Trump la minaccia e la Groenlandia pensa di indire un referendum sull’indipendenza dalla Danimarca
Il leader del partito al governo Siumut, Erik Jensen, ha infatti dichiarato che, se venisse rieletto nelle elezioni anticipate dell’11 marzo, accelererebbe il processo di indipendenza attivando l’articolo 21 della legge sull'autogoverno della Groenlandia L'articolo Trump la minaccia e la Groenlandia pensa di indire un referendum sull’indipendenza dalla Danimarca proviene da Il Fatto Quotidiano.
Elezioni anticipate e un possibile referendum sull’indipendenza dalla Danimarca, Paese Nato e membro dell’Unione europea. Decisioni che seguono le minacce di Donald Trump, che ha manifestato l’intenzione di acquisire la Groenlandia, molto contro la volontà di chi ci abita. E così i suoi residenti potrebbero presto votare se restare o meno legati a Copenaghen. Il leader del partito al governo Siumut, Erik Jensen, ha infatti dichiarato che, se venisse rieletto nelle elezioni anticipate dell’11 marzo, accelererebbe il processo di indipendenza attivando l’articolo 21 della legge sull’autogoverno della Groenlandia per negoziare i termini delle future relazioni e, cosa fondamentale, indire una consultazione sull’indipendenza nel prossimo parlamento. Jensen ha ammesso che l’intervento del presidente americano sull’annessione del territorio ha contribuito indirettamente a questa scelta, scrive il Guardian. La portavoce politica di Siumut, Doris Jakobsen Jensen, ha criticato la premier danese, Mette Frederiksen, per la sua “corsa in solitaria” in Europa in risposta alle parole di Trump, ignorando presumibilmente la volontà della Groenlandia. Tuttavia, ci sono molte domande pratiche su come potrebbe apparire un eventuale accordo futuro di indipendenza, ad esempio, secondo l’accordo attuale, la Danimarca versa al territorio una sovvenzione di 580 milioni di euro. Il tema, trattato inizialmente come una boutade, sta allarmando i vertici dell’esecutivo di Copenaghen. Ma evidentemente la questione è già dibattuta anche a livello Ue. Nei giorni scorsi la Danimarca ha annunciato un piano da 14,6 miliardi di corone, equivalenti a circa 2 miliardi di euro, per potenziare la sicurezza nell’Artico e nel Nord Atlantico, due aree strategiche per la loro vicinanza agli Stati Uniti e alla Russia. E Robert Brieger, presidente della commissione militare dell’Unione europea, il più alto organo militare comunitario, ha ipotizzato l’invio di truppe europee in Groenlandia. L’obiettivo, ha dichiarato al quotidiano tedesco Welt am Sonntag, sarebbe quello di mandare “un segnale forte e potrebbe contribuire alla stabilità nella regione”, viste anche le recenti dichiarazioni della nuova amministrazione americana e le sue mire espansionistiche. “In definitiva, tuttavia, questa è una decisione politica in cui devono essere presi in considerazione molti interessi”, ha aggiunto.
L’inchiesta del Fatto.it sulle ricchezza della Groenlandia e le nuove rotte del cambiamento climatico – Ma perché Donald Trump ha definito come “una necessità assoluta” l’acquisizione della Groenlandia per preservare la “sicurezza nazionale”? Di certo, come scritto dal fatto.it, l’isola è attraente anche per quello che custodisce nel sottosuolo, ricco di uranio, petrolio, piombo, oro e zinco. In Groenlandia c’è anche il principale giacimento al mondo di terre rare, fondamentali per le tecnologie digitali e verdi, cioè la produzione dei telefoni cellulari, delle auto elettriche e degli impianti eolici. Insomma, il tesoro del terzo millennio. “In quella zona del mondo l’interesse è sempre stato il gas naturale e il petrolio, ma con la transizione digitale si è aperta la caccia alle materie prime“, ha spiegato al Fatto.it Emanuela Somalvico, analista esperta nel contrasto alla criminalità organizzata e alla corruzione, che fa parte della Socint, la Società italiana d’intelligence, al cui interno dirige l’Osservatorio di intelligence sull’Artico: è un organismo creato proprio per analizzare le dinamiche politiche e criminali della regione polare. “In pratica – ha aggiunto – il cambiamento climatico sta facilitando l’accesso ai territori settentrionali e alle relative ricchezze custodite nel sottosuolo. In questo modo sta avendo un effetto diretto sulla geopolitica globale. Ma non è solo la Groenlandia a essere ricca di petrolio, uranio e terre rare: nel profondo nord del mondo, infatti, si trovano giganteschi giacimenti di lantanoidi, scandio e ittrio, materiali fondamentali per la produzione degli smartphone, ma anche delle batterie dei mezzi elettrici e degli impianti di produzione di energia pulita. Si tratta di miniere che spesso non sono state ancora sfruttate perché di difficile accesso: adesso, però, potrebbe cambiare tutto. Il riscaldamento globale, infatti, sta facendo arretrare la calotta glaciale, rendendo più facilmente raggiungibili zone un tempo remote.
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