Livigno, tra tradizione e modernità il piccolo Tibet di Valtellina guarda al futuro

Una valle a 1.800 metri di quota, stretta tra i giganti delle Alpi, i 4.000 del gruppo del Bernina e dell’Ortles-Cevedale, attorniata dai folti boschi protetti dei parchi nazionali dello Stelvio e dell’Engadina. Livigno conserva intatto il fascino che nel 1967 gli valse, da parte dell’alpinista e giornalista Alfredo Martinelli, una definizione che è diventata  L'articolo Livigno, tra tradizione e modernità il piccolo Tibet di Valtellina guarda al futuro sembra essere il primo su Dove Viaggi.

Jan 18, 2025 - 06:49
Livigno, tra tradizione e modernità il piccolo Tibet di Valtellina guarda al futuro

Una valle a 1.800 metri di quota, stretta tra i giganti delle Alpi, i 4.000 del gruppo del Bernina e dell’Ortles-Cevedale, attorniata dai folti boschi protetti dei parchi nazionali dello Stelvio e dell’Engadina. Livigno conserva intatto il fascino che nel 1967 gli valse, da parte dell’alpinista e giornalista Alfredo Martinelli, una definizione che è diventata  la cifra inconfondibile della località lombarda.

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Snowboarder Carosello 3000 Livigno Lombardia
Acrobazie con lo snowboard al comprensorio Carosello 3000.

Cosa c’è di nuovo a Livigno, piccolo Tibet di Valtellina

Scriveva Martinelli: “È il piccolo Tibet di Valtellina questo singolare angolo di mondo che s’allunga per 23 chilometri dalla Forcola e dal Vago a sud, fino al Ponte del Gallo a nord. Un reticolato di creste, di corni, di guglie difende la pace… di questo altopiano”.

Questa porzione di Lombardia più vicina alla Svizzera che a Milano, attraversata dal fiume Spöl (Aqua Granda), curiosità orografica che corre verso il centro Europa confluendo nell’Inn e poi nel Danubio, non attira soltanto i villeggianti, con numeri che fanno di Livigno uno dei comuni montani con le maggiori presenze turistiche.

In controtendenza rispetto allo spopolamento generale di altri comuni alpini, perfino i più blasonati, crescono i residenti, passati in vent’anni da meno di cinquemila a oltre settemila. Dietro al successo ci sono, certamente, il turismo fiorente, lo shopping esentasse, i chilometri di piste perfettamente innevate, gli après ski. Ma esiste anche un tessuto sociale che non si sfilaccia e crea comunità.

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Verso le Olimpiadi invernali del 2026

È curioso, per esempio, che a Livigno non ci siano grandi gruppi alberghieri: il 72 per cento delle strutture è a gestione familiare, da generazioni. Le nuove leve innovano nel solco della tradizione, che resiste, autentica, dietro alla modernità di impianti e strutture pronte ad accogliere le Olimpiadi del 2026.

Livigno coperta dalla neve e illuminata per le feste
Livigno coperta dalla neve e illuminata per le feste.

Piatti della tradizione

Il primo baluardo della tradizione è la gastronomia. “Accanto a pascoli e prati dedicati all’allevamento, per secoli si sono coltivate solo rape”, spiega il panettiere Luca Galli, che continua un’attività di famiglia iniziata nel 1882.

“Lo racconta una ricetta come il pan da carcént, ciambella insaporita dalle rape più piccole, li pàsola in dialetto: essiccate, cotte e macinate sono unite all’impasto”, aggiunge il panettiere, che per queste radici ha riattivato il campo della nonna.

“Hanno rappresentato per secoli il principale alimento vegetale di una comunità che fino al 1952, quando venne aperta anche in inverno la strada del Foscagno, rimaneva isolata per oltre sei mesi”, gli fa eco Marco Bormolini, che nell’azienda Beltram, con laboratorio e angolo spaccio, produce salumi come violini di capra, slinzighe, bresaole. “E lughénia, che ha nelle rape l’ingrediente principale: miscelate con grasso suino creano una salsiccia di lunga conservazione, ideale nei pascoli”.

Luca Galli chef ristorante La Posa Livigno Lombardia
Luca Galli, del ristorante La Posa, e la sua cucina con prodotti a chilometro zero

Artigiani del gusto

Anche se imbiancati, i pendii di Livigno lasciano intravedere l’altra ricchezza del luogo, i prati, in estate colmi di odorose erbe spontanee. Sono la materia prima dell’azienda agricola Tea da Filippo: nei mesi freddi i trentenni Filippo Silvestri e Zeila Cusino allevano un centinaio di capre nella stalla ai piedi delle piste.

