La tragedia di Manuel. Muore a 23 anni al lavoro. Patteggiano i due imputati

Sono il datore di lavoro e l’uomo al volante della motrice accusati di omicidio colposo: per loro pene inferiori a due anni. Resta aperta la questione risarcitoria.

Jan 16, 2025 - 06:19
La tragedia di Manuel. Muore a 23 anni al lavoro. Patteggiano i due imputati

Un ragazzo buono e appassionato di motori, Manuel Cavanna. Che amava il cross, la pesca e la famiglia con cui abitava alle Chianacce, nel comune di Foiano della Chiana. Morto tragicamente nel piazzale esterno della ditta ’Elle Emme’ alla Tre Berte, il 19 aprile scorso. Colpito al petto da un profilato di ferro usato per sbloccare l’autoarticolato su cui il giovane meccanico, 23 anni, il suo datore di lavoro e l’uomo al volante della motrice con semirimorchio telescopico quel giorno stavano lavorando. Un colpo violento, che non lasciò scampo al ragazzo. Una tragedia che pose nuovamente l’accento sui troppi incidenti sul lavoro in Italia, facendo piombare nel dolore l’intera comunità delle Chianacce.

Il titolare della ditta di Centoia, frazione di Cortona, per cui Cavanna lavorava ha patteggiato ieri un anno, 7 mesi e 20 giorni per l’omicidio colposo in ragione della violazione della normativa relativa alla sicurezza sul lavoro, che è un’aggravante. Era difeso dall’avvocato Luca Fanfani di Arezzo. Il 47enne di Chianciano al volante della motrice con il semi-rimorchio telescopico che apparteneva alla cooperativa di cui era socio, assistito dagli avvocati Giacomo Gonzi e Roberto Romagnoli, ha patteggiato un anno e mezzo. Solo quest’ultimo imputato era ieri alle 13.30 nell’aula a piano terra di palazzo di giustizia, davanti al gup Chiara Minerva. Il titolare della ditta ha avuto invece un’indisposizione per cui non ha potuto essere in tribunale.

La pena è stata sospesa per entrambi. Se sul fronte penale cala dunque il sipario sulla tragedia, resta aperta la questione civilistica del risarcimento del danno che probabilmente, alla luce del patteggiamento, potrebbe chiudersi in tempi abbastanza rapidi. "Un dramma che è stato molto sentito anche dal mio assistito sotto il profilo umano – si è limitato a commentare l’avvocato Fanfani – perché il legame fra lui e Manuel Cavanna era simile a quello che si può avere con un figlio. E’ anche la ragione per cui questa vicenda ha visto la presenza del datore di lavoro e dell’altro indagato subito in procura per spiegare cosa era accaduto senza sottrarsi minimamente alle proprie responsabilità. C’era un tale trasporto emotivo che il mio assistito non avrebbe consentito di fare altro, anche a livello strategico".

L’infortunio nella ditta delle Tre Berte a Montepulciano, come si ricorderà, avvenne perché non si riusciva a richiudere la parte scorrevole del semi-rimorchio. Fu dunque fatta una manovra ma non in condizione di sicurezza. Usando un profilato di ferro a contrasto tra un escavatore e, appunto, il semirimorchio. Quando il 47enne di Chianciano era salito sulla motrice provando nuovamente a retromarcia mentre il titolare dell’officina teneva il profilato, questo all’improvviso si era piegato centrando al petto Cavanna.