Italia segreta: guai a chi tocca le Sette

Fuoriusciti, innanzitutto. Ma anche giornalisti, psicologi, psichiatri, esperti di manipolazione mentale, politici. Ecco i nemici numero uno delle organizzazioni settarie. Nemici contro i quali si può mettere in piedi qualsiasi tipo di iniziativa pur di screditare, infamare, diffamare. In una sola parola: distruggere. Con i metodi più variegati. Dai blog in cui vengono raccontate falsità alle telefonate anonime a parenti ed amici, fino a modalità ancora più sottili ed inquietanti: dossieraggi, pedinamenti, minacce. I primi bersagli ovviamente sono gli ex adepti: chi per anni è stato compagno in una comunità, diventa all’improvviso persona da distruggere. È quello che è accaduto per anni all’interno di un’organizzazione a sfondo buddista, come racconta a Panorama Giuseppe, oggi fuoriuscito ma a lungo persona di responsabilità all’interno del gruppo: «Noi avevamo una sezione interna che aveva l’unico obiettivo di pedinare chi usciva dall’organizzazione per capire cosa facesse, chi frequentasse. In questo modo eravamo sicuri che non parlasse male di noi con giornalisti o forze dell’ordine, e non facesse proselitismo per allontanare altre persone. Stilavamo, dopo i pedinamenti, dei veri dossier». Documenti che chi scrive ha visionato: pagine e pagine di foto, di resoconti a tratti inquietanti e di indicazioni, soprattutto, delle nuove persone da seguire e attenzionare. Simile il discorso, come racconta una fuoriuscita, per i Testimoni di Geova: «allontanarsi vuol dire perdere completamente i rapporti con chi resta. Si tratta di una procedura chiamata “disconnessione”». Si viene letteralmente cancellati - dalla memoria, dai discorsi, e dai ricordi - di chi continua a far parte dell’organizzazione. O, come accade a Damanhur - che si definisce città-stato, mille anime alle porte di Torino, un culto che mette insieme Horus con la Madonna, adepti che si spogliano delle loro generalità per essere ribattezzati con il nome di un animale e di una pianta -, questo viene fatto «fisicamente». Nel grande dipinto del Tempio dell’Umanità - un abuso edilizio di circa 8.500 metri cubi distribuiti su cinque livelli, che raggiungono una profondità di 72 metri, condonato nel 1995 -, chi abbandona la comunità viene eliminato, per sempre, con calce e stucco. Il mantra sembra essere uno: chiunque fuoriesca da un’organizzazione deve essere neutralizzato psicologicamente, così da avere la garanzia che non parli mai con nessuno. Come potrebbe essere accaduto tra le cosiddette «bestioline di Novara», un gruppo attivo per anni e sul quale a breve, dopo un lungo processo anche per abusi su minori, arriverà una sentenza (l’accusa ha chiesto nei confronti dei 26 imputati quasi 230 anni di carcere). Le testimonianze sono crude, ma sarà il tribunale a stabilire la verità. C’è poi il capitolo dei giornalisti: anche loro, nel caso in cui si occupino dei temi in questione, devono essere contrastati. E ogni strumento può essere valido. Emblematico quanto accaduto ad Andrea Sceresini: tempo fa, insieme al collega Giuseppe Borello, si è infiltrato in Scientology. Ne è nato un documentario da cui emerge quali fossero le condizioni di chi lavorava all’interno della chiesa di Ron Hubbard. Da lì per Sceresini è cominciato un vero inferno fatto di calunnie spesso bislacche, offese, ingiurie. E telefonate anonime. Poi è stato aperto un blog, anch’esso anonimo, in cui Sceresini è oggetto di un feroce attacco. Nei confronti del reporter le accuse più disparate, come quella secondo cui sarebbe al soldo di Vladimir Putin o di essere un alcolista. «Semplicemente» spiega Sceresini «hanno ripreso una mia foto su Facebook in cui bevo una birra». Le telefonate, intanto, continuano. Vengono chiamati addirittura i genitori e gli zii del giornalista. Bersagliati da offese e menzogne. «Dicevano che ero un poco di buono, infamavano instancabilmente le persone che mi erano care per destabilizzare loro, e fare male a me». Chi ha chiamato, però, un giorno ha commesso un errore. Ha dimenticato di utilizzare l’opzione di anonimato e così sullo schermo è comparso il numero di chi chiamava. Sarà solo un caso, ma la sim era intestata a una persona di spicco di Scientology, nel frattempo scomparsa. Quello che pare, dunque, è che ci sia un modus operandi, definito «Dead agenting», un’attività sistematica per diffondere bugie e voci dannose sui critici, nel tentativo di screditarli «così completamente che tutti gli interessati ne saranno disgustati e non ascolteranno più le informazioni che hanno da fornire», come spiega Lorita Tinelli, psicologa, fondatrice del Cesap (Centro studi abusi psicologici) e da sempre in prima linea nel contrasto alle sette. «In Italia questo è avvenuto e avviene quasi quotidianamente. I “sostenitori” di queste organizzazioni aprono continuamente blog anonimi nei confronti dei critici e qui vengono pubblicate informazioni che sono un misto fra piccole verità e grandi bugie, in modo da confondere il lettore. Il risultato sono autentiche campagne d’odi

