Tutto sulla trumpata di Intesa Sanpaolo con le criptovalute

Intesa Sanpaolo investe 1 milione di euro nell'acquisto di undici bitcoin: è la prima banca italiana a compiere questo passo. La criptovaluta si è trasformata in un investimento più "istituzionale" (anche BlackRock la consiglia), ma la Consob rimane scettica. Fatti, dichiarazioni, numeri e dettagli.

Jan 14, 2025 - 18:20
Tutto sulla trumpata di Intesa Sanpaolo con le criptovalute

Intesa Sanpaolo investe 1 milione di euro nell’acquisto di undici bitcoin: è la prima banca italiana a compiere questo passo. La criptovaluta si è trasformata in un investimento più “istituzionale” (anche BlackRock la consiglia), ma la Consob rimane scettica. Fatti, dichiarazioni, numeri e dettagli

Intesa Sanpaolo è la prima banca italiana ad aver investito nelle criptovalute, avendo acquistato undici bitcoin per un valore di 1 milione di euro.

La notizia è stata rivelata in maniera non ufficiale nella serata di lunedì 13 gennaio sulla piattaforma 4chan attraverso lo screenshot di una mail nella quale Niccolò Bardoscia, a capo della divisione Digital Assets Trading & Investments di Intesa Sanpaolo, comunicava l’operazione – avvenuta nella mattina dello stesso giorno – ad altri dipendenti della banca: “Con la speranza che sia solo l’inizio”, scriveva Bardoscia nella mail.

L’acquisto di bitcoin è stato successivamente confermato da Intesa Sanpaolo a Milano Finanza, a Wired e ad altre testate.

IL PREZZO

“Il prezzo con cui Intesa Sanpaolo ha acquisito le sue prime criptovalute si colloca in una forbice che oscilla tra 91mila e 89mila euro”, ha scritto Wired. Nel 2024 il prezzo del bitcoin è cresciuto di circa il 140 per cento, superando i 101.000 dollari. Ma dal 2009 – ossia dall’anno della creazione – il suo valore ha registrato ribassi del 70-80 per cento: nel 2022, per esempio, era crollato sotto i 16.000 dollari.

LE PAROLE DI MESSINA

L’amministratore delegato Carlo Messina ha motivato a Class Cnbc l’acquisto di bitcoin con la necessità, per Intesa Sanpaolo, di testare gli investimenti in criptovalute in modo da poter rispondere alle esigenze di “quei soggetti che hanno una grandissima professionalità e grandi patrimoni” e che sono interessati al settore. Ha specificato anche che l’investimento è piccolo, se rapportato alle cifre degli investimenti in titoli che Intesa Sanpaolo esegue normalmente.

“La disponibilità della banca di investire in proprio su questi elementi è molto limitata. Però questo non significa che una grande banca europea, così come un grande operatore come BlackRock, non può non essere a disposizione dei propri clienti se decidessero di fare questi investimenti”. Messina ha sconsigliato di investire in criptovalute alle famiglie e agli operatori professionali meno competenti.

COSA HA FATTO BLACKROCK

Messina ha menzionato BlackRock perché il mese scorso la società ha suggerito agli investitori di allocare fino al 2 per cento dei loro portfolio al bitcoin, la criptovaluta di maggior valore. Entro questa soglia, infatti, il livello di rischio del bitcoin sarebbe paragonabile a quello delle cosiddette “Magnifiche Sette” società tecnologiche all’interno di un classico portafoglio di investimento composto per il 60 per cento di azioni e per il 40 per cento di obbligazioni.

“Riteniamo che gli investitori con una governance e una tolleranza al rischio adeguate possano includere il bitcoin in un portafoglio multi-asset“, si leggeva appunto in un rapporto redatto da BlackRock.

IL BITCOIN SI È ISTITUZIONALIZZATO?

