Il risparmio nelle Generali va protetto, ma anche dai protettori pelosi
Dunque le Generali, il più grande gruppo finanziario italiano, oltre che l’unico veramente internazionale, hanno deciso di condividere la gestione di una grande, grandissima parte dei risparmi che la clientela ha affidato loro, con un altro colosso finanziario europeo: la francese Natixis. Da quel che si sa, nascerà una nuova società di gestione del risparmio, […] L'articolo Il risparmio nelle Generali va protetto, ma anche dai protettori pelosi proviene da Economy Magazine.
Dunque le Generali, il più grande gruppo finanziario italiano, oltre che l’unico veramente internazionale, hanno deciso di condividere la gestione di una grande, grandissima parte dei risparmi che la clientela ha affidato loro, con un altro colosso finanziario europeo: la francese Natixis. Da quel che si sa, nascerà una nuova società di gestione del risparmio, controllata al 50% da Generali e al 50% da Natixis. Solo che invece, sempre da indiscrezioni, la quantità di risparmio che le Generali conferiranno al nuovo soggetto sarà di circa 650 miliardi di euro, mentre Natixis conferiranno ben 1200 miliardi, quasi il doppio. Eppure la gestione sarà paritetica, ed anzi si dice che per i primi 10 anni l’amministratore delegato sarà indicato da Trieste.
Se andrà in porto, la nuova entità sarebbe la seconda in Europa per dimensioni ed entrerebbe nella top-12 mondiale.
Le due domande chiave sono: perché le Generali fanno questa mossa? E c’è da fidarsi nella possibilità che davvero la gestione sia paritetica, ed anzi all’inizio abbia guida italiana, nonostate lo squilibrio dei conferimenti? Si vedrà: Donnet ha idee chiare e intenzioni trasparenti. Si dovrà capire se i francesi saranno leali oppure no.
La cosa comunque diventerà ufficiale nei prossimi giorni, e se ne sapranno – si spera – tutti i dettagli. Ma intanto, le indiscrezioni trapelate sono bastate a scatenare Francesco Gaetano Caltagirone, patron di un gruppo molto forte nelle costruzioni, e ferocemente avverso all’attuale gestione delle Generali – nel cui capitale detiene il 6,5% – affidata a Philippe Donnet con l’appoggio di Mediobanca e dei soci istituzionali internazionali: Caltagirone ha sollevato un fitto fuoco di sbarramento contro il progetto, sostenendo in parole povere che con queste mossa Donnet regalerebbe ai francesi i soldi dei risparmiatori italiani.
L’hanno scritto i tre giornali che l’ottantunenne costruttore francese controlla, evidentemente al corrente, prima e meglio dei concorrenti, delle idee del loro editore (niente di male, in questo). L’hanno scritto senza lesinare critiche, ovviamente, e non rinunciando, appunto, a lanciare l’allarme sullo “scippo” dei nostri risparmi a vantaggio dei galli francesi.
Le Generali hanno risposto per le rime, affermando che le informazioni diramate dai giornali di Caltagirone sarebbero fuorvianti e dannose. Insomma, è ricominciato il casino, che circa un anno fa si era sopito con un voto assembleare a Trieste in cui ovviamente i grandi fondi esteri che controllano, con Mediobanca, il capitale delle Generali, avevano votato a favore della lista del cda bocciando l’alternativa proposta da Caltagirone e Del Vecchio.
Ma “ovviamente a favore”, perché? Questo è il punto: perché due soci solidi finchè si vuole, ricchi, italiani… non è detto che abbiano le carte in regola per ispirare la gestione di un colosso finanziario come le Generali. Anzi: Caltagirone, 81 anni, è un padrone del vapore, di quelli all’antica, accentratore, refrattario alle liturgie della governance classica delle public company. Ed è uno che lavora in tandem con la politica da sempre. Quanto alla proprietà Del Vecchio, che a Trieste controlla quasi il 10%, dopo la scomparsa del Tycoon si è frazionata in otto porzioni, litigiose, proiettate su tutt’altre priorità. Ovvio che la finanza internazionale voti contro…
La sfida è per la prossima primavera: nuovamente le due famiglie italiane azioniste di Trieste, in cagnesco col management, cercheranno di scalzare dal vertice Donnet e la sua squadra; Donnet cercherà di nominare un consiglio continuista, applicando un regolamento che la Consob dovrebbe promulgare entro marzo. Saranno botte, probabilmente carte bollate.
Nulla, però, che abbia davvero a che vedere con le questioni sollevate da Caltagirone sull’operazione Natixis. Quello mosso da Caltagirone è solo uno scontro di potere; cosa accadrà dopo l’accordo italo-francese – ammesso che passi – non lo sa ancora nessuno, e sarà bene prendere tutte le cautele del caso, per prevenire effettivamente – senza se e senza ma – che l’intesa si risolva in una cessione di potere finanziario a vantaggio di Natixis e delle cooperative francesi che la controllano.
Il punto è proprio questo: le Generali, e i risparmi degli italiani che gestiscono, vanno sì protette – se servisse, anche contro la volontà del management attuale – contro il rischio che in nome delle economie di scala e delle sinergie sviluppabili con l’accordo, si pregiudichi quel tanto di italianità che è ancora possibile mantenere nella gestione del risparmio, per esempio per non trascurare l’acquisto di Btp italiani a favore degli analoghi titoli francesi, se il nostro debito pubblico tornasse sotto attacco da parte del Soros di turno, o di qualche altro delinquente finanziario internazionale.
Ma non saranno certo due famiglie – una in mano a un anziano mattatore egotico e l’altra a un ottagono di rentier – a poter davvero difendere gli interessi nazionali nella trincea triestina. Cosa voglia Caltagirone si sa bene: comandare, punto. Un protettore del genere non va augurato a nessuno: e i mercati lo sanno.
Se l’Italia vuole difendere davvero l’italianità delle Generali, lo Stato entri nel capitale, con 5 miliardi salirebbe al 10% e potrebbe – allora sì! – dire la sua meglio che usando un’improbabile golden share, e prevenire qualsiasi smottamento.
Peccato che la classe politica oggi al vertice da un lato non mastichi con particolare dimestichezza la materia finanziaria e dall’altro non abbia così tanta facilità nel reperire i denari e le competenze necessarie a gestire investimenti del genere. E peccato che – almeno in una parte dei suoi effettivi romani – abbia ottimi rapporti col vecchio e malmostoso ingegnere costruttore.
Si vedrà: la telenovela è appena agli inizi della nuova serie.
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