Jan 18, 2025 - 19:12
Italia segreta: guai a chi tocca le Sette


Fuoriusciti, innanzitutto. Ma anche giornalisti, psicologi, psichiatri, esperti di manipolazione mentale, politici. Ecco i nemici numero uno delle organizzazioni settarie. Nemici contro i quali si può mettere in piedi qualsiasi tipo di iniziativa pur di screditare, infamare, diffamare. In una sola parola: distruggere. Con i metodi più variegati. Dai blog in cui vengono raccontate falsità alle telefonate anonime a parenti ed amici, fino a modalità ancora più sottili ed inquietanti: dossieraggi, pedinamenti, minacce.

I primi bersagli ovviamente sono gli ex adepti: chi per anni è stato compagno in una comunità, diventa all’improvviso persona da distruggere. È quello che è accaduto per anni all’interno di un’organizzazione a sfondo buddista, come racconta a Panorama Giuseppe, oggi fuoriuscito ma a lungo persona di responsabilità all’interno del gruppo: «Noi avevamo una sezione interna che aveva l’unico obiettivo di pedinare chi usciva dall’organizzazione per capire cosa facesse, chi frequentasse. In questo modo eravamo sicuri che non parlasse male di noi con giornalisti o forze dell’ordine, e non facesse proselitismo per allontanare altre persone. Stilavamo, dopo i pedinamenti, dei veri dossier».
Documenti che chi scrive ha visionato: pagine e pagine di foto, di resoconti a tratti inquietanti e di indicazioni, soprattutto, delle nuove persone da seguire e attenzionare.

Simile il discorso, come racconta una fuoriuscita, per i Testimoni di Geova: «allontanarsi vuol dire perdere completamente i rapporti con chi resta. Si tratta di una procedura chiamata “disconnessione”». Si viene letteralmente cancellati - dalla memoria, dai discorsi, e dai ricordi - di chi continua a far parte dell’organizzazione.
O, come accade a Damanhur - che si definisce città-stato, mille anime alle porte di Torino, un culto che mette insieme Horus con la Madonna, adepti che si spogliano delle loro generalità per essere ribattezzati con il nome di un animale e di una pianta -, questo viene fatto «fisicamente». Nel grande dipinto del Tempio dell’Umanità - un abuso edilizio di circa 8.500 metri cubi distribuiti su cinque livelli, che raggiungono una profondità di 72 metri, condonato nel 1995 -, chi abbandona la comunità viene eliminato, per sempre, con calce e stucco.

Il mantra sembra essere uno: chiunque fuoriesca da un’organizzazione deve essere neutralizzato psicologicamente, così da avere la garanzia che non parli mai con nessuno.
Come potrebbe essere accaduto tra le cosiddette «bestioline di Novara», un gruppo attivo per anni e sul quale a breve, dopo un lungo processo anche per abusi su minori, arriverà una sentenza (l’accusa ha chiesto nei confronti dei 26 imputati quasi 230 anni di carcere). Le testimonianze sono crude, ma sarà il tribunale a stabilire la verità.

