La montagna schiacciata tra sicurezza e adrenalina

Voglia di performance e piacere del brivido non sono i migliori compagni di un’uscita. Certa comunicazione e voglia di apparire sui social inducono a comportamenti rischiosi. E fanno perdere il piacere dell’esperienza L'articolo La montagna schiacciata tra sicurezza e adrenalina proviene da Montagna.TV.

Jan 14, 2025 - 15:57
La montagna schiacciata tra sicurezza e adrenalina

Sempre di più si insiste nel vedere la montagna come un contesto assai pericoloso, pieno di situazioni potenzialmente dannose. Parallelamente si persevera con una comunicazione dissennata infarcita di “adrenalina” e “mozzafiato”. Un corto circuito che non aiuta a far comprendere che frequentare la montagna significa accogliere l’elemento di rischio presente, accanto di tanti altri aspetti decisamente positivi, utili alla crescita di ciascuno.

C’è un disperato bisogno di conoscere il rischio, non di eliminarlo! Ogni metro della montagna presenta situazioni di opportunità e di rischio, ed è solo il nostro accostamento alla realtà che indirizza l’attitudine a decifrarla come buona o cattiva, salutare o nociva.

Attraversare il rischio significa sviluppare atteggiamenti, abilità, conoscenza e relazione con gli spazi attraversati. Pretendere di eliminarlo, significa ridurre la montagna ad un asettico luna park, da visitare passivi e “sicuri”. Eppure si persevera con contrapposti messaggi d’ossessiva e irrealizzabile “sicurezza”, alternati a pulsioni “no limits” degne delle peggiori distorsioni della pubblicità spazzatura.

Tutto questo annienta la possibilità di mettere a fuoco e distinguere rischi e opportunità, di avvicinarsi all’esperienze in montagna con regolarità, comprenderne la geografia profonda e tenere insieme la paura con la curiosità.

Si tratta di riacquistare una visione più equilibrata, eliminare l’ansia di controllo di ogni spazio naturale e scartare le baggianate da superuomini in grado di fare tutto a patto d’essere doverosamente attrezzati. Riconoscersi vulnerabili e imperfetti è un primo passo per auto proteggersi, senza regole né divieti, oltre a disfarsi della mania del controllo, inattuabile negli spazi naturali non codificati.

Se non si attraversano gradualmente situazioni delicate, non è possibile sviluppare gli strumenti utili a governare le circostanze impreviste. Di nuovo torniamo alla necessità di raccontare la montagna, specie per gli addetti ai lavori, con cognizione di causa, dove le situazioni di rischio possono persino rappresentare un aiuto nei processi educativi, a patto di ricordare che tutto ciò incontriamo dipende dalle nostre azioni. Perché le montagne non sono buone, né cattive o assassine, semplicemente racchiudono mille elementi di pericolo ed opportunità, terribili o meravigliosi, che sta a noi imparare a riconoscere.

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