Caso Visibilia, Santanchè rischia il processo: oggi decisione per la ministra del Turismo

Santanchè, decisione oggi sul rinvio a giudizio per falso in bilancio Visibilia. Indagini su bilanci sospetti e bancarotta ampliano il caso giudiziario

Jan 17, 2025 - 10:08
Caso Visibilia, Santanchè rischia il processo: oggi decisione per la ministra del Turismo

Oggi, 17 gennaio, è un giorno decisivo per Daniela Santanchè, ministra del Turismo, e per altre 19 persone coinvolte in un’indagine giudiziaria a Milano. La giudice Anna Magelli dovrebbe ritirarsi in camera di consiglio dopo l’intervento finale della difesa di un coimputato, per deliberare sul caso di falso in bilancio legato al gruppo editoriale Visibilia. Tra gli imputati figurano tre società, oltre alla senatrice, che ha lasciato ogni carica nel 2022.

Le richieste dei pubblici ministeri sul caso Visibilia

Marina Gravina e Luigi Luzi, pubblici ministeri impegnati nel caso, hanno richiesto il processo per 17 imputati, tra cui Santanchè, il compagno Dimitri Kunz e la sorella Fiorella Garnero. Mentre alcune posizioni, come quella di Federico Celoria, ex consigliere di amministrazione, puntano al patteggiamento, altre due società del gruppo editoriale hanno preferito chiudere con sanzioni amministrative.

La denuncia di piccoli azionisti, rappresentati dall’avvocato Antonio Piantadosi, ha avviato il procedimento, facendo emergere presunte irregolarità nella gestione societaria di Visibilia Editore e Visibilia Editrice, entrambe finite in amministrazione giudiziaria. Giuseppe Zeno, uno dei promotori della denuncia, ha contribuito a portare alla luce accuse che potrebbero ribaltare la narrazione difensiva della ministra.

I bilanci contestati e l’ipotesi di manipolazione

Sette anni di bilanci sospetti, un castello di cifre che, secondo l’accusa, avrebbe nascosto perdite milionarie e mantenuto in vita società in difficoltà. Dal 2016 al 2022, la Guardia di Finanza di Milano ha documentato l’iscrizione di avviamenti societari per valori tra 3,2 e 3,8 milioni di euro, senza svalutazioni adeguate già richieste dai revisori. Secondo i magistrati, queste operazioni avrebbero ingannato investitori e consentito alla struttura Visibilia di rimanere in piedi, contro ogni logica contabile.

La difesa di Santanchè, però, non indietreggia. I legali della ministra insistono sull’assoluta trasparenza nei confronti dei soci, affermando che nessun maquillage contabile sia mai stato effettuato. Inoltre, una parte delle accuse sull’avviamento era già stata archiviata dalla stessa Procura, gettando una luce controversa sull’intero impianto accusatorio.

Nuove accuse e procedimenti aperti

Come un castello di carta che continua a cadere, le indagini su Santanchè non si fermano. Il 29 gennaio sarà la volta della Cassazione, chiamata a decidere se la vicenda sulla cassa integrazione durante la pandemia debba essere trattata a Roma o a Milano. E non finisce qui. L’inchiesta per bancarotta legata a Ki Group e Bioera, due società del settore bioalimentare, aggiunge ulteriori capitoli a un dossier giudiziario che si allarga come una macchia d’olio.

Le accuse colpiscono anche il collegio sindacale di Visibilia, ritenuto colpevole di aver ignorato segnali di crisi evidenti già dal 2016. “Tutti sapevano e tutti hanno taciuto”, scrivono i pm in una memoria che non risparmia nessuno, nemmeno la senatrice di Fratelli d’Italia, descritta come consapevole delle irregolarità senza aver mai alzato un dito.

La risposta politica della Santanché

Ma Daniela Santanchè non molla la presa. Per lei, queste vicende non intaccano la sua capacità di guidare il dicastero del Turismo. “I miei avvocati sono certi che non ci sarà condanna”, aveva dichiarato con fermezza durante un evento a Firenze. La premier Giorgia Meloni, invece, come accaduto anche con Sangiuliano, mantiene un atteggiamento cauto, in attesa che la giustizia faccia il suo corso.

Nonostante le rassicurazioni, il caso non smette di alimentare il dibattito pubblico, tra chi chiede trasparenza e chi vede nell’intera vicenda un riflesso di un sistema di potere che preferisce la nebbia alla chiarezza. La storia, per ora, resta sospesa tra le aule di tribunale e il giudizio dell’opinione pubblica.