Negli ultimi anni il bitcoin si è imposto come un investimento, se non proprio mainstream, certamente molto più “istituzionale” rispetto alle sue origini. A questo processo di istituzionalizzazione, che ha contribuito a stabilizzare la criptovaluta, ha certamente contribuito l’approvazione degli exchange-traded funds (fondi scambiati in borsa, o Etf) in bitcoin negli Stati Uniti a partire dallo scorso gennaio.

LE MINUSVALENZE SULLE CRIPTOVALUTE

Il giornalista finanziario Marco Liera ha scritto su X che le minusvalenze sulle criptovalute si possono dedurre se ci sono delle plusvalenze. “Sono imponibili non solo le plusvalenze realizzate con corrispettivo in fiat money (quindi con accrediti su conti correnti bancari soggetti a monitoraggio fiscale), ma anche quelle realizzate con corrispettivo in stablecoins classificate come e-money tokens“.

IL CONTESTO NAZIONALE E INTERNAZIONALE

Nei piani iniziali del governo di Giorgia Meloni c’era l’aumento dal 26 al 42 per cento delle tasse sulle plusvalenze da criptovalute, che tuttavia è stato posticipato al 2026 con l’aliquota che verrà forse portata non al 42 ma al 33 per cento, ha ricordato Mf/Milano Finanza.

Il 30 dicembre 2024, poi, è entrato in vigore nell’Unione europea il cosiddetto MiCar, cioè il regolamento sui mercati delle cripto-attività che introduce a livello comunitario – come spiega la Banca d’Italia – “una disciplina armonizzata per l’emissione, l’offerta al pubblico e la prestazione di servizi aventi a oggetto cripto-attività”.

Infine, tra pochi giorni inizierà il secondo mandato alla Casa Bianca di Donald Trump, che nell’ultima campagna elettorale si è avvicinato parecchio al mondo delle criptovalute, sia a parole (ha promesso l’istituzione di una riserva strategica di bitcoin) e sia nei fatti (ad esempio con le nomine di David Sacks e di Paul Atkins), lasciando immaginare una legislazione più favorevole ai trader di queste monete.

LE CRIPTOVALUTE IN ITALIA

Stando a un rapporto della Fabi (Federazione Autonoma Bancari Italiani) relativo allo scorso giugno, il mercato italiano delle criptovalute vale 2,2 miliardi di euro e i cittadini che hanno investito in questi asset sono 1,3 milioni, con una media di 1600 euro. Rispetto agli 1,3 miliardi del giugno 2023, il mercato è in crescita del 64 per cento.

Oltre il 99 per cento dei detentori di criptovalute sono persone fisiche. Tra queste, i millennial – cioè i cittadini nati tra l’inizio degli anni Ottanta e la metà degli anni Novanta – sono i più numerosi (37 per cento) ma detengono importi pari al 39 per cento del controvalore complessivo; al contrario, i possessori di criptovalute tra i quaranta e i sessant’anni di età, pur rappresentando il 28 per cento del totale, hanno il 49% del totale investito.

L’OPINIONE DI SAVONA (CONSOB)

Paolo Savona, economista e presidente della Consob – ovvero l’autorità di controllo sul mercato finanziario italiano -, pensa che le criptovalute alterino “la distribuzione del reddito, arricchendo il potere di acquisto dei pochi abili a ‘minarle’ da un computer e impoverendo comparativamente quello di chi fatica a procurarselo producendo ricchezza con il proprio lavoro”.

In un articolo pubblicato lo scorso novembre, Savona scriveva che “la creazione e circolazione delle cripto riduce la sovranità monetaria degli Stati”, non essendo regolate da autorità centrali. Qualche anno fa aveva invece dichiarato che “la moneta può essere solo pubblica, ossia emessa da stati sovrani”.

Nel 2022, intervenuto al Festival dell’Economia di Trento, disse che le criptovalute, “data la loro variabilità di prezzo e l’assenza di regolazione, sono peculiari riserve di valore ma non sono unità di misura vera e propria, perché la loro espressione è riferita principalmente al dollaro statunitense, che resta il numerario dominante anche a livello globale. Non sono, inoltre, mezzo legale di scambio o liberatorio dei debiti, non avendo corso legale”.