Il video di Roberto Speranza e il ritorno della fantomatica «Tachipirina e vigile attesa»

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Feb 4, 2025 - 13:12
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Il video di Roberto Speranza e il ritorno della fantomatica «Tachipirina e vigile attesa»

Nel corso della pandemia di Covid-19, il protocollo ministeriale per la gestione domiciliare dei pazienti è stato oggetto di contestazioni e disinformazione da parte di alcuni gruppi di medici e avvocati. La principale strategia comunicativa adottata da questi ultimi era quella di riassumere l’intero protocollo in poche parole: «Tachipirina e vigile attesa». Questa definizione, negli anni, si è rivelata estremamente fuorviante per i cittadini italiani, inducendoli a credere che vi fosse un obbligo dall’alto di somministrare esclusivamente il paracetamolo ai pazienti, lasciandoli abbandonati a se stessi. Durante un incontro a Villafranca, Roberto Speranza ha cercato di rispondere a una domanda sul protocollo, denominato appunto Tachipirina e vigile attesa, ma la sua risposta è stata “ritagliata” e diffusa sui social per alimentare un’ulteriore narrazione fuorviante.

Per chi ha fretta

  • Non è mai stata «Tachipirina e vigile attesa» in quanto il protocollo riportava una lunga serie di raccomandazioni, inclusi diversi farmaci, per il trattamento dei pazienti a domicilio.
  • Chi ha diffuso la narrazione della «Tachipirina e vigile attesa» ha sempre ignorato di riportare l’intero protocollo.
  • Inoltre, il paracetamolo (principio attivo della Tachipirina) era riportato in un elenco solo come esempio di farmaco da usare per la terapia sintomatica. Nello specifico, il protocollo raccomandava molti altri farmaci, incluso i FANS (tra questi l’ibuprofene).
  • La “vigile attesa” non significava abbandonare il paziente a se stesso, ma un costante monitoraggio da parte del medico al fine di valutare la somministrazione dei farmaci raccomandati.

Analisi

La narrazione viene diffusa tramite diversi social, come Youtube e Facebook, riportando l’intervento pubblico di Speranza riportandone solo una parte, ossia la frase «Mai esistito il protocollo Tachipirina e vigile attesa».

Il reale intervento di Speranza

La risposta di Roberto Speranza non si limita a quella frase.

Il famoso “protocollo Tachipirina e vigile attesa è inventato da voi, perché non esiste … mi fa parlare? … Non esiste, è una vostra invenzione. È un invenzione dei No Vax, gente per bene che non ha mai visto le carte, [incomprensibile, poi un intervento della giornalista in sala]. Mi ascolti. Lei fa una domanda, senta la mia risposta. Avevamo [incomprensibile] un gruppo fatto dai migliori scienziati italiani che ha aggiornato costantemente il protocollo di cura. “Tachipirina e vigile attesa” non è un protocollo. In quel protocollo ci sono tantissime cose, l’utilizzo [frastuono in sala]. Lei legga, non si fermi [frastuono] alla prima parola…

In un video, qualcuno ha riportato lo screenshot del protocollo credendo di confermare l’esistenza del “Protocollo Tachipirina e vigile attesa”, dimostrando invece che le raccomandazioni erano molto più articolate, proprio come Roberto Speranza ha cercato di spiegare durante l’evento pubblico.

Il vero protocollo

Abbiamo trattato spesso questo argomento nel corso della pandemia. «Tachipirina e vigile attesa» risulta essere lo slogan più volte ripetuto da coloro che accusano i medici e le istituzioni di non aver voluto curare i malati Covid-19 a domicilio.

Partiamo da un fatto: vigile attesa non significa affatto abbandonare il paziente al suo destino senza far nulla, ma monitorare costantemente i suoi parametri e valutare la somministrazione di alcuni farmaci raccomandati non solo dal Ministero della Salute, ma anche dall’Organizzazione mondiale della Sanità. Questa è solo una delle raccomandazioni presenti nel protocollo insieme alla somministrazione di trattamenti sintomatici, come ad esempio il paracetamolo per la febbre. L’elenco completo, tenendo conto della circolare del Ministero della Salute del dicembre 2020, è molto più lungo:

  • vigile attesa;
  • misurazione periodica della saturazione dell’ossigeno tramite pulsossimetria;
  • trattamenti sintomatici (ad esempio paracetamolo);
  • appropriate idratazione e nutrizione;
  • non modificare terapie croniche in atto per altre patologie (es. terapie antiipertensive, ipolipemizzanti, anticoagulanti o antiaggreganti), in quanto si rischierebbe di provocare aggravamenti di condizioni preesistenti;
  • i soggetti in trattamento immunosoppressivo cronico in ragione di un precedente trapianto di organo solido piuttosto che per malattie a patogenesi immunomediata, potranno proseguire il trattamento farmacologico in corso a meno di diversa indicazione da parte dello specialista curante;
  • non utilizzare routinariamente corticosteroidi;
  • l’uso dei corticosteroidi è raccomandato nei soggetti con malattia COVID-19 grave che necessitano di supplementazione di ossigeno. L’impiego di tali farmaci a domicilio può essere considerato solo in quei pazienti il cui quadro clinico non migliora entro le 72 ore, in presenza di un peggioramento dei parametri pulsossimetrici che richieda l’ossigenoterapia;
  • non utilizzare eparina. L’uso di tale farmaco è indicato solo nei soggetti immobilizzati per l’infezione in atto;
  • non utilizzare antibiotici. Il loro eventuale uso è da riservare solo in presenza di sintomatologia febbrile persistente per oltre 72 ore o ogni qualvolta in cui il quadro clinico ponga il fondato sospetto di una sovrapposizione batterica, o, infine, quando l’infezione batterica è dimostrata da un esame microbiologico;
  • non utilizzare idrossiclorochina la cui efficacia non è stata confermata in nessuno degli studi clinici controllati fino ad ora condotti;
  • non somministrare farmaci mediante aerosol se in isolamento con altri conviventi per il rischio di diffusione del virus nell’ambiente.

A seguito dell’errata interpretazione fornita dai critici sulla “vigile attesa”, questa è stata specificata e poi sostituita dalla seguente formulazione nel 2022:

PRIMA: «vigile attesa (intesa come costante monitoraggio dei parametri vitali e delle condizioni cliniche del paziente);»

DOPO: «costante e accurato monitoraggio dei parametri vitali e delle condizioni cliniche del paziente […]»

Inoltre, era presente un elenco dei farmaci raccomandati, come le eparine e gli antibiotici, da utilizzare o meno in determinate situazioni che potevano essere verificare con il continuo monitoraggio. Per il trattamento dei sintomi erano raccomandati sia il paracetamolo che i FANS (come l’ibuprofene).

Il paracetamolo, principio attivo della Tachipirina, era riportato nel protocollo come un esempio dei prodotti raccomandati per la terapia sintomatica. Questo basta per confermare ulteriormente che la narrazione «Tachipirina e vigile attesa» risulti essere del tutto fuorviante.

Per approfondire

Suggeriamo la lettura dei nostri precedenti articoli sul tema:

Conclusioni

La narrazione della «Tachipirina e vigile attesa» risulta essere una semplificazione grossolana e fuorviante del protocollo ministeriale per la gestione domiciliare dei pazienti Covid-19. Infatti, il protocollo includeva una serie di raccomandazioni terapeutiche, tra cui diversi farmaci, mentre la vigile attesa significa un monitoraggio costante del paziente, non il suo abbandono.

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