Fratelli di Musk: l’amichettismo dei “patrioti” non ha confini

C’erano l’elegante moglie di Andrea Bocelli, un giovane scapigliato in scarpe da ginnastica e un signore alto e magro con un cappello da cow boy, pronti a essere ricevuti dalla presidente del Consiglio a Palazzo Chigi. La scena era talmente bizzarra che sembrava di stare sul set di un film surrealista. E invece era tutto […]

Feb 7, 2025 - 10:14
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Fratelli di Musk: l’amichettismo dei “patrioti” non ha confini

C’erano l’elegante moglie di Andrea Bocelli, un giovane scapigliato in scarpe da ginnastica e un signore alto e magro con un cappello da cow boy, pronti a essere ricevuti dalla presidente del Consiglio a Palazzo Chigi.

La scena era talmente bizzarra che sembrava di stare sul set di un film surrealista. E invece era tutto reale. Sfacciatamente reale, come l’amichettismo che detta legge nel governo italiano ai tempi dei sedicenti “patrioti”. Pratica certo antica e bipartisan, quella di privilegiare parenti e conoscenti, ma che negli ultimi due anni è ormai sdoganata senza pudori, tanto da essere esercitata persino alla luce del sole. 

Il discorso vale a maggior ragione (di Stato) se la richiesta di fare uno strappo alle regole proviene dal nostro dominus americano. Se poi a chiederlo è l’uomo più ricco (e ormai forse anche più potente) del pianeta, che per giunta è pure un amico personale della premier, ogni suo desiderio diventa un ordine.

E così, tra un cognato ministro, una sorella a reggere il partito di maggioranza e un concessionario di automobili piazzato alla guida di una società del Ministero della Cultura, ecco adesso anche l’incontro riservato e improvvisato negli uffici dell’esecutivo con il fratello dell’amico di Zio Sam.

Quello spilungone col cappello alla John Wayne di cui parlavamo sopra, infatti, è Kimbal Musk, fratello minore del più noto Elon, il quale, nell’ultimo anno e mezzo, ha stretto un legame molto solido con la nostra premier Giorgia Meloni.

Visita a sorpresa con giallo
Erano da poco passate le ore 17 del 24 gennaio scorso, quando Kimbal Musk si è presentato in piazza Colonna scortato, da un lato, da Veronica Berti, moglie e manager del cantante Andrea Bocelli, e, dall’altro, dal 31enne informatico Andrea Stroppa, che Elon ha investito della carica di suo “referente” italiano. 

Cosa volevano i tre? Parlare con la presidente del Consiglio, ovviamente. E ovviamente ci sono riusciti, benché non avessero preso nessun appuntamento. Dopodiché la comitiva ha ottenuto colloqui anche con il ministro della Cultura Alessandro Giuli e con il vicepremier e ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Matteo Salvini. E il giorno seguente Musk junior e Stroppa sono riusciti a intrufolarsi pure al Campidoglio per scambiare due parole con il sindaco di Roma Roberto Gualtieri.

Sì, ma cosa volevano precisamente? Di comunicati ufficiali sui motivi della visita, nemmeno l’ombra. Bocche cucite, o quasi. 

«Lo abbiamo accompagnato in un giro in diversi ministeri per capire come funziona», ha tagliato corto Berti, abile business-woman nel settore degli spettacoli, che pare conosca personalmente Meloni e Salvini e che avrebbe fatto da intermediaria con Kimbal.

Interpellato dai giornalisti che quel giorno erano appostati fuori dal Palazzo, il ministro Giuli ha fatto il vago: «Abbiamo parlato di cose belle, troppo presto per anticipare». E alla domanda se l’argomento riguardasse la cultura italiana, ha sfoderato un’altra risposta laconica: «Se ci sono io in genere si parla di cultura, tutti i rami della cultura». Poi un sorriso e via.

Il più loquace, come sempre, è stato Salvini, che non è proprio riuscito a trattenersi e ha immediatamente pubblicato sui suoi canali social una foto di se stesso con Musk II. Anche in questo caso, però, zero dettagli sulle ragioni del faccia a faccia: «Piacevole incontro oggi a Roma con Kimbal Musk, fratello di Elon, con il quale abbiamo parlato di innovazione, intrattenimento e delle infinite potenzialità dell’arte e della cultura italiana nel mondo», si è limitato a scrivere il vicepremier nel suo post. Mistero.

Poi, in questa stramba storia, è spuntato un altro personaggio che non t’aspetti: Gianni Infantino, presidente della Fifa, la Federazione che governa il calcio mondiale, il quale ha condiviso su Instagram una foto che lo ritrae insieme a Musk junior, Salvini e Berti scattata nell’ufficio del ministro. «Il calcio continua ad essere un grande elemento di unificazione in tutto il mondo e questo è stato un momento nella Città Eterna per esplorare ulteriormente le opportunità di avere un impatto positivo sulla vita delle persone attraverso il bellissimo gioco», ha scritto Infantino.

Secondo quanto trapelato, a Kimbal Musk premeva far conoscere alle istituzioni italiane – e probabilmente anche alla Fifa – la mega-flotta da 9mila droni da intrattenimento della Nova Sky Stories, società da lui stesso fondata circa tre anni fa.

