La storia di Mattia, suicida a 15 anni: «Deriso a scuola, lo prendevano in giro al telefono»
Il giovane di Carbonia si è tolto la vita nell'aprile 2022. Oggi il padre lo ricorda L'articolo La storia di Mattia, suicida a 15 anni: «Deriso a scuola, lo prendevano in giro al telefono» proviene da Open.
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Mattia Marotta si è tolto la vita a 15 anni in una piazzetta di Carbonia il 13 aprile 2022. Viveva il tormento di sentirsi diverso dai suoi coetanei e per questo era deriso ed emarginato. Giorni fa la stele a lui dedicata è stata sfregiata. Il padre Christian oggi al Corriere della Sera dice di augurarsi «che sia stata solo una bravata, che però fa male». Ricorda che il figlio «era molto avanti, ma questo lo faceva sentire indietro. Gli era stata diagnosticata l’ADHD (deficit da attenzione e iperattività, ndr). Era iperattivo, si alzava spesso, aveva continui gesti d’affetto verso i compagni. La scuola, però, faceva fatica a gestirlo e gli insegnanti ci tormentavano, anche se era buono e sensibile».
La storia di Mattia
Per questo «lo prendevano in giro al telefono, era stato escluso da una gita scolastica. Ma quanto soffrisse lo abbiamo scoperto solo dopo la sua morte». Prima di suicidarsi «ha mandato un messaggio alla migliore amica. In realtà aveva cominciato a scrivere i suoi sfoghi sin dal 2019». A loro «ha sempre tenuto nascosto tutto. Scriveva: “Come posso dire a mia madre che non voglio più rimanere in questo mondo?” e che aveva già tentato il suicidio. Eppure faceva di tutto per non farci preoccupare. Con noi sui mostrava sempre allegro, sorridente, spensierato. Ci ha voluto tenere all’oscuro fino alla fine. Era il suo modo di proteggerci». Anche se una volta è andato via di casa dopo una brutta discussione sulla scuola: «Gli dicevamo pazienza se perdi l’anno, importante che tu stia bene. Al contempo siamo andati da psicologo e psichiatra. Ma solo dopo il suicidio è venuto fuori il malessere che covava».
Burattino di questo mondo
Nell’ultimo messaggio ha scritto «sostanzialmente che non si sentiva apprezzato. Diceva: “Come faccio a studiare per cinque anni, laurearmi e poi essere un burattino di questo mondo?”. Oppure: “Il mio calvario è cominciato a sei anni”». E il padre racconta che «sui social c’è chi ha scritto: “E i genitori dove erano?” Ma ciò che è successo a noi può succedere a chiunque e puoi anche non accorgertene». La scuola non è attrezzata per il disagio: Servirebbero più figure qualificate. Comprendiamo che è difficile, ma bisogna tenere conto che i ragazzi spesso passano più tempo a scuola che a casa». Ora i genitori hanno un’associazione, Le Ali di Mattia: «Abbiamo anche una sede dove fare attività per i ragazzi. Un luogo dove trattarli “bene e con amore”, proprio come ci ha insegnato lui».
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