Maxi richiamo di Coca-Cola dagli scaffali d’Europa: clorato oltre i limiti. Cos’è e quali sono i rischi

L’imbottigliatore europeo in Belgio ritira lattine e bottiglie di vetro vendute anche in Olanda, Regno Unito, Germania, Francia e Lussemburgo

Gen 27, 2025 - 18:14
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Maxi richiamo di Coca-Cola dagli scaffali d’Europa: clorato oltre i limiti. Cos’è e quali sono i rischi

Roma, 27 gennaio 2025 – Non sappiamo di quante bottiglie si tratti ma è chiaro che i numeri sono notevoli. C’è stato un maxi richiamo di bibite in Europa, Coca-Cola ma anche Sprite e Fanta e non solo. Il motivo è l’eccessivo contenuto di clorato rilevato nel prodotto. L’allarme arriva dal Belgio ma bottiglie di vetro e lattine incriminate sono finite anche sugli scaffali di OlandaGran Bretagna, Germania, Francia e Lussemburgo. 

Ad annunciare il ritiro dei prodotti – Coca-Cola, Sprite, Fanta, Fuze Tea, Minute Maid, Nalu, Royal Bliss e Tropico – è stato l’imbottigliatore europeo di Coca Cola con sede in Belgio. 

Cosa sono i clorati e quali sono i rischi

I clorati sono sali dell’acido clorico che possono essere presenti in alimenti e bevande preparati con acqua trattata con cloro oppure contaminati con sanificanti contenenti cloro. La Commissione Ue ha fissato dei limiti ai residui di clorato nei prodotti commercializzati nell’Unione, al di sotto dei quali i rischi vengono considerati tollerabili. Le conseguenze sulla salute in caso di assunzione eccessiva possono essere acute come la limitazione degli scambi di ossigeno nel sangue o croniche, e quest’ultimo è il caso più frequente: una esposizione ripetuta al clorato può avere ripercussioni sul metabolismo dello iodio, inibendone l’assorbimento.  

In particolare, spiega l’EFSA, l’Autorità Europea per la Sicurezza alimentare, un’esposizione a lungo termine può essere nociva per la salute dei bambini, soprattutto di quelli che soffrono di una carenza di iodio. 

In genere gli alimenti più a rischio contaminazione sono frutta e verdura, surgelati in primis. La fonte principale di clorato nella dieta è però l'acqua potabile, che probabilmente contribuisce fino al 60% dell’esposizione cronica al clorato per i neonati (fonte EFSA). 

Notizia in aggiornamento