Willie Peyote e l’unico brano “politico” del Festival: «Non dire niente lì è un’occasione sprecata» – L’intervista
Il rapper torinese dice la sua anche sulla vicenda legata ai tanti autori in gara: «I pezzi primi in classifica sono scritti sempre dagli stessi autori, perché Sanremo dovrebbe essere diverso? Anche quello è racconto dell’attualità» L'articolo Willie Peyote e l’unico brano “politico” del Festival: «Non dire niente lì è un’occasione sprecata» – L’intervista proviene da Open.
«Avere un palco così grande e una platea così ampia davanti e non dire proprio niente mi sembrava un po’ un’occasione sprecata» in realtà Willie Peyote, che siglerà la sua seconda presenza in gara al Festival della Canzone Italiana di Sanremo, non ha bisogno di una platea per proporre una musica che immortali il proprio tempo, politicamente, socialmente, sentimentalmente. Lo ammette candidamente con Open: «Non riesco proprio a non scrivere di cose che succedono».
L’argomento, riguardo alla sua Grazie ma no grazie, è centrale perché in una playlist di brani unanimemente riconosciuti come innocui, ben poco disturbanti – cosa della quale Carlo Conti si è detto soddisfatto – quello del rapper torinese è l’unico vero brano in cui si accenna al periodo che stiamo vivendo, si prende una posizione, seppur con l’ironia che da sempre contraddistingue quasi tutta la sua opera. «Lo ritengo in parte un limite questa mia incapacità di non parlare di attualità, non lo faccio neanche apposta – prosegue -. Poi parlare di attualità in un mondo così veloce è anche difficile, è un rischio che mi assumo. Magari in confronto agli altri, la mia canzone sembra così pregna di contenuto, ma è un pezzo ironico, molto scherzoso, un prendersi in giro con leggerezza».
Gli “stessi” autori e l’autotune: le polemiche inutili del Festival
In realtà Grazie ma no grazie, anche dal punto di vista del sound è assai leggero come brano. E Peyote non si tira indietro quando gli chiediamo una spiegazione sulla mancanza di contenuti politici al Festival: «Posso occuparmi delle mie di scelte, quelle degli altri non le conosco. Comunque queste scelte raccontano il periodo storico. – spiega -. Un periodo storico in cui di musica che racconta cose ce n’è pochina, quindi non vedo perché dovremmo stupirci del fatto che succede anche a Sanremo. Vale anche per la polemica sui pochi autori che hanno scritto tanti pezzi: è così da anni. I pezzi primi in classifica sono scritti sempre dagli stessi autori, non vedo quale sia il problema. Come l’autotune, i dischi li facciamo da 10 anni con l’autotune, perché Sanremo dovrebbe essere diverso? Anche quello è racconto dell’attualità».
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