“Ma da giugno saliamo all’Alpe Mine”, spiega Silvestri. “Continuiamo il lavoro del bisnonno, allevatore di mucche già nel 1889. Con il latte delle capre produciamo ricotta e formaggelle, oltre a yogurt e budini, venduti da Alpe Livigno”.

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hotel Li Anta Rossa Livigno Lombardia
il salotto e l’ingresso dell’hotel Li Anta Rossa, tipica costruzione in legno con Spa e ristorante.

Ospitalità sostenibile

I giovani casari non sono un caso isolato. Secondo l’indagine Livigno Vision, voluta da Comune, Azienda di promozione turistica e Associazione turismo e commercio, oltre la metà degli imprenditori ha meno di cinquant’anni, segno che qui si arriva o si resta a proseguire il lavoro dei nonni.

Come i poco più che trentenni Christian Pedrana e Serena Silvestri, che lo scorso anno accanto alla stalla hanno aperto l’agriturismo Bosco d’oro. Una struttura all’insegna della sostenibilità: caldaia a cippato, tanto legno naturale, niente vernici.

Dalla stalla alla storica latteria moderna

Il latte prodotto da una trentina di mucche è conferito alla Latteria di Livigno, dove viene trasformato in burro e formaggi, ma anche in yogurt, gelati e bevande a base di siero di latte scelto. Anche la Latteria ha lo sguardo rivolto al futuro.

Nella sede in pietra e legno accanto alla pista per lo sci di fondo sono tante le scelte sostenibili: dall’energia da fonti rinnovabili al riscaldamento ottenuto col calore generato dalla produzione, dalle bottiglie con poca plastica alle etichette di carta da riforestazione controllata.

I nuovi progetti non fanno però dimenticare il passato: fondata nel 1954 come latteria turnaria (non acquista il latte, ma lo lavora per conto dei soci), nel 1977 divenne Latteria Agricola Cooperativa, con importanti attività come il sostegno economico e formativo ad agricoltori e allevatori, il controllo degli alpeggi, la gestione della transumanza del gregge comunale di pecore.

Colazione livignasca

A mantenere l’identità e a promuovere l’economia dell’alta montagna in un paese a forte vocazione turistica punta anche il progetto “Tas’t- Livigno Native Food”, che coinvolge le strutture ricettive e l’Associazione cuochi e pasticcieri di Livigno.

“Già in albergo, con l’angolo della colazione livignasca che prevede dolci, pane, latticini, insaccati, si entra in contatto con i sapori più autentici, tutti a chilometro zero”, spiega Luca Galli, membro dell’associazione e anima del ristorante La Posa. Così non solo si fanno rivivere le antiche preparazioni, ma si assicura un futuro a una filiera corta che parte dall’allevamento e arriva a tavola.

MUS! Museo di Livigno e Trepalle Lombardia
Il MUS! Museo di Livigno e Trepalle, che propone un viaggio fra usi e costumi del passato.

Un salto nel passato al MUS!

La vera capsula del tempo si apre però dietro una facciata di fine Settecento del centro storico: il MUS! Museo di Livigno e Trepalle, che riproduce la vita di un tempo con oggetti donati dalle famiglie.

“Raccoglie anche storie curiose”, racconta la responsabile, Desiré Castellani. “Come l’assenza di patate nei campi di Livigno: quelle norvegesi, portate nel 1914 dal ministro Luigi Credaro per l’inaugurazione della strada del Foscagno, non furono seminate, ma finirono in padella”.

Fra gli oggetti esposti spiccano gli sci in legno, la vecchia seggiovia che ricorda il primo impianto del 1953, coevo di una curiosa pompa di benzina. “Si deve a don Sandro Parenti, intraprendente parroco di Trepalle”, aggiunge Castellani. “Lo scrittore Giovanni Guareschi, in visita nel 1948, si ispirò a lui e allo storico sindaco Vitalini per creare i personaggi di don Camillo e Peppone”.

Già, gli originali letterari pare vengano dai pendii sotto il monte Mottolino e non dalle rive del Po. Nelle stanze è esposta anche la bricòla, lo zaino di iuta che i contrabbandieri utilizzavano per il passaggio oltre confine. Carica di caffè, di zucchero o stecche di sigarette, era trasportata nelle notti senza luna su impervi sentieri per eludere la sorveglianza.

A ricordare queste avventure di confine c’è anche un liquore, il Gin Contrabbando. “Si realizza con le bacche di ginepro che nascono spontanee nel territorio”, spiega Andrea Rocca, che lo produce nel microbirrificio in paese. “L’olio essenziale aromatico delle bacche viene arrotondato dalle cime e dalle pigne del pino mugo locale”. Il risultato è un distillato dal sapore deciso e dal profumo balsamico. “Inizieremo anche a fare whisky, ma la nostra produzione principale è la Birra 1816: sono i metri a cui si trova il birrificio, il più alto d’Europa”.

