Come creare mini nodi intermodali nei piccoli comuni per una mobilità sostenibile

Nei comuni medio-piccoli i terminal degli autobus hanno generalmente una funzione di base: consentire la salita e la discesa dei passeggeri. Analogamente, i parcheggi pubblici sono concepiti come semplici aree dove lasciare l’automobile. Tuttavia, queste infrastrutture potrebbero trasformarsi in veri e propri nodi di scambio intermodali, punti strategici dove è possibile passare comodamente da un […] The post Come creare mini nodi intermodali nei piccoli comuni per una mobilità sostenibile first appeared on QualEnergia.it.

Jan 16, 2025 - 10:04
Come creare mini nodi intermodali nei piccoli comuni per una mobilità sostenibile

Nei comuni medio-piccoli i terminal degli autobus hanno generalmente una funzione di base: consentire la salita e la discesa dei passeggeri. Analogamente, i parcheggi pubblici sono concepiti come semplici aree dove lasciare l’automobile.

Tuttavia, queste infrastrutture potrebbero trasformarsi in veri e propri nodi di scambio intermodali, punti strategici dove è possibile passare comodamente da un mezzo di trasporto all’altro.

L’intermodalità è cruciale per una mobilità sostenibile perché va a ridurre la dipendenza dall’auto privata. Quando si pensa ai nodi intermodali, si immaginano grandi infrastrutture, come quelle per il passaggio tra treno e nave o autobus e metropolitana.

Eppure, l’intermodalità è un concetto scalabile anche nei piccoli comuni, dove adottare soluzioni di mobilità sostenibile è fondamentale, sebbene abbastanza complesso (Mobilità sostenibile nei piccoli comuni: le criticità dei bandi regionali).

L’intermodalità nei piccoli centri urbani

Nei centri urbani minori è possibile realizzare mini nodi intermodali che possono incentivare i cittadini a lasciare l’auto privata e favorire la pedonalizzazione o la creazione di ZTL nei centri storici.

Per funzionare correttamente, è fondamentale che siano progettati con cura: marciapiedi sicuri, parcheggi ben organizzati e navette frequenti e regolari sono elementi imprescindibili. Dove le caratteristiche del territorio lo consentono, può rivelarsi utile anche una velostazione dedicata al parcheggio delle biciclette.

Un esempio interessante è Gorizia dove, grazie a 4,5 milioni di euro di fondi europei e regionali, verrà trasformata l’area dell’ex rimessa dei tram in un’infrastruttura di interscambio modale. Oltre a navette elettriche e bici condivise, il progetto prevede che il 60% dei parcheggi sia riservato agli abbonati al trasporto pubblico.

Abbiamo approfondito questo tema con Annamaria Bilancia, sindaco di Priverno (LT), comune con circa 14mila abitanti, per capire in che modo si possono reperire le aree da dedicare a infrastrutture pubbliche, come parcheggi e velostazioni. Un po’ di strategie e idee che possono essere replicate, parzialmente o integralmente, da altre amministrazioni comunali.

Sindaco, come si può pianificare la mobilità sostenibile in un piccolo comune senza strumenti come un Piano Urbano della Mobilità Sostenibile?

Ci muoviamo seguendo i bandi regionali, nazionali ed europei. I piccoli comuni, spesso di grande valore storico, sono come puzzle già completi, dove miglioriamo le tessere quando possibile, e con le priorità dettate dai finanziamenti disponibili. Seguiamo un’idea di mobilità sostenibile in maniera graduale.

Quindi, come si concepisce l’intermodalità in un piccolo Comune?

Nel nostro caso, stiamo lavorando per ridurre la congestione urbana e a questo ci stiamo arrivando anche attraverso l’intermodalità. La priorità è la pedonabilità, per cui stiamo riqualificando i marciapiedi, soprattutto vicino alle scuole. Abbiamo anche pianificato lo spostamento del terminal autobus fuori dal centro cittadino, e stiamo realizzando parcheggi in due aree strategiche, una delle quali a ridosso del centro storico. Questi interventi, integrati con un servizio navetta già attivo, ci consentiranno di creare quelli che possiamo definire veri e propri “mini nodi intermodali”.

Cosa comporta per il Comune lo spostamento del terminal degli autobus?

Attualmente il terminal si trova nel centro, creando problemi di traffico e manovra. Spostandolo in una zona più periferica, potremo riqualificare l’area, creare nuovi parcheggi e migliorare la viabilità. Il nuovo terminal sarà collegato al centro tramite percorsi pedonali sicuri e un mezzo elettrico che dovremmo ricevere grazie al progetto PNRR per le Green Communities. Tuttavia, alcune difficoltà stanno rallentando i tempi di consegna del veicolo.

Rispetto ai nuovi parcheggi, non rischiate che questi possano incentivare l’uso dell’auto privata?

In realtà abbiamo progettato parcheggi in diversi punti strategici con l’obiettivo di favorire la mobilità lenta. Uno appena realizzato si trova in una zona decentrata con attività commerciali e servizi, e grazie alla riqualificazione dei marciapiedi consente di raggiungere il centro a piedi. L’altro, un parcheggio multipiano da realizzare a ridosso del centro storico, permetterà di istituire in futuro una ZTL. Il terreno inclinato nasconderà due piani del parcheggio, minimizzando l’impatto visivo.

L’intermodalità sarà garantita solo con i marciapiedi?

No, perché questi due parcheggi saranno appoggiati anche da un servizio navetta, che in realtà è già offerto, ma potrà essere migliorato per renderlo più efficiente e sostenibile.

Come realizzerete un parcheggio multipiano in centro?

