Come agirà la Cina con Trump e Musk. Parla Sisci
Analisi e scenari sui rapporti fra Usa e Cina con Trump alla Casa Bianca. Conversazione di Marco Mayer con Francesco Sisci che ha lavorato in Cina per 30 anni, collabora con la pubblicazione cattolica Settimananews ed è direttore di Appia Institute
Analisi e scenari sui rapporti fra Usa e Cina con Trump alla Casa Bianca. Conversazione di Marco Mayer con Francesco Sisci che ha lavorato in Cina per 30 anni, collabora con la pubblicazione cattolica Settimananews ed è direttore di Appia Institute
Sulla base della tua lunga esperienza di docente, analista e osservatore in Cina, alla vigilia dell’insediamento, il primo colloquio telefonico tra Donald Trump e Xi Jinping è stato di routine o ha indicato qualcosa di nuovo?
Trump ha scelto un gabinetto tutto fortemente anticinese, ma credo che proprio per questo voglia gestire con prudenza la questione cinese ed evitare uno scivolamento inatteso verso una guerra o un fraintendimento. Quindi rapporti cordiali nella forma, dialogo aperto, ma politiche più dure nella sostanza, credo.
Quali saranno queste politiche?
Non è chiaro. Ci saranno le tariffe, ma non si sa cosa e in che misura. Un elemento importante credo sia anche riuscire tenere il polso del rapporto tra Cina e Russia. La pace in Ucraina con la Russia potrebbe essere più difficile se la Cina vuole che la Russia continui la guerra.
Come sono vissute a Pechino le relazioni sempre più intense con la Russia?
La Cina sarà coinvolta nella pace in Ucraina. Non è chiaro quale sarà il compromesso che si vuole raggiungere, ma Pechino non vuole che Mosca raggiunga una pace che isoli poi la Cina e la metta nel mirino.
Oggi la Cina è forse il più grande sostegno economico esterno alla Russia: senza la Cina l’economia russa sarebbe forse già stata piegata, e d’altro canto un vero aiuto militre cinese alla Russia potrebbe cambiare le sorti del conflitto.
Pechino può, quindi, volere la pace, ma non vuole che la Russia sia schierata contro di lei oppure si frantumi. In questo senso il punto di equilibrio in Ucraina diventa doppiamente difficile, perché bisogna tenere conto anche di Pechino. Non è chiaro poi fino a che punto Putin o i russi non vogliano invece “tradire” la Cina, anche qui il come e fino a che punto sono incerti.
Trump è imprevedibile. Nella tradizione del Dragone e nella cultura politica del Partito Comunista Cinese, come si definiscono e si affrontano in termini analitici e di policy questo genere di incognite?
Credo che Pechino aspetterà, non si muoverà. Cercherà di migliorare i suoi rapporti politici con i vicini e ampliare quelli economico commerciali per compensare le eventuali perdite di acquisti dall’America. Non mollerà sulle questioni essenziali di confine (Taiwan, il Mar cinese meridionale) ma moltiplicherà iniziative verso l’Africa, l’America Latina, il resto dell’Asia cercando di trovare spazi che gli Usa non stanno presidiando bene.
Una scommessa potrebbe essere che Trump alieni alcuni alleati o partner americani che potrebbero essere disponibili a rapporti migliori con la Cina. Allo stesso tempo, si vede con TikTok, cercherà di non cedere un passo del suo mercato e della sua presenza negli Usa. Musk è importante per Trump, ma Pechino, a torto o a ragione, pensa di avere un filo importante con lui: la Tesla fa il 40% del suo fatturato globale in Cina (circa 50 miliardi) e i cinesi avevano offerto a Musk di comprare TikTok. Musk potrebbe essere così un ponte o una quinta colonna dell’una o dell’altra parte. Pechino non è ingenua.
Perché Pechino non ha ancora minimamente preso le distanze dalle organizzazioni terroristiche Hamas o Hezbollah?
Dal suo punto di vista di crudele realpolitik, perché dovrebbe? Pechino pensa che i paesi musulmani in realtà sono tutti più o meno ostili a Israele, mentre Israele è del tutto fedele agli Usa. Quindi a stare con Israele non si guadagna niente, mentre a stare con Hamas si hanno simpatie nel mondo musulmano: nei paesi a maggioranza musulmani ma anche tra i musulmani, oggi minoranza vociante in tanti paesi occidentali. I filorussi e filo-Hamas sono un terreno di coltura utile per sentimenti filocinesi che altrimenti non esisterebbero quasi.
Certo, potrebbe essere una visione superficiale, perché i paesi musulmani sono anche contro Hamas e contro il suo sponsor, Iran. Ma l’Iran è un partner affidabile per Pechino in quella parte di mondo dove nessuno affidabile, e dove Israele è dall’altra parte. Pechino potrebbe pensare di cercare spazi con Israele, ma questi sembrano difficili da costruire mantenendo dei buoni rapporti con l’Iran.
Pensi che la Presidenza Trump spingerà l’Unione Europea a coltivare migliori relazione con la Cina com’è avvenuto durante il suo primo mandato (all’epoca soprattutto nel campo delle telecomunicazioni e nel digitale con il 5G)?
No, credo anzi che avvenga il contrario. Trump 1 tra l’altro non credo che abbia incoraggiato la Ue a buoni rapporti con la Cina, credo che non abbia fatto enormi pressioni sulla Ue contro la Cina, che è diverso. Oggi invece forse farà pressioni sui paesi europei contro Pechino.
La Cina continuerà a privilegiare i rapporti bilaterali con i singoli paesi rispetto alla Ue?
Sì, credo che questo sia lo spazio dove la Cina si sente a suo agio. Sta cercando di fare cresce i Brics ma non credo che ne abbia davvero un controllo e riesca a spingere dove vuole. Però sa che l’ambito multilaterale è e sarà sempre più importante. Qui è difficile capire come si concilierà il senso della centralità cinese con il rapporto paritario delle organizzazioni multilaterali.