C’è poi il capitolo dei giornalisti: anche loro, nel caso in cui si occupino dei temi in questione, devono essere contrastati. E ogni strumento può essere valido. Emblematico quanto accaduto ad Andrea Sceresini: tempo fa, insieme al collega Giuseppe Borello, si è infiltrato in Scientology. Ne è nato un documentario da cui emerge quali fossero le condizioni di chi lavorava all’interno della chiesa di Ron Hubbard. Da lì per Sceresini è cominciato un vero inferno fatto di calunnie spesso bislacche, offese, ingiurie. E telefonate anonime. Poi è stato aperto un blog, anch’esso anonimo, in cui Sceresini è oggetto di un feroce attacco.
Nei confronti del reporter le accuse più disparate, come quella secondo cui sarebbe al soldo di Vladimir Putin o di essere un alcolista. «Semplicemente» spiega Sceresini «hanno ripreso una mia foto su Facebook in cui bevo una birra».
Le telefonate, intanto, continuano. Vengono chiamati addirittura i genitori e gli zii del giornalista. Bersagliati da offese e menzogne. «Dicevano che ero un poco di buono, infamavano instancabilmente le persone che mi erano care per destabilizzare loro, e fare male a me».
Chi ha chiamato, però, un giorno ha commesso un errore. Ha dimenticato di utilizzare l’opzione di anonimato e così sullo schermo è comparso il numero di chi chiamava. Sarà solo un caso, ma la sim era intestata a una persona di spicco di Scientology, nel frattempo scomparsa.

Quello che pare, dunque, è che ci sia un modus operandi, definito «Dead agenting», un’attività sistematica per diffondere bugie e voci dannose sui critici, nel tentativo di screditarli «così completamente che tutti gli interessati ne saranno disgustati e non ascolteranno più le informazioni che hanno da fornire», come spiega Lorita Tinelli, psicologa, fondatrice del Cesap (Centro studi abusi psicologici) e da sempre in prima linea nel contrasto alle sette.
«In Italia questo è avvenuto e avviene quasi quotidianamente. I “sostenitori” di queste organizzazioni aprono continuamente blog anonimi nei confronti dei critici e qui vengono pubblicate informazioni che sono un misto fra piccole verità e grandi bugie, in modo da confondere il lettore. Il risultato sono autentiche campagne d’odio».
La stessa Tinelli è stata - ed è - oggetto di attacchi continui, anche tramite libri dal dubbio valore non tanto (e non solo) per quanto scritto, ma anche per il fatto che spesso l’autore è coperto da pseudonimo e non c’è casa editrice, due dettagli che di per sé rendono l’opera poco credibile.
Parliamo, per esempio, del volume Il curioso caso Lorita Tinelli. Fenomenologia di una psicologa paragiornalista di tale Pierluigi Belisario, già noto per aver vergato nel 2016 il volume Il caso Arkeon (sempre auto-pubblicato nel mistero).

E stessa identica sorte vive un altro esperto di manipolazione, lo psichiatra Luigi Corvaglia, delegato della Fecris (Federazione europea dei centri di ricerca e di informazione sul settarismo) all’Osce, l’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa. Ed è proprio per via di tale ruolo di prestigio che, come racconta lo stesso Corvaglia, è oggetto «di campagne diffamatorie personali da parte di questi personaggi che spesso si presentano come Ong o centri studi per la difesa della libertà religiosa, attuando un’azione di lobbying presso le Nazioni Unite e il Parlamento europeo. La logica è quella di distruggere l’immagine di chi li critica piuttosto che controbattere agli argomenti perché, se lo facessero, avrebbero difficoltà a vendersi come difensori dei diritti civili».

Un esempio? Dopo che Corvaglia ha parlato di un’associazione filorussa che avrebbe legami settari, è stato attaccato negli Stati Uniti con video in cui parlano di «Corvagliologia» e sostengono che lo psichiatra sostenga il satanismo. Ecco perché occorrerebbe un intervento legislativo, come peraltro da tempo chiede la deputata pentastellata Stefania Ascari, la quale ha presentato una proposta di legge per istituire una commissione d’inchiesta sul fenomeno settario: «L’obiettivo è quello di coinvolgere esperti, associazioni e vittime che possano dare un contributo per colmare il vuoto normativo che oggi vive il Paese e che spesso garantisce alle organizzazioni settarie impunità. Chi si occupa di questo fenomeno criminale, abusante, manipolatore, viene delegittimato, viene isolato. Come tante associazioni che sono puntualmente attaccate. Per questo è importante» conclude Stefania Ascari «fare rete e avere una rete, soprattutto per le vittime che vogliono uscire dall’incubo».