Un circolo virtuoso

L’attenzione all’ambiente è un imperativo anche per l’hôtellerie. È un esempio il macchinario entrato in funzione al Lac Salin Spa&Mountain Resort: trasforma gli scarti organici in polvere sterile, da usare come pellet, fertilizzante, alimento animale.

Il modello di economia circolare non solo migliora lo smaltimento dei rifiuti a Livigno, dove manca la raccolta differenziata e la discarica dista un centinaio di chilometri, ma risponde anche allo spirito sostenibile delle prossime Olimpiadi invernali.

L’hotel, gestito insieme ad altre due strutture dalla terza generazione della famiglia Giacomelli, del resto svela la vicinanza alla natura già dal nome, che richiama il lago salato della Blesaccia, a quasi 3.000 metri. Ma anche nel connubio tra arte e neve, con gli igloo, le baite, la Spa di ghiaccio esterna realizzata dalla scultrice livignasca Vania Cusini.

“La mia storia con questo materiale è iniziata nel 2011 in occasione di Art in Ice, storico concorso di sculture di ghiaccio di Livigno, dove ho vinto il primo premio”, racconta Cusini, che lavora anche legno, ferro, fieno nell’ex bottega di falegnameria del padre, dove espone le sue opere e organizza laboratori creativi.

Ciaspolata in Val Saliete Livigno Lombardia
Ciaspolatori in Val Saliente.

Sci di fondo già a ottobre

Livigno, località in cui d’inverno la temperatura scende fino a 20 gradi sotto lo zero, lo scorso luglio è stata confermata come la stazione sciistica più amata dagli italiani per il miglior customer care (servizio clienti) nell’ultima ricerca Italy’s Best Customer Service, a cura del Corriere della Sera e di Statista, una piattaforma globale di dati.

Un apprezzamento suffragato dai numeri: 115 chilometri di piste da sci scendono sui due versanti della valle, che ospiterà le gare di freestyle e snowboard delle Olimpiadi di Milano Cortina 2026.

Accanto alle discipline più tecniche ci sono quelle classiche. Dalla zona della Forcola, fino agli ampi prati fuori dal paese, si sviluppano 30 chilometri dedicati agli amanti del fondo, che già dal mese di ottobre trovano aperto l’anello tecnico realizzato con la neve immagazzinata e conservata dalla stagione precedente grazie al sistema dello snowfarming.

Piz Saliente 3048 metri confine Italia Svizzera Livigno Lombardia
Il Piz Saliente, 3.048 metri, al confine tra Italia e Svizzera

Sci di fondo in Val delle Mine

Calzando invece le drezola (le racchette da neve in livignasco), usate dai montanari per muoversi durante la fredda stagione, si gode del silenzio di boschi e percorsi in vallate laterali. Come il tracciato circolare della Val delle Mine: si parte nei pressi della chiesina della Tresenda per salire tra larici e pini secolari al ponte degli innamorati, tutto in legno, confortati dalla vista su una parte del gruppo del Bernina.

Sci di fondo sul percorso Tee di Val Federia

Un altro percorso molto bello è quello delle Tee di Val Federia, che attraversa ampi spazi innevati seguendo le tee, antiche baite e fienili usati dai pastori come alpeggio, disseminate sui pendii.

Paradiso anche per ciaspole e fat bike

“I due itinerari, come una decina di altri tracciati, sono gestiti e segnalati da paletti colorati: verdi e fucsia per le ciaspole, blu e arancio per lo scialpinismo e verdi per le passeggiate e fat bike”, spiega Christian Cusini, istruttore di sci e guida alpina. “Monitorati e battuti dopo ogni precipitazione, permettono di fare attività in sicurezza”.

Oltre che dello sciaplinismo

Un elemento importante soprattutto per lo scialpinismo. “La particolare morfologia di Livigno, fatta di pendii dolci, è ideale per le salite con le pelli, da integrare magari con l’uso degli impianti, per poi scendere sulle piste”.

Come l’ascesa ai 2.360 metri del rifugio Costaccia, percorso gestito che sale nel bosco e regala un grandioso panorama su tutta la valle. Davvero uno spettacolo, per il piccolo Tibet lombardo.

Come arrivare a Livigno

In auto: da Milano si imbocca la S.S. 36 fino a Colico, poi S.S. 38 in direzione Sondrio – Tirano – Bormio e S.S. 301 Passo Foscagno – Trepalle.

In treno: la stazione italiana più vicina è Tirano, collegata da Trenord alla stazione di Milano Centrale, poi autobus.

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