Parigi: addio all' ultimo ufficio turistico della città

Au revoir, Paris.Adesso è ufficiale. Parigi non avrà più un Ufficio per il turismo. La notizia è arrivata nella giornata di domenica e ha subito dato vita a non poche polemiche. >, ha affermato Corinne Menegaux, direttrice generale del suddetto Ufficio. Insomma, addio a dépliant e guide cartacee, ormai fastidiosi orpelli del passato. Le nuove generazioni si spostano sui social e pretendono risposte rapide: "i turisti vogliono informazioni immediate, ora, ovunque si trovino. Il modello precedente non è più efficace", ha sentenziato Menegaux al quotidiano Le Parisien. Tuttavia, in Francia sono in molti a storcere il naso. In primis perché la chiusura arriva in un periodo in cui la Ville Lumière si conferma la città più visitata al mondo: 50 milioni di persone l'anno, di cui 37 solamente nell'area urbana. Numeri in costante aumento nel 2024, complice anche la forza attrattiva dei Giochi olimpici e il recente periodo natalizio. > , ha dichiarato Stephane Villain, presidente della Federazione nazionale degli organismi relativi al turismo. >. Al posto dall'ufficio fisico, l'amministrazione parigina ha previsto l'implementazione di altre soluzioni, tra cui un servizio di messaggistica istantanea su Whatsapp per ricevere consigli personalizzati. Al di là delle perplessità, l'iniziativa non mira a sopprimere le attività di accoglienza e informazione ma punta a riorganizzarle. Con una promessa: la riapertura entro il 2026 di almeno 50 chioschi che dovranno diventare veri e propri centri per informazioni e assistenza. La chiusura rappresenta il capolinea di un percorso iniziato anni fa. Creato nel 1971 grazie a una sinergia tra la Camera di Commercio e la capitale francese, l’Ufficio del Turismo era stato ribattezzato come "Paris je t'aime”, divenendo una vera e propria istituzione e punto di riferimento. Da sempre ha avuto come sede quella dell’Hotel de Ville; le olimpiadi sono state il pretesto per trasferirlo nel quindicesimo arrondissement . Adesso appartiene definitivamente al passato. La notizia fa scaturire diverse riflessioni. Scelte simili, infatti, potrebbero dare vita a future disuguaglianze, dove a essere colpite saranno soprattutto le fasce più anziane della popolazione e chi non è in possesso di competenze digitali. Inoltre, la stessa amministrazione parigina sembra fare un eccessivo affidamento sui social network, in particolar modo TikTok. Sul destino del social cinese però una svolta in senso negativo potrebbe arrivare dagli Stati Uniti. Le preoccupazioni americane riguardano la miriade di informazioni nelle mani di Pechino. Dati che il Dragone potrebbe utilizzare a favore della sua propaganda e come grimaldello per aumentare la disinformazione su diverse tematiche. È la società ByteDance a insospettire Washington: la questione è stata deferita alla Corte Suprema, la quale sarà chiamata a esprimersi il 19 gennaio. Molte le incognite sul futuro; i portavoce del social network non ci stanno e invocano il Primo Emendamento sulla libertà di parola e di stampa. >, ha dichiarato Noel Francisco, avvocato di ByteDance. E occhio pure a quanto deciderà in merito Donald Trump. Il Presidente in pectore nel 2020 aveva tentato di boicottare il social cinese all'interno degli States. Tuttavia, durante l'ultima campagna elettorale sembra aver cambiato idea, arrivando a depositare una memoria per esortare la Corte Suprema a bloccare la legge. Inoltre, il tycoon potrebbe chiedere al suo nuovo procuratore generale di astenersi dall'applicarla. I prossimi giorni saranno ad ogni modo decisivi.

Jan 14, 2025 - 15:50
Parigi: addio all' ultimo ufficio turistico della città


Au revoir, Paris.

Adesso è ufficiale. Parigi non avrà più un Ufficio per il turismo. La notizia è arrivata nella giornata di domenica e ha subito dato vita a non poche polemiche. >, ha affermato Corinne Menegaux, direttrice generale del suddetto Ufficio. Insomma, addio a dépliant e guide cartacee, ormai fastidiosi orpelli del passato. Le nuove generazioni si spostano sui social e pretendono risposte rapide: "i turisti vogliono informazioni immediate, ora, ovunque si trovino. Il modello precedente non è più efficace", ha sentenziato Menegaux al quotidiano Le Parisien. Tuttavia, in Francia sono in molti a storcere il naso. In primis perché la chiusura arriva in un periodo in cui la Ville Lumière si conferma la città più visitata al mondo: 50 milioni di persone l'anno, di cui 37 solamente nell'area urbana. Numeri in costante aumento nel 2024, complice anche la forza attrattiva dei Giochi olimpici e il recente periodo natalizio. > , ha dichiarato Stephane Villain, presidente della Federazione nazionale degli organismi relativi al turismo. >.

Al posto dall'ufficio fisico, l'amministrazione parigina ha previsto l'implementazione di altre soluzioni, tra cui un servizio di messaggistica istantanea su Whatsapp per ricevere consigli personalizzati. Al di là delle perplessità, l'iniziativa non mira a sopprimere le attività di accoglienza e informazione ma punta a riorganizzarle. Con una promessa: la riapertura entro il 2026 di almeno 50 chioschi che dovranno diventare veri e propri centri per informazioni e assistenza. La chiusura rappresenta il capolinea di un percorso iniziato anni fa. Creato nel 1971 grazie a una sinergia tra la Camera di Commercio e la capitale francese, l’Ufficio del Turismo era stato ribattezzato come "Paris je t'aime”, divenendo una vera e propria istituzione e punto di riferimento. Da sempre ha avuto come sede quella dell’Hotel de Ville; le olimpiadi sono state il pretesto per trasferirlo nel quindicesimo arrondissement . Adesso appartiene definitivamente al passato. La notizia fa scaturire diverse riflessioni. Scelte simili, infatti, potrebbero dare vita a future disuguaglianze, dove a essere colpite saranno soprattutto le fasce più anziane della popolazione e chi non è in possesso di competenze digitali. Inoltre, la stessa amministrazione parigina sembra fare un eccessivo affidamento sui social network, in particolar modo TikTok.

Sul destino del social cinese però una svolta in senso negativo potrebbe arrivare dagli Stati Uniti. Le preoccupazioni americane riguardano la miriade di informazioni nelle mani di Pechino. Dati che il Dragone potrebbe utilizzare a favore della sua propaganda e come grimaldello per aumentare la disinformazione su diverse tematiche. È la società ByteDance a insospettire Washington: la questione è stata deferita alla Corte Suprema, la quale sarà chiamata a esprimersi il 19 gennaio. Molte le incognite sul futuro; i portavoce del social network non ci stanno e invocano il Primo Emendamento sulla libertà di parola e di stampa. >, ha dichiarato Noel Francisco, avvocato di ByteDance. E occhio pure a quanto deciderà in merito Donald Trump. Il Presidente in pectore nel 2020 aveva tentato di boicottare il social cinese all'interno degli States. Tuttavia, durante l'ultima campagna elettorale sembra aver cambiato idea, arrivando a depositare una memoria per esortare la Corte Suprema a bloccare la legge. Inoltre, il tycoon potrebbe chiedere al suo nuovo procuratore generale di astenersi dall'applicarla. I prossimi giorni saranno ad ogni modo decisivi.