Si tratta di normali dispositivi volanti senza pilota utilizzati per dar vita a spettacoli di luci: immaginateli come uno stormo di uccelli luminosi che si muovono sincronizzati per creare delle coreografie colorate in cielo.

Il fratello di Musk è il numero uno al mondo in questo campo: i suoi droni – acquistati dalla Intel – hanno partecipato allo show del Super Bowl e alla cerimonia di apertura delle Olimpiadi di Tokyo 2020. E ora vorrebbe portarli anche in Italia, magari a margine di qualche evento del Giubileo.

Salutismo in salsa “cow boy”
Kimbal Musk non è solo il fratello del multimiliardario ora divenuto “ministro” degli Stati Uniti (a capo del Dipartimento per l’Efficienza governativa). Sotto quell’immancabile cappello da cow boy c’è un imprenditore che – certo, beneficiando anche dell’intuito visionario di chi gli era a fianco – ha saputo costruirsi una strada propria.

Nato a Pretoria il 20 settembre 1972 (appena quindici mesi dopo Elon), Kimbal vive l’infanzia e l’adolescenza in Sudafrica. A 16 anni, in seguito al divorzio dei genitori, si trasferisce con il fratello e la sorella Tosca in Canada, terra natale di loro madre Maye. Si laurea in economia alla Queen’s University, in Ontario, poi inizia a lavorare alla Scotiabank.

Nel 1995, insieme a Elon, fonda Zip2, azienda informatica che fornisce in licenza ai giornali dei software di guide cittadine sul web: quattro anni dopo, i Musk la venderanno al gigante Compaq per 307 milioni di dollari.

Verso la fine degli anni Novanta Kimbal investe in X.com, compagnia di servizi bancari online ideata dal fratello. Nel 2000 la società si fonde con Confinity per dar vita al  colosso dei pagamenti digitali PayPal, che l’anno seguente sarà ceduto a eBay per 1,5 miliardi di dollari.

È qui che inizia l’avventura in solitaria del “piccolo Musk” nel mondo degli affari. Mentre Elon diventa uno degli esponenti di punta della Silicon Valley, Kimbal si trasferisce a New York per studiare cucina alla French Culinary School. 

Diplomatosi chef, salta in auto con l’allora moglie Jen Lewin (architetta, da cui ha avuto tre figli) e parte per un viaggio “on the road” alla ricerca di un luogo ideale in cui aprire un ristorante tutto suo. Lo trova a Boulder, in Colorado, dove nel 2004, insieme allo chef Hugo Matheson, inaugura il «bistrot comunitario» The Kitchen Boulder . 

Negli anni successivi seguono altre aperture in tutto il Paese e Kimbal si afferma come «padre fondatore del movimento alimentare moderno», che punta a combinare la buona cucina con la tutela dell’Ambiente e la promozione di uno stile di vita sano. 

Nel 2011 il fratello di Elon Musk si inventa The Kitchen Community, un’organizzazione non-profit che gira le scuole degli Stati Uniti allestendo aule all’aperto – i cosiddetti “Learning Gardens” – e insegna ai bambini l’importanza di un’alimentazione sana e di un’agricoltura sostenibile. La concezione del mondo – si può facilmente notare – è distante anni luce dal “machismo” inquinante che ispirerà, di lì a poco, l’ascesa politica di Trump.

Oggi Kimbal, che nel frattempo ha sposato Cristiana Wyly, figlia del miliardario texano Sam Wyly, siede nei board di Tesla, SpaceX e della catena di ristorazione Chipotle Mexican Grill. Secondo Forbes, il suo patrimonio ammonta a oltre 700 miliardi di dollari. 

Il cappello da cow boy? Il New York Times racconta che l’imprenditore – eclettico come il fratello più famoso – un giorno se l’è provato in un negozio di Austin e ha pensato che gli stesse bene. Da allora non se l’è più tolto.

Miniera d’oro
La presenza di Stroppa al suo fianco nelle recenti vacanze (di lavoro) romane lascia pochi dubbi sul fatto che Kimbal si sia rivolto a Elon per chiedergli di introdurlo nei palazzi del potere italiano.

Elon Musk, come noto, ha una linea diretta con Giorgia Meloni. Nel 2023 le ha fatto visita due volte: prima a Palazzo Chigi, poi ad Atreju, la festa dei Fratelli d’Italia. Lo scorso dicembre la premier ha chiesto che fosse il numero uno di Tesla a consegnarle, a New York, il Global Citizen Award, premio conferito dall’Atlantic Council. E Musk in quegli stessi giorni si è scagliato contro i giudici italiani che volevano condannare Salvini per il caso Open Arms.

Il 2025 è iniziato con le polemiche per il presunto accordo raggiunto tra Meloni e il miliardario per la fornitura all’Italia dei satelliti della galassia di Starlink, di proprietà della muskiana SpaceX. L’intesa, ma non la trattativa, è stata smentita dalla premier, mentre l’imprenditore ha a sua volta alimentato le voci con alcuni messaggi sui social («Pronti a fornire all’Italia la connettività più sicura e avanzata!», ha scritto ad esempio su X il 6 gennaio).

Ora è Kimbal a tentare di fare affari con l’Italia. Con l’amica Giorgia a capo del governo, il nostro Paese può rivelarsi una miniera d’oro per gli oligarchi del terzo millennio. E anche per i loro parenti. Quando si tratta di amici, neanche i sovranisti stanno a guardare il passaporto.