Cosa cambia (in numeri) per l’Oms con l’uscita degli Stati Uniti
Con il 16% del finanziamento totale nel 2022-2023, gli Stati Uniti sono stati il principale finanziatore dell'Oms. Ma chi sono gli altri donatori, come contribuiscono e quanto influisce l'addio degli Usa sull'Organizzazione? Fatti, numeri e approfondimenti
Con il 16% del finanziamento totale nel 2022-2023, gli Stati Uniti sono stati il principale finanziatore dell’Oms. Ma chi sono gli altri donatori, come contribuiscono e quanto influisce l’addio degli Usa sull’Organizzazione? Fatti, numeri e approfondimenti
Durante il suo primo mandato Trump aveva avviato le procedure per far uscire gli Stati Uniti dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms). Ora non ha perso tempo e nel giorno dell’insediamento ha firmato un ordine esecutivo per farlo di nuovo.
“Nient’altro che una corrotta truffa globalista” che “copre vergognosamente le tracce del Partito Comunista Cinese”. Così Trump ha definito nella sua ultima campagna elettorale l’Oms. Oltre alle recriminazioni sulla gestione del Covid-19, il neopresidente infatti accusa l’istituzione di “chiedere onerose e sproporzionate contribuzioni agli Stati Uniti”. E la Lega gli va dietro chiedendo di seguire l’esempio.
Ecco quindi chi e quanto finanzia l’Oms.
STATI UNITI, PESO MASSIMO DI FINANZIAMENTI ALL’OMS
L’uscita degli Stati Uniti si farà sicuramente sentire nelle casse dell’Oms, dove nel biennio 2024-2025 hanno versato quasi 1 miliardo su un budget totale di 6,5 miliardi, a cui si aggiungono circa 2 miliardi di risorse legate a interventi di emergenza o specifiche finalità. Come si vede dal sito dell’Oms, aggiornato a novembre 2024, gli Usa contribuiscono al finanziamento dell’organizzazione per il 14,53%, il che li rende il primo sostenitore.
PODIO ANCHE PER I GATES E GAVI
Tallona gli Stati Uniti la Fondazione Bill&Melinda Gates, con un contributo pari al 13,67% (646 milioni di dollari sempre per il biennio 2024-2025), seguita dalla Global Alliance for Vaccines and Immunisation (Gavi), un ente di cooperazione mondiale tra soggetti pubblici e privati, il cui scopo principale è la distribuzione di vaccini nei Paesi poveri. Raccoglie governi, istituzioni, donatori privati e fondazioni, tra cui la stessa Fondazione dei Gates. Il suo finanziamento al budget Oms è stato del 10,49%.
IL CONTRIBUTO DELL’UE
Quarto posto per la Commissione europea con un contributo del 7,82%, pari a 412 milioni di euro, e quinto per la Banca mondiale con il 4,02%.
CHI METTE QUANTO
Trump, tra le varie accuse, ha lamentato lo scarso contributo della Cina rispetto agli Usa. L’organizzazione, ha detto, “continua a chiedere onerose e sproporzionate contribuzioni agli Stati Uniti mentre la Cina, popolata da 1,4 miliardi di persone pari al 300% in più degli Usa, versa un contributo inferiore di circa il 90% al nostro”. Una sproporzione da cui gli Usa, secondo il suo presidente, uscirebbero “defraudati”.
Ma come si stabiliscono le quote di contributo? Il finanziamento dell’Oms avviene principalmente attraverso due canali: i contributi fissi, versati dagli Stati membri e fissati sulla base di parametri come il Pil e la popolazione, e i contributi volontari versati, oltre che dagli Stati membri, anche da soggetti privati, come nel caso della Fondazione Bill&Melinda Gates.
Secondo la piattaforma pubblica dell’Oms sui propri finanziamenti, nell’ultimo biennio, gli Stati Uniti hanno destinato all’agenzia 260 milioni di dollari di contributi fissi e 698 milioni di dollari di contributi volontari.
DOVE FINISCONO QUESTI FINANZIAMENTI
Sempre dall’ultimo aggiornamento dell’Oms si evince che queste risorse sono state suddivise principalmente in tre parti: la prima è andata al quartier generale (motivo per cui spesso viene accusata di costare troppo). Come spiegava nel 2020 The Conversation, “fatta eccezione per le attività di eradicazione della polio e per alcune emergenze sanitarie, come nelle aree colpite dal conflitto in Yemen e Sud Sudan, i bilanci dell’Oms raramente vengono spesi direttamente per fornire servizi o programmi sanitari” perché “il denaro viene invece utilizzato per fornire consulenza scientifica e tecnica ai governi”.
“Si va dall’assistenza allo sviluppo di politiche sanitarie alla raccolta e all’utilizzo di dati e altre prove di ricerca scientifica, fino alla formazione. Un aspetto importante del lavoro dell’Oms – proseguiva l’articolo – riguarda anche la produzione di linee guida per l’attuazione di diversi programmi sanitari e la risposta alle principali sfide sanitarie, nonché la condivisione delle conoscenze tra i Paesi”.
