PFAS: una inchiesta svela il peso delle lobby nei permissivi regolamenti europei

I provvedimenti per limitare l’uso di PFAS, composti tossici soprannominati “sostanze chimiche eterne”, sarebbero ostacolati dalle pressioni dei lobbisti dell’industria chimica e, anche se si fermasse improvvisamente la produzione, servirebbero comunque fino a 100 miliardi di euro l’anno per cancellarne gli effetti: è quanto emerge da una nuova inchiesta chiamata Forever Lobbying Project, un’indagine che […] The post PFAS: una inchiesta svela il peso delle lobby nei permissivi regolamenti europei appeared first on L'INDIPENDENTE.

Jan 20, 2025 - 12:03
PFAS: una inchiesta svela il peso delle lobby nei permissivi regolamenti europei

I provvedimenti per limitare l’uso di PFAS, composti tossici soprannominati “sostanze chimiche eterne”, sarebbero ostacolati dalle pressioni dei lobbisti dell’industria chimica e, anche se si fermasse improvvisamente la produzione, servirebbero comunque fino a 100 miliardi di euro l’anno per cancellarne gli effetti: è quanto emerge da una nuova inchiesta chiamata Forever Lobbying Project, un’indagine che ha coinvolto 18 esperti in 16 paesi e 46 giornalisti, i quali hanno dettagliato costi, risultati di stress test e documenti interni del settore in un rapporto digitale da diverse decine di pagine. Secondo l’indagine, durata oltre un anno e resa disponibile solo recentemente, i lobbisti utilizzerebbero «tattiche di influenza» tipiche nel mondo aziendale di altri settori come i combustibili fossili o i pesticidi per diffondere argomenti «allarmistici, falsi, fuorvianti o potenzialmente disonesti»: «Questa indagine rivela fino a che punto i lobbisti sono disposti a spingersi per contrastare le normative di buon senso», ha commentato Hélène Duguy, dell’ente di beneficenza legale ClientEarth.

I PFAS sono sostanze perfluoroalchiliche e polifluoroalchiliche, sviluppate negli anni ’40, usate in settori strategici grazie alla loro stabilità e resistenza. Tuttavia, nei decenni successivi la ricerca scientifica ha svelato effetti tossici che sono ormai noti: sono stati associati a cancro, disturbi ormonali e altre malattie tutt’altro che indifferenti e anche per questo, nel 2020, Danimarca, Germania, Paesi Bassi, Norvegia e Svezia hanno proposto all’Agenzia europea per le sostanze chimiche (ECHA) di adottare un divieto non solo su alcuni specifici PFAS, ma su tutti i composti appartenenti a questa categoria chimica. Il provvedimento avrebbe così impedito il riproporsi di un problema spesso ricorrente nelle regolamentazioni: quando una sostanza chimica viene vietata, spesso l’industria la sostituisce con un’altra simile per struttura chimica e caratteristiche, che può essere altrettanto nociva ma richiede anni per essere regolamentata a sua volta, visto che attualmente il sistema europeo gestisce tali sostanze una per una.

Secondo Forever Lobbying Project, però, non ci sarebbero solo lacune dal punto di vista giuridico: una squadra di 46 giornalisti e 18 esperti ha redatto un’inchiesta secondo la quale ci sarebbero diverse pressioni sui funzionari europei e sulle campagne di pubbliche relazioni per minimizzare i rischi legati ai PFAS. Il team ha raccolto oltre 14.000 documenti – oltre la metà tramite richieste di libertà di informazione (FOI) – inerenti a tali sostanze e, dopo aver selezionato 1.178 argomenti spesso usati in contrapposizione ai divieti, è stata evidenziata «una massiccia campagna di lobbying e disinformazione orchestrata che ha attirato l’attenzione dei principali decisori in Europa, come la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, e personaggi dei governi regionali e federali tedeschi. Dimostra che l’industria della plastica ricorre a tattiche di influenza tipiche del mondo aziendale, utilizzate nel corso dei decenni per difendere il tabacco, i combustibili fossili e altri prodotti chimici e pesticidi, come il glifosato della Monsanto. Il dibattito pubblico sui PFAS è stato ora inquinato da questi “mercanti di dubbi”» . Inoltre, sono stati stimati gli impatti delle attività che coinvolgono tali sostanze ed i relativi costi per la bonifica ambientale – che superano i 100 miliardi di euro l’anno in Europa – e i costi sanitari, corrispondenti a circa 84 miliardi di euro.

Nonostante gli effetti dei PFAS siano noti da decenni, la battaglia a riguardo è ancora alle fasi iniziali ma una cosa sembra certa: l’esito di future regolamentazioni a riguardo potrebbe segnare un momento cruciale per la tutela della salute pubblica in Europa e soprattutto in Italia. Nel Belpaese, infatti, sono emerse numerose controversie a riguardo, come la grave contaminazione di acqua potabile scoperta in Lombardia, gli esami effettuati ad Alessandria che hanno riscontrato una positività totale di PFAS nel sangue e anche come l’incredibile ammissione della Regione Veneto, che ha sospeso indagini epidemiologiche a riguardo per risparmiare.

[di Roberto Demaio]

The post PFAS: una inchiesta svela il peso delle lobby nei permissivi regolamenti europei appeared first on L'INDIPENDENTE.