L’opera sorgerà su un’area acquistata dal Comune per 230mila euro, situata nelle immediate vicinanze del centro storico. Per il progetto disponiamo di un budget iniziale di un milione di euro, ma sarà indispensabile reperire ulteriori fondi. Al momento sono previsti 60 posti auto. L’obiettivo è di incrementarne la capienza.

In che modo reperite le aree per altri posti auto?

Usiamo i comparti previsti dal nostro Piano Regolatore Generale che comprende un totale di 15 aree suddivise in comparti terziari, residenziali e commerciali. La possibilità di edificare in questi spazi è vincolata alla creazione di infrastrutture di utilità pubblica, come parcheggi, giardini e strade. Non utilizziamo tutti i comparti, ma ci concentriamo solo su quelli che presentano un rilevante interesse pubblico.

Ci spieghi meglio cos’è e come funziona il comparto…

Il comparto è un’area costituita da terreni confinanti, anche appartenenti a proprietari diversi, destinata alla trasformazione urbanistica di terreni e fabbricati esistenti attraverso un piano particolareggiato. Nel nostro caso, i comparti sono di proprietà privata, ma la normativa prevede che il 60% della superficie venga ceduto al Comune per opere di pubblica utilità, mentre il restante 40% rimane ai proprietari, che possono edificare sul lotto indicato dal progetto. La quota destinata al Comune sarà utilizzata per realizzare il nuovo terminal degli autobus in un comparto e per ampliare il parcheggio pubblico nell’altro, portandolo a una capacità complessiva di 130 posti auto.

Chi presenta il progetto di un comparto?

Il progetto può essere presentato dai proprietari dei lotti che rientrano in quest’area o pianificato dal comune, come nel nostro caso poiché c’è un interesse pubblico.

Con quali fondi verranno realizzate queste opere pubbliche?

La realizzazione delle opere pubbliche spetta ai proprietari delle aree incluse nel comparto. Se un proprietario non è in grado o non desidera finanziare l’intervento, può scegliere di vendere il proprio terreno. In alternativa, la situazione resta bloccata in uno stato di inerzia, che persiste fino a quando il piano regolatore non viene modificato.

Cosa ricevono in cambio i proprietari dei terreni interessati dal comparto?

In cambio del terreno, spesso inutilizzato, i proprietari ottengono il permesso di costruire, un indice di cubatura che possono utilizzare per realizzare edifici residenziali, commerciali o terziari, a seconda del tipo di comparto. Le costruzioni vanno concentrate in una parte dell’area, specificata dal piano particolareggiato. Questo meccanismo ci permette di realizzare opere pubbliche senza costi diretti per il Comune, che si occuperà successivamente della loro manutenzione e gestione.

È necessaria l’unanimità dei proprietari per realizzare un progetto di comparto?

No, per approvare un progetto di comparto è sufficiente il consenso del 75% dei proprietari coinvolti. Nel caso in cui non si raggiunga questa percentuale, il comune emette una diffida, concedendo 30 giorni ai proprietari per presentare una loro proposta di pianificazione. Se alcuni proprietari continuano a opporsi, il comune può procedere con l’esproprio. In questo modo, acquisendo ulteriori porzioni di terreno, diventa più semplice raggiungere la soglia del 75%, poiché il comune stesso diventa parte dei proprietari coinvolti nel progetto.

Come stanno reagendo i proprietari a questa misura?

Far comprendere l’importanza di questo strumento non è facile, soprattutto perché i comparti del nostro PRG, risalente al 2009, sono stati definiti senza il coinvolgimento diretto dei proprietari. Molti non sanno nemmeno che il loro piccolo terreno o orto fa parte di un comparto. Spiegare i vantaggi può risultare complicato. Ad esempio, per ampliare il parcheggio pubblico vicino al centro storico, stiamo utilizzando un comparto residenziale che offre ai proprietari un alto indice di cubatura. Questo permetterà loro di costruire circa 30 appartamenti, distribuiti in due palazzine.

State integrando la mobilità elettrica nel trasporto pubblico locale?

Sì, sperimenteremo una “stazione verde” vicino al centro storico, dotata di pannelli fotovoltaici per ricaricare sei bici elettriche e un’ape calessino elettrica, acquistati con fondi comunali. Le bici saranno utilizzate per il bike sharing, mentre l’ape offrirà un servizio a chiamata per il trasporto in centro.

Se un comune volesse dotarsi solo di navette elettriche, cosa accadrebbe nel caso in cui fosse già in vigore una convenzione con una società di trasporto pubblico locale che utilizza mezzi con motore endotermico?

Nel nostro caso per il servizio navetta si utilizzano mezzi Euro 5 ed Euro 6. Sarebbe quindi necessario semplicemente sostituire i veicoli endotermici con quelli elettrici, un’operazione che dovrebbe essere gestita direttamente dalla società incaricata del trasporto pubblico locale.

In che modo scegliete la società che gestisce questo servizio?

Attraverso avvisi pubblici. Tuttavia, la Regione Lazio sta modificando le regole del trasporto pubblico locale. Attualmente, l’ente regionale assegna i fondi ai comuni, che poi scelgono il gestore. In futuro, sarà direttamente la Regione a selezionare il gestore per ciascun comune.

Insomma, i vostri parcheggi e terminal diventeranno piccoli nodi intermodali…
Esattamente. Saranno connessi al centro attraverso navette e percorsi pedonali, promuovendo l’intermodalità. Tuttavia, per le biciclette esistono alcune limitazioni legate alla conformazione del territorio. Ed è soprattutto grazie ai comparti e ai finanziamenti pubblici che stiamo riuscendo a realizzare le nostre idee di mobilità sostenibile in ambito urbano.The post Come creare mini nodi intermodali nei piccoli comuni per una mobilità sostenibile first appeared on QualEnergia.it.