Gli altri due terzi del budget per il biennio sono invece stati destinati all’Africa e a quella che l’Oms classifica come “regione Orientale del Mediterraneo”, che si estende dalla Tunisia al Pakistan e in cui si situano alcune delle principali emergenze sanitarie globali: Sudan, Somalia, Siria, Palestina, Afganistan.
Tra i servizi invece forniti, il 24,44% delle risorse è andato a piani di eradicazione della polio; il 23,32% al miglioramento dell’accesso a servizi sanitari essenziali di qualità; il 19,35% alle emergenze sanitarie acute e il 5,8% al miglioramento dell’accesso ai farmaci, ai vaccini, ai sistemi diagnostici e ai dispositivi essenziali per l’assistenza sanitaria di base.
COSA DICE IL BILANCIO OMS 2023
Per capire meglio quali sono queste spese che non hanno a che fare con medicine e vaccini, la giornalista scientifica Roberta Villa, nella sua newsletter Fosforo e miele, ha riportato quanto approfondito dal giornalista Antonino Michienzi che ha studiato il bilancio 2023 dell’Oms.
“Nel 2023 l’Oms ha speso 4.111 miliardi di dollari, suddivisi come nel grafico qui sotto. I servizi acquistati da terzi (contractual services) sono la maggior voce di spesa, dal momento che rappresentano quasi il 40% del totale. Di che parliamo? Di tutti i fornitori necessari a realizzare i vari interventi: campagne di vaccinazione; attività di sensibilizzazione, servizi di costruzione di strutture; costi operativi; contratti di consulenza e ricerca. E poi ci sono spese di sicurezza, leasing di veicoli e così via. In pratica, quasi tutta l’attività sul campo che si effettua acquistando servizi da terzi o, detta altrimenti, pagando gente sul posto”.
“Un aiuto che così non è solo calato dall’alto, ma rappresenta uno stimolo allo sviluppo delle economie locali”, chiosa Villa.
IL COSTO DEL PERSONALE
L’altra grande questione annoverata dai detrattori dell’Oms riguarda poi il costo del personale. A tal proposito Michienzi spiega che: “Nel 2023 il costo per le quasi 10.000 persone impiegate dall’Oms è stato pari a poco più di 1.240 miliardi di dollari, con un costo medio per dipendente pari a circa 130.000 dollari. I costi comprendono, oltre allo stipendio (e naturalmente i contributi previdenziali e tutte le ritenute di legge), assegni familiari, un’indennità di trasferta, assicurazioni sanitarie e per infortuni commisurate al livello di rischio. Questo in certi contesti può essere altissimo, come per le équipe incaricate di entrare nella striscia di Gaza in guerra per vaccinare contro la polio mezzo milione di bambini”.
Villa aggiunge che a chi parte per queste missioni “È richiesta almeno la laurea in Medicina, meglio se con un master in sanità pubblica o affini; conoscenza avanzata della lingua inglese e intermedia di almeno un’altra lingua; almeno 7 anni di esperienza” e “Questo è il trattamento medio, ma ci sono forti differenze sulla base dei ruoli e dei Paesi, anche in relazione al costo della vita locale”.
LA LEGA SULLA SCIA DEGLI USA
La Lega di Matteo Salvini, grande estimatore del presidente Trump, con una proposta di legge presentata ieri mattina alla Camera chiede di seguire l’esempio degli Stati Uniti. “L’Italia non deve più avere a che fare con un centro di potere sovranazionale – profumatamente finanziato dai contribuenti italiani – che va a braccetto con le multinazionali del farmaco”, ha scritto su X il vicepremier.
L’Oms è “un carrozzone controllato da un privato, Bill Gates, usa un terzo del bilancio per stipendi del personale e durante la pandemia ha gestito la comunicazione in modo schizofrenico e non compatibile con il coordinamento del contrasto a fenomeni così complessi”, gli fanno eco il senatore Claudio Borghi e il deputato Alberto Bagnai, che hanno guidato l’iniziativa.
Secondo la piattaforma dell’Oms, l’Italia contribuisce con circa 70 milioni di euro (e non 100 come dice Salvini) che però, spiega Pagella Politica, “non tutti arrivano direttamente dallo Stato: quasi 37 milioni sono i contributi stabiliti, ossia una percentuale del PIL italiano, a cui si aggiungono 20 milioni di contributi volontari – in cui non è specificato quale sia la percentuale versata dallo Stato e quale da organizzazioni, gruppi privati e fondazioni -, e infine 12,5 milioni sono ottenuti da raccolte fondi”.
Insomma, commenta Villa: “Un contributo talmente risicato che il nostro Paese è in fondo alla classifica dell’elenco dei donatori. Mentre l’uscita degli Stati Uniti avrà forte ripercussioni sull’Organizzazione, della nostra assenza, al 22° posto della classifica, non si accorgerebbe nessuno (tranne noi, che ci troveremmo esclusi dal consesso internazionale)”.