La debolezza economica dell’Europa | L’analisi Lucrezia Reichlin, London Business School

I numeri di Eurostat dicono che “la situazione è preoccupante. Va male l’Italia, vanno male la Francia e la Germania, non la Spagna e il Portogallo. In generale si conferma l’idea che l’Europa è molto debole rispetto agli Stati Uniti. Questo non mi sorprende: l’insieme delle politiche è stata molto più restrittiva, e paghiamo il […] L'articolo La debolezza economica dell’Europa | L’analisi Lucrezia Reichlin, London Business School proviene da Osservatorio Riparte l'Italia.

Feb 3, 2025 - 22:53
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La debolezza economica dell’Europa | L’analisi Lucrezia Reichlin,  London Business School

I numeri di Eurostat dicono che “la situazione è preoccupante. Va male l’Italia, vanno male la Francia e la Germania, non la Spagna e il Portogallo. In generale si conferma l’idea che l’Europa è molto debole rispetto agli Stati Uniti. Questo non mi sorprende: l’insieme delle politiche è stata molto più restrittiva, e paghiamo il prezzo della mancata spinta della domanda interna”.

Lo afferma Lucrezia Reichlin, economista e docente alla London Business School, in un’intervista alla Stampa aggiungendo che la minaccia dei dazi potrebbe peggiorare il quadro.

C’è un’enorme incertezza che deprime gli investimenti, non solo per le tariffe ma anche sul lato finanziario. Il dollaro sarà sempre meno una moneta globale di riserva, e questo aumenterà la frammentazione dell’economia mondiale in aree regionali”.

C’è bisogno di una scossa nei grandi Paesi, in primis in Germania, ma ormai prevale ovunque l’agenda di politica interna. L’Italia ha gli stessi problemi dell’Europa, al cubo. Abbandonerei anzitutto la retorica secondo la quale andiamo meglio della Germania: se va male la Germania, va male l’Italia. L’occupazione va bene, peccato che i salari e la produttività siano bassi. Si sono fatti pochi investimenti in alto valore aggiunto, si continua a perdere tempo per interventi che fanno poco per la riqualificazione produttiva del Paese. Occorrerebbe credere di più nella costruzione di capitale umano: siamo da decenni esportatori di cervelli, rischiamo di trasformarci in un Paese di turismo e pensionati. Un governo come questo, che ha davanti a sé qualche anno di stabilità politica, dovrebbe credere di più in scelte di lungo periodo”.

La decisione di Trump di puntare tutto sull’abbattimento del prezzo del petrolio e la cancellazione degli accordi di Parigi funzionerà solo nel breve periodo. In questo momento sono in Kuwait ad una riunione della Banca mondiale con molti Paesi nordafricani e mediorientali: in tutti loro c’è consapevolezza del fatto che l’era del petrolio e del gas finirà. E il loro partner principale non sono gli Stati Uniti, bensì la Cina. L’Europa con Pechino dovrebbe coltivare una collaborazione competitiva”.

Infine, “il caso di DeepSeek dimostra che nemmeno gli Stati Uniti sono un modello ideale, ma di certo non lo è quello europeo”, conclude.

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