Banco BPM, Unicredit avrà a maggio la risposta del Crédit Agricole
Il Ceo Orcel conferma una trattativa a tutto campo con la banca parigina: dal rinnovo per 10 anni del contratto con Amundi, al sostegno dell’Opas su BPM. Inoltre i francesi potrebbero giocare di sponda nel difficile negoziato con il governo di Giorgia Meloni.
Unicredit si aspetta dal Crédit Agricole una risposta entro maggio. La banca francese deve decidere se vuole rinnovare il contratto che lega la sua controllata Amundi, società di asset management, a Unicredit. Secondo quanto riporta Il Messaggero, il Ceo della banca milanese, Andrea Orcel, in un recente incontro con alcuni investitori avrebbe detto: “Stiamo discutendo con il Crédit Agricole. Dovrebbero prendere una decisione entro maggio”.
In base a un contratto di distribuzione firmato nel 2017, quando Unicredit ha venduto la propria attività di asset management ad Amundi, i prodotti di Amundi devono rappresentare circa i tre quarti delle masse che Unicredit gestisce per i suoi clienti italiani. Amundi è il principale asset manager europeo.
Il contratto scade nel 2027 e secondo alcune indiscrezioni Unicredit potrebbe decidere quest'anno di non rinnovarlo, il che potrebbe essere una notizia negativa per il Crédit Agricole, considerato che per Amundi l'Italia è il più grande mercato al di fuori della Francia. Secondo Il Messaggero, Unicredit ha offerto al Crédit Agricole un'estensione di 10 anni del contratto con Amundi e una distribuzione geografica più ampia.
Il Messaggero riferisce che Andrea Orcel ha avuto colloqui con il Crédit Agricole durante il periodo natalizio ed è fiducioso che la banca francese apporterà la sua partecipazione in BPM come parte dell'offerta.
Perché la sua proposta di acquisizione del Banco BPM abbia successo, Unicredit ha bisogno che il Crédit Agricole aderisca all’offerta e apporti la sua partecipazione. Il Crédit Agricole è il principale azionista di Banco BPM, con una quota che ha recentemente aumentato al 15% e che in prospettiva potrebbe salire ulteriormente, visto che il Crédit Agricole ha chiesto alle autorità di vigilanza l’autorizzazione a salire in BPM fino a quasi il 20%.
E’ ancora da capire qual è la vera finalità che il Crédit Agricole persegue con l’incremento della sua partecipazione nella banca milanese. C’è la possibilità, infatti, che la banca parigina si presti a un gioco di sponda per favorire Unicredit in quello che sembra l’ostacolo più difficile per la conquista di BPM, ovvero ottenere il via libera dal governo italiano che non ha apprezzato l’operazione.
Non è un mistero che l’iniziativa di Orcel rischia di fare saltare il disegno governativo di costruire un terzo polo bancario nazionale con l’aggregazione fra Banco BPM e la neo-privatizzata MontePaschi di Siena.Secondo indiscrezioni delle ultime settimane, il governo di Giorgia Meloni potrebbe applicare la legge del “Golden Power” per bloccare o imporre condizioni nel caso in cui l’Opas di Unicredit abbia successo. La legge dà al governo la possibilità di agire nel caso di transazioni che coinvolgono asset strategici. Secondo il Banco BPM, l’aggregazione con Unicredit metterebbe a rischio 6.000 posti di lavoro.
Sul tavolo del governo Orcel potrebbe giocare la carta della difesa dell’italianità di Banco BPM, che altrimenti rischia di passare sotto il controllo francese. Annusando questa possibilità, il vice-presidente del consiglio Matteo Salvini, forte oppositore del progetto di Unicredit, ha già detto che anche Unicredit è una banca straniera.
A novembre Unicredit ha offerto 0,175 azioni di nuova emissione per ogni azione di Banco BPM, valutandola all'epoca circa 10,1 miliardi di euro. Il cda di Banco BPM, guidato dal Ceo Giuseppe Castagna, ha respinto l’offerta definendola troppo bassa. Dal lancio dell’offerta a oggi le azioni Banco BPM sono salite del 28% e la banca oggi ha un valore di Borsa di 12,2 miliardi di euro. Nello stesso periodo la quotazione di Unicredit è rimasta pressoché invariata. E’ scontato, quindi, che se Unicredit vorrà acquisire il controllo di Banco BPM dovrà effettuare un rilancio.
Il governo italiano ha esercitato la “Golden Power” nel 2023 imponendo delle limitazioni al maggiore azionista della Pirelli, la cinese Sinochem, per limitare l'accesso alle informazioni provenienti dai sensori dei pneumatici Pirelli.