Caro bollette: nel prossimo trimestre attesi nuovi rialzi
Fra il 1999 e il 2007 in Italia è stata attuata la liberalizzazione del mercato dell’energia elettrica. A conti fatti, il passaggio al mercato libero si è fatto molto sentire nelle tasche degli italiani. Come riferisce Milano Finanza, il margine di chi compra elettricità alla borsa elettrica per poi rivenderla ai propri utenti può arrivare fino al 50 per cento. Pratica, questa, attuata da molto tempo, all’incirca da quando è stato implementato il regime di liberalizzazione dell’energia elettrica; all’inizio in maniera graduale, infine allargata a tutte le utenze dal 1° luglio 2024, salvo che per i 3,8 milioni di clienti vulnerabili (per età, situazione economica o disabilità).Siamo quindi di fronte a un paradosso, quello di una liberalizzazione che aumenta i prezzi invece che diminuirli. A salvarsi non sono nemmeno i clienti vulnerabili, che hanno visto un aumento della bolletta del 12 per cento nel terzo trimestre 2024, attribuito dall’Arera “all’aumento complessivo della spesa per la materia energia”. Ma la stangata peggiore per le famiglie italiane è in arrivo nel prossimo trimestre, e vedrà secondo alcune stime un aumento del 18 per cento sulle bollette. Parliamo, per ogni utenza, di circa 250-300 euro annui.Secondo Pier Luigi Bersani, intervenuto a Dimartedì su la7, una delle ragioni per questi aumenti starebbe nel mutato ruolo di Acquirente unico, la società controllata da Gestore dei Servizi Energetici, che dal 1999, anno di fondazione, ha il compito di comprare e vendere energia a prezzi moderati. Fino a pochi anni fa lo faceva mediante contratti di lungo e medio periodo, che garantivano prezzi più bassi. Dal 2016, tuttavia, i prezzi dei contratti sono stati allineati a quelli di Borsa, con “il riferimento esclusivo al prezzo che si forma nel mercato a pronti ai fini della quantificazione dei costi di acquisto sostenuti da Acquirente unico per l’approvvigionamento dell’energia elettrica necessaria a soddisfare il fabbisogno dei clienti del servizio ‘Maggior Tutela Riformata’”. La palla è insomma passata alla Borsa elettrica.Giova ricordare che il mercato dell’energia elettrica nel nostro Paese è stato liberalizzato, su input dell'Unione Europea, nel 1999 e nel 2007, con decreti che prendono il nome di “Bersani” e “Bersani bis”. L’adeguamento dei prezzi dei contratti di Acquirente unico, invece, è stato fatto durante la fine del governo Renzi e l’inizio di quello Gentiloni.Il passaggio al mercato libero ha creato situazioni surreali. Come ad esempio l’impossibilità per Acquirente unico di continuare a stipulare quei contratti a medio o lungo periodo utili a mantenere prezzi bassi. Dovendosi anch’essa approvvigionare da venditori che basano i loro prezzi sulle quotazioni della Borsa elettrica. La volatilità dei prezzi, le speculazioni e le tensioni geopolitiche legate al conflitto in Ucraina hanno fatto il resto. Da una stima fatta sui dati del 2022, citata da Milano Finanza, quando i prezzi dell’energia erano schizzati alle stelle per via dell’invasione russa e delle sanzioni, si può evincere come la differenza fra un contratto di medio o lungo termine e i prezzi di Borsa avrebbero potuto comportare un risparmio di un miliardo di euro sulle bollette del mercato tutelato. A pagare, come sempre, sono i cittadini, compresi quelli vulnerabili.
Fra il 1999 e il 2007 in Italia è stata attuata la liberalizzazione del mercato dell’energia elettrica. A conti fatti, il passaggio al mercato libero si è fatto molto sentire nelle tasche degli italiani. Come riferisce Milano Finanza, il margine di chi compra elettricità alla borsa elettrica per poi rivenderla ai propri utenti può arrivare fino al 50 per cento. Pratica, questa, attuata da molto tempo, all’incirca da quando è stato implementato il regime di liberalizzazione dell’energia elettrica; all’inizio in maniera graduale, infine allargata a tutte le utenze dal 1° luglio 2024, salvo che per i 3,8 milioni di clienti vulnerabili (per età, situazione economica o disabilità).
Siamo quindi di fronte a un paradosso, quello di una liberalizzazione che aumenta i prezzi invece che diminuirli. A salvarsi non sono nemmeno i clienti vulnerabili, che hanno visto un aumento della bolletta del 12 per cento nel terzo trimestre 2024, attribuito dall’Arera “all’aumento complessivo della spesa per la materia energia”. Ma la stangata peggiore per le famiglie italiane è in arrivo nel prossimo trimestre, e vedrà secondo alcune stime un aumento del 18 per cento sulle bollette. Parliamo, per ogni utenza, di circa 250-300 euro annui.
Secondo Pier Luigi Bersani, intervenuto a Dimartedì su la7, una delle ragioni per questi aumenti starebbe nel mutato ruolo di Acquirente unico, la società controllata da Gestore dei Servizi Energetici, che dal 1999, anno di fondazione, ha il compito di comprare e vendere energia a prezzi moderati. Fino a pochi anni fa lo faceva mediante contratti di lungo e medio periodo, che garantivano prezzi più bassi. Dal 2016, tuttavia, i prezzi dei contratti sono stati allineati a quelli di Borsa, con “il riferimento esclusivo al prezzo che si forma nel mercato a pronti ai fini della quantificazione dei costi di acquisto sostenuti da Acquirente unico per l’approvvigionamento dell’energia elettrica necessaria a soddisfare il fabbisogno dei clienti del servizio ‘Maggior Tutela Riformata’”. La palla è insomma passata alla Borsa elettrica.
Giova ricordare che il mercato dell’energia elettrica nel nostro Paese è stato liberalizzato, su input dell'Unione Europea, nel 1999 e nel 2007, con decreti che prendono il nome di “Bersani” e “Bersani bis”. L’adeguamento dei prezzi dei contratti di Acquirente unico, invece, è stato fatto durante la fine del governo Renzi e l’inizio di quello Gentiloni.
Il passaggio al mercato libero ha creato situazioni surreali. Come ad esempio l’impossibilità per Acquirente unico di continuare a stipulare quei contratti a medio o lungo periodo utili a mantenere prezzi bassi. Dovendosi anch’essa approvvigionare da venditori che basano i loro prezzi sulle quotazioni della Borsa elettrica. La volatilità dei prezzi, le speculazioni e le tensioni geopolitiche legate al conflitto in Ucraina hanno fatto il resto.
Da una stima fatta sui dati del 2022, citata da Milano Finanza, quando i prezzi dell’energia erano schizzati alle stelle per via dell’invasione russa e delle sanzioni, si può evincere come la differenza fra un contratto di medio o lungo termine e i prezzi di Borsa avrebbero potuto comportare un risparmio di un miliardo di euro sulle bollette del mercato tutelato. A pagare, come sempre, sono i cittadini, compresi quelli vulnerabili.