Gaza aspetta la tregua. Il musicista Khader: «Provo gioia e tristezza insieme, e aspetto il cibo da dare ai miei figli » – L’intervista

Il musicista Fouad Khader insegna musica ai bambini in un campo profughi nella parte nord-occidentale della Striscia: «Spero nella fine della carestia, potrò dare ai miei figli cibi nutrienti come verdure, frutta e carne. È passato più di un anno dall'ultima volta che li hanno mangiati» L'articolo Gaza aspetta la tregua. Il musicista Khader: «Provo gioia e tristezza insieme, e aspetto il cibo da dare ai miei figli » – L’intervista proviene da Open.

Jan 18, 2025 - 06:46
Gaza aspetta la tregua. Il musicista Khader: «Provo gioia e tristezza insieme, e aspetto il cibo da dare ai miei figli » – L’intervista

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L’accordo per il cessate il fuoco nella Striscia di Gaza, siglato nella notte tra giovedì e venerdì, entrerà in vigore a partire da domenica. Anche il governo di Benjamin Netanyahu, dopo il gabinetto di guerra, dovrebbe approvare la tregua in tre fasi. «Sono felice per la fine delle ostilità, ma anche profondamente triste perché nella mia città Jabalya non c’è più niente», dice a Open il musicista e produttore musicale Fouad Khader. «Dovrò capire dove ricostruire la mia vita, ci vorranno molti anni per tornare a chi ero prima». Nonostante i festeggiamenti per il raggiungimento di un’intesa tra Hamas e Israele, mediata da Usa, Qatar ed Egitto, i palestinesi sono consapevoli della fragilità della situazione. «Ma è arrivato il tempo di ricostruire», dice. «Sia la mia casa distrutta dai bombardamenti, ma anche lo studio di registrazione». Il nord di Gaza è una delle zone più colpite dagli attacchi dell’Idf, con 34.476 edifici danneggiati, conferma l’Onu. «Noi abbiamo deciso di rimanere qui anche con la fame e l’aumento dei prezzi», afferma. E nonostante «gli attacchi continui: ieri  – spiega – ci sono stati due raid israeliani». 

Stando ai dati dello United Nations Satellite Centre, il 69% di tutte le costruzioni della Striscia sono state distrutte: il futuro di Gaza pesa 42 milioni di tonnellate di macerie. Ci vorranno almeno 14 anni per rimuoverle e smaltirle, a un costo di 1,2 miliardi di dollari. Ma la parte settentrionale della Striscia è anche «a rischio carestia». Da mesi i residenti non ricevono cibo, aveva denunciato a fine anno l’Unrwa. «Questa situazione deve finire, così potrò dare ai miei figli cibi nutrienti come verdure, frutta e carne. È passato più di un anno dall’ultima volta che hanno mangiato questi alimenti», sottolinea. Oltre alla liberazione degli ostaggi e alla scarcerazione dei detenuti palestinesi, la tregua prevede anche un aumento degli aiuti umanitari inviati a Gaza. Centinaia di camion – scrive Afp – sono in fila sul lato egiziano, pronti per entrare nella Striscia. 

Fouad Khader durante un evento nel nord della Striscia di Gaza

La scuola di musica

Fouad sogna «di tornare a una vita normale, come qualsiasi altro cittadino del mondo», confida. In questi 15 mesi di guerra si è dovuto reinventare. «La mia vita è cambiata dopo che la mia abitazione e la casa di produzione musicale che ho fondato sono state distrutte assieme a tutti gli strumenti», spiega. Così «a gennaio di un anno fa ho cominciato a insegnare musica ai bambini sfollati del nord della Striscia». Prima a Jabalya e ora più a Ovest, dopo che i raid israeliani sul campo profughi hanno distrutto «strutture e attrezzature», spiega Fouad. «Poi a febbraio – continua – ho iniziato a lavorare con il Conservatorio nazionale palestinese Edward Said». Nonostante la distruzione della sede nel quartiere di Tal Al-Hawa a Gaza City, docenti e artisti hanno continuato le attività didattiche all’interno di «una tenda didattica dove impartiscono corsi gratuiti di chitarra, ūd, violino, pianoforte, canto, a circa sessanta bambini e per tre giorni alla settimana».

Si tratta di una sorta di palliativo, e un modo per distrarli e provare ad alleviare l’impatto psicologico del conflitto: «Il suono degli strumenti messi assieme sovrasta quello delle bombe». Lì, tra le tende di un campo profughi, Sama si esercita con nuove acrobazie. Ha undici anni e, come la maggior parte degli altri bambini, non ha più una casa. L’edificio dove viveva è stato bombardato all’inizio della guerra e i soccorritori l’hanno estratta viva dalla macerie. Soltanto l’arte circense «l’ha aiutata a dimenticare per un po’ ciò che le è accaduto, e a tornare di nuovo bambina», dice il musicista. Mentre Sama apprende nuovi esercizi acrobatici, Malak suona il suo ūd. Ha imparato a pizzicare le corde dell’antico strumento mediorientale simile al liuto durante il corso di musica organizzato dal conservatorio. Sama e Malak fanno parte di un’intera generazione a cui il conflitto ha imposto un «tributo orribile», denuncia l’Unicef. «Ha provocato almeno 14.500 morti, altre migliaia di feriti, circa 17.000 non accompagnati o separati dai loro genitori e quasi 1 milione sfollati dalle loro case». E la portata dei bisogni umanitari è «enorme». «Per tutto questo spero davvero – conclude il musicista – si arrivi a una cessazione delle ostilità. Lo spero per me e la mia famiglia, per i miei studenti, i bambini e per tutti gli abitanti di Gaza».

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