Sostenibilità ci credono in nove su 10

A che punto sono le imprese familiari europee sulla sostenibilità? Hanno fatto passi avanti e riconoscono il valore del tema, ma ci sono ancora alcuni freni. «Meno di una su dieci tra le grandi imprese di famiglia in Europa pubblica un bilancio di sostenibilità e il 41% di quelle che lo hanno predisposto non lo […] L'articolo Sostenibilità ci credono in nove su 10 proviene da Iusletter.

Jan 20, 2025 - 09:52
Sostenibilità ci credono in nove su 10

A che punto sono le imprese familiari europee sulla sostenibilità? Hanno fatto passi avanti e riconoscono il valore del tema, ma ci sono ancora alcuni freni. «Meno di una su dieci tra le grandi imprese di famiglia in Europa pubblica un bilancio di sostenibilità e il 41% di quelle che lo hanno predisposto non lo ha diffuso pubblicamente a fronte del 16% delle non familiari», dice il rapporto «Radici nel futuro» di Teha-The European House Ambrosetti. È stato elaborato nel marzo-agosto 2024 su dati Orbis, Aida e di 1.432 aziende familiari non quotate in Francia, Germania, Spagna e Italia che rispettano almeno due dei nuovi criteri di rendicontazione europei della Corporate sustainability reporting directive (Csrd), il cui decreto di recepimento è stato pubblicato in Italia in Gazzetta Ufficiale il 10 settembre 2024 e obbliga molte imprese a pubblicare il bilancio di sostenibilità nel 2026 (da quest’anno dovranno adeguarsi le grandi imprese e dal prossimo le piccole quotate). In compenso più di nove aziende familiari consultate su dieci, il 92% contro l’89% delle non familiari, dicono che «integrare la sostenibilità nel business porta benefici».Le barriere

Certo, le barriere restano e hanno a che fare con investimenti e competenze. Secondo la ricerca Teha — qui il panel è di 113 imprese italiane, familiari e non, intervistate da Format Research nel luglio-settembre 2024 — al primo posto c’è la «mancanza di incentivi». Seguono la «carenza di risorse e competenze interne adeguate» e il «quadro normativo ancora incerto».

L’indagine verrà presentata alla prima edizione del Family Business Sustainability Summit, organizzato da Teha e Chiomenti, che si terrà a Castel San Pietro Terme, Bologna, il 21 e 22 gennaio. È previsto l’intervento di apertura di Sonia Bonfiglioli, presidente del gruppo omonimo e vicepresidente di Confindustria Emilia. Alla tavola rotonda «Sfida della decarbonizzazione» interverranno, fra gli altri, Enrico Giovannini, direttore scientifico dell’Asvis, Federica Minozzi, ceo di Iris Ceramica Group, e Stefano Saviola, consigliere delegato del gruppo omonimo. Tra i partecipanti all’evento sono attesi poi Alessandro Garrone, vicepresidente esecutivo di Erg e vicepresidente di Aidaf-Italian Family Business; Camilla Lunelli, vicepresidente di Ferrari Trento; Lara Ponti, vicepresidente di Ponti e di Confindustria per la transizione ambientale e gli obiettivi Esg; Claudio Feltrin, presidente Arper e di Federlegno.

La possibile frenata sul rispetto dei criteri Esg attesa con la presidenza Usa di Donald Trump non è vista come un rischio concreto. «La macchina della sostenibilità è partita da anni e non si ferma — dice Carlo Cici, partner di Teha dov’è capo delle Pratiche di sostenibilità —. La sostenibilità è un tema economico, la crisi climatica rende meno conveniente l’inazione rispetto all’azione. È una questione urgente, in particolare per le aziende familiari, che in generale crescono più delle altre e sono più resilienti ma su questo argomento sono più resistenti». Il tutto mentre in Europa, dice l’indagine, «i danni del cambiamento climatico rischiano di aumentare da 50 a 100 miliardi all’anno» e «il costo d’implementazione della Csrd per impresa si stima varierà da 150 mila euro per le non quotate a 1,2 milioni per le grandi quotate», con un costo complessivo per le imprese italiane di «circa 800 milioni il primo anno e 500 a regime».

«C’è correlazione tra performance aziendali e adeguamento ai temi della sostenibilità, fondamentale per restare competitivi — dice Massimiliano Nitti, partner di Chiomenti e capo dell area Private M&A —. Secondo una ricerca di Unioncamere e Istituto Tagliacarne, le aziende più diligenti mostrerebbero un vantaggio competitivo in termini di fatturato del 14,5% e del 61% per l’Ebit». Tra gli interventi necessari all’adeguamento ai criteri Esg c’è la governance, che per le aziende familiari significa anche passaggio del testimone.

«Soltanto l’1% delle imprese italiane arriva alla quarta generazione e il 13% supera la terza — dice Nitti —. Il passaggio generazionale va pianificato, così come bisogna imparare ad attrarre capitali per investire sulla sostenibilità e dare futuro alla nostra industria. Le misure fiscali prese finora non sono sufficienti. Saranno cinquemila le imprese italiane che dal 2026 si dovranno adeguare alla rendicontazione Csrd».

L'articolo Sostenibilità ci credono in nove su 10 proviene da Iusletter.