I dazi di Trump fanno male o bene alle criptovalute?
I dazi di Trump su Canada, Messico e Cina innervosiscono anche i mercati delle criptovalute. Il bitcoin perde valore, ma c'è chi pensa che trarrà beneficio dalla guerra commerciale. Ecco perché.
I dazi di Trump su Canada, Messico e Cina innervosiscono anche i mercati delle criptovalute. Il bitcoin perde valore, ma c’è chi pensa che trarrà beneficio dalla guerra commerciale. Ecco perché
Per effetto dei dazi di Donald Trump sul Canada, il Messico e la Cina, che danno inizio a una nuova “guerra commerciale” tra gli Stati Uniti e i suoi principali soci commerciali, le criptovalute hanno visto crollare il loro valore.
COME VANNO BITCOIN, ETHER E NON SOLO
Il bitcoin, la più importante moneta digitale basata sulla crittografia, ha toccato il prezzo più basso delle ultime tre settimane, assestandosi sui 94.476 dollari. Ether, invece – un’altra criptovaluta popolare ma molto più piccola -, ha perso il 24 per cento ed è scesa ai livelli minimi dallo scorso settembre, intorno ai 2500 dollari.
L’indice CoinDesk 20, che tiene traccia delle prime venti criptovalute per capitalizzazione di mercato, è sceso del 19 per cento.
COSA C’ENTRANO I DAZI DI TRUMP CON LE CRIPTOVALUTE?
La relazione tra i dazi e l’andamento delle criptovalute non è diretta ma si spiega con i timori dei mercati per le conseguenze che la trade war – che potrebbe presto allargarsi all’Unione europea, peraltro – avrà sull’inflazione e sulla crescita economica globale; questi timori stanno spingendo gli investitori a ritirarsi dagli asset più speculativi, rischiosi e volatili, quali appunto le criptovalute, nonostante la crescente “istituzionalizzazione” del bitcoin.
LA PERDITA SARÀ SOLO NEL BREVE TERMINE?
La ritirata dal bitcoin potrebbe essere solo temporanea, però, visto che la criptovaluta viene considerata una sorta di “copertura” dai rischi inflazionari e potrebbe beneficiare anche di un eventuale indebolimento del dollaro statunitense. Tutto questo, nel caso, avverrà nel lungo termine: nell’immediato il bitcoin è stato assimilato agli altri asset rischiosi e quindi potrebbe risentire negativamente del clima di incertezza creato dai dazi e dalla guerra commerciale.
IL CALO DEL BITCOIN ERA FISIOLOGICO?
Il calo del bitcoin e delle altre criptovalute, inoltre, va inquadrato nel periodo di forte crescita del settore dopo la vittoria alle elezioni presidenziali di Trump, che ha promesso politiche favorevoli alla crypto community e nominato figure vicine a questo ambiente come David Sacks e Paul Atkins. Il 20 gennaio, giorno dell’inaugurazione del secondo mandato di Trump, il bitcoin ha raggiunto il prezzo record di 107.071 dollari.
Da quel momento, tuttavia, l’entusiasmo è un po’ scemato anche perché la Casa Bianca, al di là degli annunci sulla trasformazione dell’America nella “cripto-capitale del mondo” e sulla creazione di un gruppo di lavoro sulle criptovalute, non ha subito adottato delle misure a favore del settore: lui e la moglie hanno piuttosto lanciato delle memecoin (cioè delle criptovalute create a partire da un meme di Internet o con un intento scherzoso, almeno in teoria) che non sono state ben accolte dagli investitori in criptovalute.