Violenza di genere, cosa si sarebbe potuto fare per potenziare i braccialetti elettronici

La maggioranza ha respinto gli emendamenti al dl Giustizia che prevedevano più controlli sul loro funzionamento e provvedimenti per chi li manomette.

Gen 29, 2025 - 14:53
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Violenza di genere, cosa si sarebbe potuto fare per potenziare i braccialetti elettronici
  • Il Parlamento ha convertito in legge il decreto Giustizia, ma le opposizioni lamentano l’occasione persa sui braccialetti elettronici.
  • Usati per prevenire la reiterazione di violenze sulle donne, sono uno strumento utile ma soggetto a malfunzionamenti o manomissioni.
  • La legge prevede la verifica della “fattibilità operativa” dei braccialetti, ma sono stati respinti emendamenti su controlli periodici e sospensione della misura in caso di violazioni.

Potenzialmente, sono una misura alternativa al carcere molto importante per il contrasto alla violenza di genere. Nella realtà, i braccialetti elettronici, usati per controllare a distanza gli spostamenti degli autori di stalking o altre forme di violenza contro le donne (ma anche per chi si trova agli arresti domiciliari) spesso sono soggetti a problemi di malfunzionamento, scarsa reperibilità, quando non di manomissioni volontarie. Per questo, il decreto legge Giustizia, convertito definitivamente in legge il 25 gennaio 2025 in Parlamento, avrebbe potuto rappresentare un passo avanti decisivo, invece il governo ha scelto di respingere una serie di emendamenti che miravano a rendere più efficace e sicuro proprio l’utilizzo dei braccialetti elettronici.

Le occasioni perse per i braccialetti elettronici 

Tra le proposte rigettate, presentate dalle opposizioni, spiccavano alcune misure tanto cruciali quanto di applicazione relativamente semplice: per esempio controlli periodici e regolari sui dispositivi, per evitare malfunzionamenti e manomissioni, problematiche già emerse in numerosi casi e che hanno reso inutili strumenti che dovrebbero garantire protezione. Oppure la sospensione della pena alternativa in caso di violazione, con la possibilità di far tornare in carcere chi viola le condizioni imposte dal braccialetto elettronico è stata respinta: una misura che avrebbe potuto fungere da deterrente per chi tenta di aggirare le restrizioni. Niente da fare, inoltre, anche per la notifica immediata alla vittima della posizione del loro aggressore in caso di rischio: una modifica che avrebbe potuto fare la differenza in situazioni di pericolo imminente, aumentando la sicurezza e l’autonomia delle donne esposte a minacce.

Un allarme ignorato?

La deputata Stefania Ascari del Movimento 5 Stelle, firmataria degli emendamenti, ha espresso amarezza per la decisione:  “Non intervenire su questi aspetti significa ignorare ciò che è già accaduto. Avevamo puntato proprio ad intervenire in maniera mirata e chirurgica su questi problemi, ma governo e maggioranza hanno ignorato ogni nostra proposta migliorativa, persino quella che stabiliva la sospensione temporanea della pena alternativa del braccialetto elettronico nel caso in cui vengano compiute irregolarità. Anche Valentina D’Orso ha denunciato l’arroganza e l’indifferenza della maggioranza: “Hanno sbattuto le porte in faccia alle donne”. Il decreto legge, così come approvato, prevede solo una generica verifica della fattibilità operativa dei braccialetti elettronici: una genericità che rischia di lasciare però irrisolti i problemi più urgenti. Un’occasione mancata che pesa in un contesto in cui ogni ritardo o sottovalutazione può costare vite.