN RISALITA, MA ANCORA SOTTO CONTROLLO”
Toni meno negativi da parte dell’Ufficio Studi di Confcommercio sulla risalita dell’inflazione a gennaio: “Seppure evidenzia un profilo di crescita superiore alle nostre stime (1,5% contro la previsione di 1,2%), non desta, al momento, particolari preoccupazioni. L’inflazione di fondo si conferma, infatti, sui numeri degli ultimi mesi, al di sotto del valore soglia del 2% indicato dalla Bce”.
Il dato italiano, sottolinea ancora Confcommercio, “seppure in accelerazione, rimane nettamente al di sotto della media dell’eurozona (+2,5% tendenziale e in lieve aumento) e si conferma tra i più contenuti dell’area. In questo contesto vanno segnalate le tensioni sugli alimentari, alla base dell’accelerazione rilevata sui prezzi del paniere dei beni e servizi acquistati in alta frequenza, una misura dell’inflazione suscettibile di influenzare negativamente la propensione al consumo delle famiglie.
“Le tensioni sull’energia – prosegue la nota – riguardano, invece, il mercato regolamentato, che in aggregato pesa sette decimi di punto sul totale consumi Anche in questo caso, tuttavia, c’è un valore segnaletico da non sottovalutare in termini di impatto generale sulle aspettative dei consumatori”. Per Confcommercio, quindi, gli impulsi sui prezzi registrati a gennaio sono “oggettivamente moderati. Se, da una parte, non modificano le previsioni di inflazione per il 2025 – largamente al di sotto di qualsiasi valore critico si assuma come benchmark – dall’altra, enfatizzano presso le famiglie i timori di un ritorno a una fase di elevata inflazione, sulla base del ricordo del recente passato le cui scorie non sembrano essere state ancora completamente assorbite”.