FREDDO e NEVE da record: nei giorni della merla
L’ondata di gelo che colpì l’Italia durante i cosiddetti “giorni della merla” del 1999 è ricordata come uno degli eventi meteo più estremi di quel decennio. Tradizionalmente, gli ultimi tre giorni di gennaio, noti per essere i più freddi dell’anno secondo la tradizione popolare, furono segnati quell’anno da un’ondata di aria artica che investì gran […] FREDDO e NEVE da record: nei giorni della merla
L’ondata di gelo che colpì l’Italia durante i cosiddetti “giorni della merla” del 1999 è ricordata come uno degli eventi meteo più estremi di quel decennio. Tradizionalmente, gli ultimi tre giorni di gennaio, noti per essere i più freddi dell’anno secondo la tradizione popolare, furono segnati quell’anno da un’ondata di aria artica che investì gran parte della penisola italiana, trasformandola in un teatro di gelo e neve.
Un crollo termico storico: le cause atmosferiche
L’origine di questo evento meteo eccezionale fu una possente incursione di aria fredda proveniente direttamente dalla regione artica. Questa discesa di masse d’aria gelida, innescata da un potente anticiclone sull’Europa settentrionale e da una depressione centrata sul Mediterraneo, determinò un calo vertiginoso delle temperature su tutto il territorio italiano. Le condizioni di gelo si aggravarono ulteriormente per la presenza di un “cuscinetto freddo” che si formò in pianura, amplificando l’intensità del freddo per diversi giorni consecutivi.
Il nord Italia stretto nella morsa del freddo
Le regioni settentrionali furono le più colpite dall’ondata di gelo. In Lombardia e Piemonte, le temperature minime scesero a livelli eccezionalmente bassi, con valori che raggiunsero i -15°C nelle pianure e toccarono picchi di -25°C nelle aree alpine. Nelle zone montane, il gelo fu accompagnato da nevicate abbondanti, che provocarono notevoli disagi nei trasporti e gravi difficoltà per le attività agricole. Le pianure padane, già vulnerabili alle inversioni termiche, videro la formazione di estesi strati di ghiaccio, rendendo impraticabili molte strade e rallentando le attività quotidiane.
Gelo e neve anche al centro Italia
Le regioni centrali non furono risparmiate dal rigido inverno. Sulle città situate lungo l’Appennino centrale, si registrarono temperature sotto lo zero per diversi giorni consecutivi, accompagnate da intense nevicate. In Abruzzo e Molise, in particolare, gli accumuli di neve superarono il metro di altezza in alcune località montane, creando condizioni difficili sia per i residenti che per i soccorsi. Roma, sebbene non colpita da nevicate significative, sperimentò temperature notturne intorno agli 0°C, un evento raro per la capitale.
Lungo le coste del Tirreno e dell’Adriatico centrale, l’aria gelida determinò un drastico abbassamento delle temperature, con episodi di ghiaccio che interessarono persino le zone collinari. I trasporti pubblici e privati subirono interruzioni e ritardi, mentre nelle aree montane furono necessarie operazioni di soccorso per raggiungere le località isolate.
Sud Italia sotto la neve: eventi eccezionali in Puglia e Calabria
La morsa del freddo non si fermò al centro Italia, ma colpì duramente anche le regioni meridionali. In Puglia, Basilicata e Calabria, la neve fece la sua comparsa anche lungo le coste, un fenomeno rarissimo per queste aree. Bari e Brindisi, città solitamente caratterizzate da un clima mite, furono imbiancate da nevicate che causarono pesanti disagi alla viabilità. I collegamenti stradali e ferroviari subirono gravi rallentamenti, e i rifornimenti di beni essenziali furono compromessi in molte località.
Nelle zone interne, l’accumulo di neve raggiunse livelli record, con bufere alimentate da venti gelidi che crearono vere e proprie situazioni di emergenza. Gli agricoltori e gli allevatori del sud dovettero affrontare enormi difficoltà, con danni alle colture e problemi nell’approvvigionamento di foraggio per il bestiame.
Impatti sulle infrastrutture e sulla popolazione
L’ondata di gelo del 1999 ebbe conseguenze pesanti anche sulle infrastrutture. Le principali arterie autostradali e ferroviarie furono bloccate o chiuse per motivi di sicurezza, con numerosi tratti completamente ghiacciati o innevati. In molte città italiane, il gelo rese impossibile la normale circolazione, con strade urbane trasformate in piste scivolose. Gli ospedali, intanto, registrarono un aumento significativo dei ricoveri dovuti a incidenti causati dal ghiaccio e a malattie respiratorie aggravate dalle temperature estreme.
La protezione civile fu impegnata in numerosi interventi per garantire l’accesso ai servizi essenziali nelle aree più colpite, mentre i meteorologi continuarono a monitorare l’eccezionale situazione climatica, definendola come uno degli eventi più significativi della fine del XX secolo.
Tradizioni popolari e memoria collettiva
Il legame tra i giorni della merla e il gelo del 1999 è rimasto vivo nella memoria collettiva degli italiani. Questa credenza popolare, che identifica gli ultimi tre giorni di gennaio come i più freddi dell’anno, trovò in quell’evento un riscontro concreto, alimentando il fascino delle tradizioni legate al meteo.
L’ondata di gelo del 1999 sottolineò la vulnerabilità dell’Italia di fronte a fenomeni estremi, evidenziando l’importanza di una maggiore preparazione per affrontare situazioni meteo avverse.