Referendum, oggi il verdetto. Il sit-in dei promotori davanti alla Consulta
La Corte Costituzionale si esprimerà sull’ammissibilità dei quesiti proposti da 75 associazioni. Lavoro e cittadinanza tra i temi. Ma gli occhi sono puntati sull’Autonomia
Roma, 20 gennaio 2025 – Hanno atteso fino all’ultimo giorno utile per esprimersi, ma oggi i giudici della Corte Costituzionale dovranno decidere sui sei referendum. La camera di consiglio si riunirà per vagliare l’ammissibilità dei quesiti su autonomia differenziata, lavoro e cittadinanza. E a partire dalle 9,30 in piazza del Quirinale – dove sorge il Palazzo della Consulta – ci saranno il segretario di +Europa, Riccardo Magi e la coordinatrice della campagna referendaria per il referendum cittadinanza Antonella Soldo, insieme ai rappresentanti delle 75 associazioni e partiti che fanno parte del comitato promotore.
Sarà il professor Enrico Grosso dell’Università di Torino a difendere l’ammissibilità del quesito davanti alla Corte.
La Corte
Le decisioni sono previste già per il pomeriggio di lunedì. A sciogliere i nodi sui quesiti che sono stati al centro del dibattito pubblico per mesi sarà una Corte in formato ridotto, composta da 11 giudici invece che 15, cioè dal numero minimo legale richiesto per poter deliberare. E questo perché il Parlamento non ha ancora trovato la quadra sulla sostituzione dei quattro giudici nel frattempo decaduti. La Cassazione si è già espressa sulla regolarità del procedimento e dei requisiti formali di richiesta dei dei sei quesiti. La Consulta dovrà valutare se i referendum ledono la libertà di voto dell’elettore, la loro chiarezza, se nel frattempo non siano diventati inattuali e se non costringono chi si esprime a dire sì a un intero gruppo di domande. A presiedere sarà Giovanni Amoroso. Per i quesiti che saranno dichiarati ammissibili i cittadini saranno chiamati alle urne in una data compresa tra il 15 aprile e il 15 giugno.
L’autonomia
Il quesito sull’autonomia differenziata è il più dibattuto. Vuole abrogare interamente il Dl Calderoli e lo hanno proposto tra gli altri anche i consigli regionali di Campania, Sardegna, Toscana, Puglia ed Emilia-Romagna. La Corte Costituzionale già a novembre si era pronunciata sul ricorso diretto di alcune Regioni ritenendo non fondata la questione di incostituzionalità dell’intera legge, ma segnalando come illegittime e rilevanti sette parti della norma, che ora il Parlamento dovrà riscrivere. Ora dovrà decidere sull’ammissibilità del quesito che riguarda l’intera legge.
La cittadinanza
Il quesito sulla cittadinanza chiede il dimezzamento da 10 a 5 anni dei tempi di residenza legale in Italia dello straniero maggiorenne extracomunitario per la richiesta di concessione della cittadinanza italiana. Secondo i giuristi il testo, che abroga l’articolo 9, comma 1, lettera b) della legge sulla cittadinanza rischia di essere considerato manipolativo perché trasforma un referendum abrogativo in propositivo.
I quattro sul lavoro
Quelli proposti dalla Cgil invece chiedono l’abrogazione della disciplina sui licenziamenti del contratto a tutele crescenti del Jobs act, la cancellazione del tetto all’indennità nei licenziamenti nelle piccole e medie imprese, il taglio di alcune norme sull’utilizzo dei contratti a termine e l’addio all’esclusione della responsabilità sociale di committente, appaltante e subappaltante negli infortuni sul lavoro.