Dele Alli al Como: dall’exploit alla depressione, ascesa e caduta del non fenomeno che ha dovuto fare i conti col passato
A 29 anni ha detto sì all’ultima, vera opportunità per la sua carriera: ritrovare equilibrio e gratitudine per un mondo che gli ha voltato le spalle e lo ha spremuto fino a dare il peggio di sé L'articolo Dele Alli al Como: dall’exploit alla depressione, ascesa e caduta del non fenomeno che ha dovuto fare i conti col passato proviene da Il Fatto Quotidiano.
Un potenziale enorme, per un palcoscenico che ha dominato e poi odiato. Amato e poi rinnegato. Fino a implodere, perdendo la passione più pura. In pochissimo tempo, Dele Alli si è trasformato da promessa a rimpianto del calcio. Dal “più forte centrocampista inglese dai tempi di Paul Gascoigne” (secondo Sir Alex Ferguson) al “che fine ha fatto”, fino al Como di Fabregas. Il prime nel Tottenham, poi Everton e Besiktas. Nel mezzo, il buio e i fantasmi della depressione e i flashback di un passato che lo hanno condizionato fino a non riconoscere nemmeno sé stesso: “Dopo la Turchia, ho deciso di entrare in una struttura di riabilitazione dove si occupano di dipendenza e traumi. Ero dipendente dai sonniferi. Ho abusato di queste sostanze al punto di non poterne fare a meno. Le cose non andavano bene: non posso non ringraziare l’Everton per il supporto che mi ha dato, sono felice di aver fatto tutto questo”. Il Como bussa, Alli – a 29 anni – accoglie l’ultima vera opportunità per la sua carriera. Ritrovare equilibrio e gratitudine per un mondo che gli ha voltato le spalle e lo ha spremuto fino a dare il peggio di sé. Con il passato alle spalle (ma mai dimenticato), il centrocampista inglese riparte dall’Italia. La proposta del Como è chiara: un anno e mezzo di contratto con opzione fino al 2027, legata a presenze e convocazioni.
Un prodigio da 100 milioni finito nel dimenticatoio – Se Jude Bellingham può essere definito come il prototipo del centrocampista perfetto, Alli aveva tutto il potenziale per rappresentare un prima e un dopo in quel ruolo. Estro, fantasia, eleganza e tanti gol. Ben 67 (e 57 assist) con la maglia del Tottenham: il preludio perfetto per una carriera destinata a entrare nella storia. Tante stagioni da protagonista e una finale di Champions nel 2019, contro il Liverpool. Dopo aver raggiunto il picco, qualcosa inizia ad incepparsi nel cammino di Alli: all’Everton fa male, anzi malissimo. L’esperienza in Turchia va ancora peggio. Un crollo fisico, ma soprattutto emotivo. Cosa potrà mai essere accaduto a un 26enne dal talento sconfinato?
Gli abusi e l’alcool – Alli decide di svelare tutto di sé davanti a Gary Neville, in una celebre intervista a The Overlap intitolata “Ora è tempo di parlare”, al termine della quale anche l’ex Manchester United non riuscirà a trattenere le lacrime: “A sei anni sono stato molestato da un’amica di mia madre che stava spesso a casa nostra. Mia madre era alcolizzata. Sono stato mandato in Africa per imparare la disciplina e sono stato rimandato indietro. A 7 anni ho iniziato a fumare, a 8 a consegnare droga. Nessuno avrebbe fermato un bambino in bicicletta. A 11 sono stato appeso ad un ponte da un uomo”. Poi l’adozione e l’arrivo in Inghilterra.
I’m struggling to find the words to put with this post but please watch my most recent interview with Dele. It’s the most emotional, difficult yet inspirational conversation I’ve ever had in my life. Watch the interview on @wearetheoverlap here https://t.co/60d4IZwQmR pic.twitter.com/0cZowJGW77
— Gary Neville (@GNev2) July 13, 2023
La fragilità di Dele Alli – Da una parabola ascendente nel mondo del calcio, ne coincide una discendente: “Il momento più duro risale al periodo di Mourinho. Un giorno mi svegliai e mi guardai allo specchio letteralmente solo, a chiedermi se potevo ritirarmi già a 24 anni, non fare più le cose che amo. Questo è stato straziante”. Alli gioca poco, e dorme ancora meno. Con sonniferi e droghe, il centrocampista inglese tocca il fondo della sua carriera da calciatore e della sua vita. Decide di fermarsi, per farsi aiutare, sparendo completamente dai riflettori. Tutto quello per cui era diventato grande, lo rende impotente e fragile. Per poi, rimettersi definitivamente in gioco.
Como, l’ultima occasione – E così, dopo oltre due anni di inattività, il Como gli offre una nuova ed ultima occasione. Prima la presenza sugli spalti del Sinigaglia per la partita tra Como e Roma, poi l’inizio degli allenamenti il 26 dicembre, nel giorno di Santo Stefano. Aveva iniziato a parte, Fabregas ha deciso di farlo allenare con il gruppo. Ora, il tesseramento (ormai) ufficiale. Una decisione fortemente voluta dalla società, per una prima volta anche in Serie A. “Non gioca una partita da tanto tempo ma è tornato a respirare l’aria di una squadra. A Marbella (luogo di ritiro del Como) ha lavorato un po’ con il gruppo, è stata una richiesta della società quella di portarlo con noi. Lo vedo nel ruolo di Nico Paz, che è un giocatore per noi importantissimo. Siamo qua per aiutarlo, speriamo che possa tornare quello di una volta”. Non solo Fabregas e il Como. Tutto il mondo del calcio spera di riaccogliere uno dei più grandi what if della storia recente. Un’ultima opportunità. Per ritrovare sé stesso.
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